Assegnati i Kavli (i quasi Nobel)
Premiate le migliori scoperte negli ambiti delle neuroscienze, delle nanotecnologie e dell'astrofisica
Quando Frank Kavli iniziò la sua carriera accademica, difficilmente immaginava che un giorno il suo nome sarebbe stato utilizzato per un premio che ricorda molto da vicino i Nobel. Nato nel 1927 nell’impronunciabile cittadina di Eresfjord (Norvegia), Kavli ha fatto fortuna negli Stati Uniti con lo sviluppo e la produzione di sistemi e sensori per l’aeronautica e le automobili. Nel corso degli anni il ricercatore ha messo da parte un bel gruzzoletto che gli ha consentito di creare una fondazione, la Kavli Foundation, che dal 2008 premia ogni due anni gli autori dei più importanti avanzamenti nei campi dell’Astrofisica, delle Neuroscienze e delle Nanotecnologie.
I tre premi dal valore di un milione di dollari ciascuno sono affidati con una logica simile a quella dei Nobel e vengono attribuiti in collaborazione con la Norwegian Academy of Science and Letters e con il Ministero della ricerca e dell’istruzione norvegese. I nomi degli otto premiati per la seconda edizione del premio sono stati annunciati poche ore fa a Oslo dagli organizzatori attraverso una diretta che ha anche coinvolto il Festival mondiale della Scienza da poco aperto a New York.
Il premio per l’astrofisica è stato attribuito a Jerry Nelson (University of California), Ray Wilson (Imperial College London – ESO) e Roger Angel (University of Arizona). I tre sono stati premiati per aver sviluppato alcune nuove soluzioni per migliorare le ottiche dei telescopi e rendere dunque più accessibile alla vista umana la volta celeste.
Angel ha realizzato alcuni specchi economici fusi in modo tale da assumere una forma ad alveare, riducendone così il peso e aumentandone la resistenza, consentendo la costruzione di telescopi di maggiori dimensioni. Affrontando il medesimo problema, ma da una differente prospettiva, Wilson ha sviluppato alcuni particolari meccanismi controllati al computer per modificare continuamente la forma degli specchi dei telescopi per correggere la distorsione causata dalla gravità terrestre, dal vento e dalla temperatura durante l’utilizzo. Infine, Nelson ha abbandonato l’idea di utilizzare un unico grande specchio a favore di un sistema formato da tanti piccoli specchi esagonali messi in linea da alcuni meccanismi controllati al computer per correggere la superficie riflettente.
Il premio per le nanoscienze è andato a Donald M. Eigler (Almaden Reaserch Centre IBM) e a Nadrian Seeman (New York University). Eigler nel 1989 fu il primo a prendere un singolo atomo e a spostarlo da un posto all’altro, un’operazione affatto banale. Qualche tempo prima, Seeman iniziò le proprie ricerche sulle nanotecnologie legate alla struttura del DNA. Grazie a quegli studi e alla realizzazione dei primi modelli in nanoscala, Seeman aprì la strada alla creazione di nuovi circuiti, sensori e apparati medicali realizzati nell’infinitamente piccolo.
Thomas Südhof (Stanford University School of Medicine), Richard Scheller (Genentech) e James Rothman (Yale University) hanno invece conquistato il premio per le neuroscienze. Attraverso le loro ricerche, i tre hanno svelato i meccanismi molecolari alla base del trasferimento dei segnali tra le cellule nervose e il cervello.
Gli scienziati avevano già identificato l’esistenza di alcune strutture simili a piccole bolle, chiamate vescicole, che rilasciano neurotrasmettitori per consentire ai segnali di passare tra i neuroni e le sinapsi. A partire dalla fine degli anni Ottanta, Südhof e Scheller hanno clonato e sequenziato i geni che hanno le istruzioni per creare le proteine che controllano il funzionamento delle vescicole e il modo in cui rilasciano i neurotrasmettitori.
Negli anni seguenti, Rothman ha invece dimostrato come si orientano le vescivole verso i loro punti di destinazione e come rilasciano il loro contenuti. Un meccanismo che si è dimostrato del tutto simile a quello che avviene anche per il rilascio degli ormoni in altre aree dell’organismo umano.