Nella terra dei doppi incarichi
In Lombardia la battaglia contro i doppi incarichi è diventata bipartisan, ma i diretti interessati non ne vogliono sapere
Quando si parla di doppi incarichi – e doppie retribuzioni – tra i politici, il primato spetta alla Sicilia. Anche la Lombardia però non scherza: il quadro fatto ieri da Teresa Monestiroli su Repubblica Milano descrive una situazione di sistematica prassi e non di malcostume isolato. Non c’è solo Lucio Stanca, il caso più noto ed eclatante, che aggiunge allo stipendio di parlamentare quello di amministratore delegato della società Expo 2015.
Assessori e consiglieri di centrodestra che il sindaco, o il partito, hanno nominato nei consigli di società controllate dallo stesso Comune o dagli altri enti locali. O anche parlamentari con posizioni di potere in enti pubblici cittadini. E non è solo una questione economica (uno scranno in Parlamento frutta migliaia di euro netti al mese, che nel caso di Stanca si aggiungono ai 300mila di stipendio più 150mila di parte variabile come manager dell’Expo).
Non si tratta solo di una questione di soldi, ma anche di efficienza. Dai dati della Camera risulta che Lucio Stanca ha partecipato solo al 19 per cento delle sedute. Riccardo De Corato, vice sindaco di Milano con delega alla sicurezza e al traffico (altro?), risulta invece aver partecipato al 94 per cento delle votazioni in parlamento: evidentemente i numerosi incarichi in comune gli lasciano molto tempo libero. Maurizio Lupi, vice presidente della Camera, è anche presidente dell’ente Fiera Milano Congressi. Quello di Leonardo Carioni, Lega Nord, è quasi un record: sindaco di Turate, presidente della provincia di Como, consigliere di Expo 2015, consigliere della società Pedemontana, presidente di Sviluppo sistema Fiera, cassaforte immobiliare di Fiera Milano.
Al doppio incarico, insomma, non rinuncia nessuno. I consiglieri comunali arrotondano lo stipendio (non all’altezza di quello dei colleghi del consiglio regionale) con le buste paga e i gettoni di presenza delle società che, come consiglieri, dovrebbero indirizzare e controllare. Solo il Comune gestisce 240 poltrone di 84 tra fondazioni, società ex municipalizzate e consorzi per un totale di 3,5 milioni di stipendi da distribuire. A chi? Per esempio a Fabio Altitonante, che riesce a essere contemporaneamente assessore provinciale, presidente di Napoli Metro Engineering (una controllata di Mm) e consigliere comunale. Oppure Giovanni Bozzetti, ex assessore di An, oggi consigliere comunale Pdl e presidente di Infrastrutture Lombarde. […] Qualche altro esempio scelto fra i consiglieri di Palazzo Marino? Giulio Gallera è presidente di Fiera Milano Food System, Marco Osnato dirigente dell’Aler, Guido Manca presidente di Metroweb, Vincenzo Giudice (ex presidente della Zincar) presidente di una controllata di Mm, Leone Talia dirigente in Provincia, Armando Vagliati dirigente delle Ferrovie Nord, Carmelo Gambitta presidente del Parco Nord. Sono nel cda della Sacbo, controllata dalla Sea, Aldo Brandirali e Francesco Triscari, mentre svolgono attività di europarlamentare oltre che di consigliere comunale, avanti e indietro tra Milano e Strasburgo, Carlo Fidanza (Pdl) e Matteo Salvini (Lega). Menzione speciale per Pietro Accame: consigliere provinciale, presidente di zona, direttore generale della Fondazione Stelline e consigliere della Fondazione Fiera.
Ora, la notizia nella notizia è che le proteste nei confronti di questo andazzo siano ineditamente bipartisan. Il PD lunedì proporrà in consiglio comunale il divieto ai doppi incarichi. Il vice coordinatore del PDL lombardo, Massimo Corsaro, dice da mesi che “bisogna togliere chi fa politica da ogni ente o società pubblica” e ha ribadito ieri che “stiamo facendo una manovra nella quale chiediamo di tagliare ed è impensabile che ci sia il cumulo degli emolumenti e quello delle cariche”. Ovviamente i diretti interessati non ne vogliono sapere. Alcuni – come De Corato, Fidenza o Salvini – specificano di aver rinunciato alla retribuzione di uno dei due incarichi che ricoprono. Altri fanno finta di niente. In loro difesa è arrivata oggi il sindaco di Milano Letizia Moratti.
Tagliare, dunque, ma «con buon senso» dice il sindaco. Che sulla questione dei doppi incarichi, diffusissimi fra i consiglieri comunali, non sembra aver intenzione di metter mano. Almeno non ora. «Bisogna che i sacrifici li facciano tutti — spiega — ed è evidente che l’impegno e i livelli di retribuzione fra i diversi enti pubblici è molto diverso». Il riferimento implicito è agli stipendi dei consiglieri regionali e dei parlamentari. Come dire (senza dirlo) che siccome in Comune si guadagna meno, è meno grave un secondo incarico nel cda di una società o di una fondazione pubblica.