Perché oggi la Stampa e Google sono verdi?
La Stampa dedica il numero di oggi alla giornata mondiale dell'ambiente con articoli e suggerimenti per rispettare il pianeta
Oggi Google e La Stampa sono al verde, ma per motivi diversi. Il motore di ricerca ha deciso di modificare temporaneamente il proprio marchio per ricordare il centodecimo anniversario della nascita di Dennis Gabor, l’inventore della olografia. Il quotidiano torinese, invece, ha colorato di verde la propria testata per celebrare la giornata mondiale dell’ambiente.
Oltre a raccontare che cosa è accaduto nelle ultime ore in Italia e nel mondo, il numero di oggi della Stampa dedica buona parte delle proprie pagine a notizie che riguardano l’ecologia e la difesa del nostro pianeta. Il verde è il colore dominante e segna tutte le pagine nelle quali sono ospitati consigli e suggerimenti per ridurre l’impatto di ognuno di noi sull’ambiente.
Il quotidiano apre in prima pagina con una evocativa fotografia di un pellicano avvolto nella fanghiglia oleosa che sta raggiungendo le coste della Louisiana, ormai devastate dalla chiazza di petrolio che origina al largo nel sito della piattaforma della BP collassata. Nel suo “Buongiorno”, Massimo Gramellini ricorda ai lettori che “Il destino siamo noi”:
Nelle guerre moderne, ciò che fa più paura al potere sono le immagini. Non le parole, slombate dall’uso: «marea nera», «disastro ecologico». Le immagini. Non per niente la Bp ha fatto di tutto perché non fossero diffuse. L’uccello marino che galleggia ricoperto di un liquame fondente che sembra cioccolato, ma un cioccolato che uccide. La tartaruga di mare che si trascina esausta sulla sabbia con lo stomaco intasato di «super». Nelle guerre moderne, ciò che fa più paura al potere sono le immagini. Non le parole, slombate dall’uso: «marea nera», «disastro ecologico». Le immagini. Non per niente la Bp ha fatto di tutto perché non fossero diffuse. L’uccello marino che galleggia ricoperto di un liquame fondente che sembra cioccolato, ma un cioccolato che uccide. La tartaruga di mare che si trascina esausta sulla sabbia con lo stomaco intasato di «super». […]
Poi l’occhio casca inesorabilmente sui due pulcini d’airone abbandonati nel nido in mezzo alle sterpaglie. Aspettano qualcuno che non torna.
Li guardo e vengo assalito da pensieri vendicativi che non condivido e che potrei rozzamente riassumere come un acuto desiderio di incatramare personalmente tutti gli esseri umani che per avidità hanno costruito le condizioni di questo scempio. Stavolta nessuno può dare la colpa al destino o alla natura matrigna. Stavolta il destino siamo noi. Domani l’emozione evaporerà e nuove immagini irromperanno nel luna park dei media. Ma io quei due pulcini non li lascerò volare via dalla mia testa. Me li incollo sul cuore, come una promessa.
Nella sezione “Lettere e Commenti”, Mario Tozzi e Luca Mercalli si interrogano sulle prospettive dell’ambiente e sull’utilità stessa di una giornata mondiale per ricordarci quanto sia importante il rispetto del nostro pianeta. «Possiamo evitare che questa giornata della Terra diventi l’ennesima occasione perduta solo se diventerà un momento di conoscenza per gli uomini. Comprensione della storia naturale e dell’ambiente di cui facciamo parte, migliore conoscenza di noi stessi sulla Terra, verrebbe da dire, con gli antichi» scrive nel suo articolo Tozzi, che ricorda l’importanza di affrontare con serietà e sistematicamente la riconversione ecologica delle principali attività produttive dell’uomo, unica speranza per non «tagliare il ramo su cui siamo seduti».
Per Mercalli, la giornata per l’ambiente non sarà vana se ognuno di noi imparerà qualcosa per migliorare il proprio rapporto con l’ambiente e l’impatto che esercita su quanto gli sta intorno. I consigli sono ormai noti, ma per vincere una certa inerzia conviene ripeterli:
La casa: è un gran colabrodo energetico, d’inverno il prezioso caldo ottenuto da gas o petrolio esce da spifferi, pareti e tetti mal isolati, d’estate a uscire è il freddo prodotto a caro prezzo dai condizionatori. Isolare, isolare e isolare ancora, cambiare infissi, installare pannelli solari per l’acqua calda e fotovoltaici per l’elettricità, mettere una caldaia a condensazione o una pompa di calore. […] Farsi la doccia con l’acqua solare deve diventare un punto d’orgoglio, un godimento interiore e spazzare via altri status symbol obsoleti e ingordi.
Ridurre i rifiuti: meno imballaggi, meno acquisti superflui, essenzialità degli oggetti del desiderio, meno cose, più buone relazioni. E quello che resta, lo si ricicla differenziando. Se avete solo pochi metri quadri di terreno, fateci il compost, evitando che un camioncino debba passare a raccogliere bucce di patate e insalata appassita bruciando gasolio laddove i microrganismi fanno tutto gratis in pochi mesi. […]
Viaggiate di meno, una riunione evitata grazie a Skype è una benedizione anche per il vostro relax e ha emesso molta meno CO2 di un aereo o di un treno. L’auto? Piccola ed efficiente, astenersi dai Suv. Si può cominciare da qui, il resto verrà, anche da parte dei grandi della Terra.
E forse un giorno Skype offrirà la possibilità di conversare a distanza con l’ologramma del proprio interlocutore, rendendo ancor più superflui gli spostamenti, almeno per il lavoro. Le risorse tecnologiche per arrivare a qualcosa di simile esistono ormai da tempo ed è sicuramente merito di Dennis Gabor, il primo scienziato che sperimentò nuove soluzioni per l’olografia.
L’anniversario della nascita di Gabor è festeggiato oggi da Google, che ha scelto di trasformare per un giorno il proprio marchio in un ologramma verde, che forse per caso forse per volontà ricorda anche la giornata di oggi dedicata all’ambiente. Nato il 5 giugno del 1900 a Budapest, Dennis Gabor partecipò alla Prima guerra mondiale e nel 1927 si laureò in ingegneria a Berlino. Lavorò per alcuni anni presso la Siemens, ma negli anni Trenta fu costretto ad abbandonare la Germania a causa delle proprie origini ebraiche.
Fuggito a Londra, Gabor iniziò a lavorare nei laboratori della British Thomson-Houston, una società specializzata nella realizzazione di apparati e sistemi elettrici. In laboratorio, lo scienziato avviò le prime ricerche sugli ologrammi verso la fine degli anni Quaranta, ma le tecnologie dell’epoca erano poco sviluppate per ottenere risultati soddisfacenti. Solamente intorno al 1964, con l’arrivo del laser, Gabor riuscì a perfezionare la propria invenzione creando ologrammi maggiormente definiti. Per i risultati raggiunti nel campo dell’olografia e gli studi successivi, nel 1971 Dennis Gabor fu insignito del premio Nobel per la Fisica e ora di un marchio personalizzato creato apposta da Google.