L’opposizione inutile, la vacuità del bicameralismo
Mattia Feltri trova nella giornata politica di ieri la dimostrazione dell'«anacronismo del nostro pletorico sistema legislativo»
La storia della seconda repubblica è costellata di lunghe analisi e preoccupati editoriali da una parte sulla natura ambigua e instabile del nostro bipolarismo, dall’altra dalla necessità di dare al bipolarismo un assetto più congruo riformando il bicameralismo perfetto. La difficoltà di spiegarlo in poche righe rende l’idea di quanto si tratti di un nodo complicato e irrisolto, anche perché i partiti spesso non concordano nemmeno sulle premesse, figuriamoci sulle possibili soluzioni. Quello che è piuttosto evidente è il malfunzionamento del sistema attuale, e Mattia Feltri sulla Stampa di oggi ne fa notare in poche righe due delle distorsioni più grandi. La prima è la sostanziale inutilità dell’opposizione, che l’attuale sistema relega a ruolo di spettatore come in poche altre democrazie al mondo.
L’inutilità dell’opposizione è una categoria della politica italiana e, nella Seconda repubblica, un postulato. Tutti i governi – dal primo di Silvio Berlusconi ai due di Romano Prodi a quello di Massimo D’Alema – sono caduti per fregole dentro la maggioranza. E così ieri qualche cronista si era spinto fino al Senato, fronte non più occupato dalla scorsa legislatura, nella speranza di imbattersi in qualcosa da raccontare: sulle intercettazioni la sinistra prediceva barricate e qualcosa di circense, se non di ciccioso, sarebbe saltato fuori. E nessuno si è stupito quando la ciccia è effettivamente arrivata ma da Gianfranco Fini e lì, a proposito di riforme, si è colta in pieno, in un paio di fotogrammi, la vacuità del bicameralismo perfetto, più vacuo persino dell’opposizione.
La seconda è proprio la vacuità del bicameralismo: noi lì a discutere sul se e come cambiarlo, e lui è riuscito a diventare un’altra cosa restando quello che era.
Che il presidente di una Camera, mentre presenzia a manifestazioni di orgoglio locale nel Golfo del Tigullio, con una frase sola riesca a cambiare l’agenda e gli orientamenti dell’altra Camera, e ben più velocemente del più feroce dei filibustering, illustra l’anacronismo del nostro pletorico sistema legislativo.