Gaokao, la rivoluzione culturale
Oggi quasi 10 milioni di ragazzi cinesi si giocano il proprio futuro all'esame di ammissione all'università
di Matteo Miavaldi
Per quasi 10 milioni di ragazzi cinesi, oggi sarà il giorno più importante della loro vita. O almeno questo è quello che la società ha inculcato nelle menti di questi adoloescenti negli ultimi anni. Oggi è il giorno del Gaokao, l’esame d’ammissione alle università cinesi, e l’ansia in tutta la Cina si taglia a fette.
Il sistema di ammissione alle università cinesi è abbastanza complesso, nel tentativo di aprire contemporaneamente le porte delle università d’elitè cinesi a studenti di tutta la repubblica popolare senza rischiare un’emigrazione di massa dalle regioni di campagna a quelle metropolitane, dove risiedono gli istituti più ambiti (la Renmin Daxue e la Beida, qui a Pechino).
Il Gaokao è diviso in due indirizzi, umanistico e scientifico: matematica, inglese e cinese sono le uniche materie obbligatorie per entrambi, mentre il resto delle domande verterà su storia, letteratura ed arte da una parte, fisica, chimica e biologia dall’altra. Similmente alle nostre votazioni politiche, i candidati possono sostenere l’esame solamente nella circoscrizione di residenza, come indicato dal loro hukou, il certificato di residenza che ancora piuttosto rigidamente sta riuscendo a contenere l’esodo della popolazione dalle campagne verso il sogno di una vita migliore nelle città moderne, quasi tutte sulla costa orientale.
Stilate le graduatorie finali, si inizierà a calcolare chi e da dove potrà iscriversi ad un corso di medicina alla Fudan di Shanghai o in businness qui a Pechino: ogni regione infatti ha un punteggio limite di accesso al sistema universitario, mentre le università hanno un complesso sistema di quote di ingresso con posti riservati a giovani studenti di ogni regione.
Esempio: alla Beida di Pechino, se sono pechinese ed ho un voto alto al Gaokao ho più probabilità di entrare nel corso che preferisco: l’università blocca una gran quantità di posti per agevolarie chi già risiede a Pechino, il mio livello di istruzione con ogni probabilità sarà più alto di un coetaneo dell’Anhui e quindi ho la strada mezza spianata, non devo nemmeno trasferirmi e lasciare la fidanzata; se invece ho un punteggio così così, e magari sono anche del Gansu, allora la lotta per il posto si fa all’ultimo sangue coi miei conterranei: magari il corso di ingegneria della Beida prevede solo 4 posti per studenti del Gansu, io arrivo quinto e al posto che passare i prossimi anni in uno squallidissimo dormitorio del campus a disegnare progetti avvenieristici per la madrepatria, mi tocca rimanere a Lanzhou ed aprirmi un banco della frutta, per dire…(non me ne abbiano i lettori del Gansu). Per il top dei top degli studenti di ogni regione ci sono anche in palio delle borse di studio statali, pochissime, roba che il 7 giugno del 2010, se ti sei dato da fare, hai vinto alla lotteria della vita.
Quest’anno 9,6 milioni di studenti si battono per i 6,6 milioni di posti disponibili nelle università cinesi: in soldoni, significa che entro stasera il destino di 3 milioni di giovani sarà votato esclusivamente alla continuazione della specie, non senza aver subìto l’onta di non essere riuscito, di aver fallito, eventualità che gli apprensivi genitori cinesi cercano di scongiurare con metodi spesso poco ortodossi.
Oggi sul China Daily c’è un bel pezzo di Shi Jing e Chen Jia che racconta le usanze al limite del metafisico che padri e madri cinesi svolgono per aiutare il proprio figlio o la propria figlia, ed è bene specificare il singolare in un Paese di figli unici: c’è chi da sei mesi ingozza la figlia con cervella di maiale perchè, come il pesce da noi, così mi diventi intelligente, oltre ad ingrassare di 20 kg nel giro di un trimestre ed i fidanzatini te li scordi; c’è chi per far dormire di più il pupillo si è trasferita con lui vicino alla scuola, lasciando il marito in completo stato di abbandono per sei mesi, o chi si fa benedire le penne con gli ideogrammi “Qi Fu” (invocare la benedizione) nei templi di Confucio, fino alla mia preferita, la devota che in un impeto di spiritualismo la domenica va a pregare in chiesa e durante la settimana fa le offerte al Buddha sull’altarino di casa: nel dubbio, uno si porta avanti.
Come mille anni fa, quando in tutta la Cina si tenevano gli Esami Imperiali, aperti formalmente a tutti gli abitanti dell’impero che potevano permettersi di imparare a memoria i quattro classici di Confucio e la vasta produzione poetica tradizionale, oggi si decideranno i nuovi mandarini del futuro, la fantomatica classe dirigente.
Anche la municipalità di Pechino, per snellire il traffico urbano, da giorni ha tappezzato la città con diversi avvisi: se non avete uno studente del Gaokao a bordo, prendete i mezzi pubblici! Per diradare la cappa degna della peggiore Milano estiva che vedo da dove scrivo, servirebbe un Gaokao a settimana.