I dieci parlamentari fuorilegge
Eletti col doppio incarico, malgrado la legge lo vieti, non si dimettono fino a che non saranno costretti
La Costituzione all’articolo 122 lo vieta senz’altro aggiungere e patteggiare. Non si può fare. Non si può essere consigliere regionale e deputato (o eurodeputato), o sindaco di una grande città.
Antonello Caporale su Repubblica riassume ancora una volta – e si immagina ancora una volta inutilmente – le violazioni al divieto del doppio incarico tranquillamente legittimate dal parlamento italiano.
In ventidue alle scorse elezioni regionali si sono candidati pur essendo incandidabili. Hanno chiesto voti senza la possibilità di rappresentarli. Dei ventidue parlamentari dal doppio o triplo incarico (non sempre e non necessariamente dal doppio o triplo stipendio), undici continuano a fare le bizze e aspettano, distratti, che il tempo passi invano.
Infatti i tempi di formalizzazione e sanzione dei doppi incarichi sono lenti e i responsabili delle commissioni relative fanno di tutto per non accelerarli, e undici parlamentari non vogliono far niente per snellirli, ritenendo di non dimettersi fino a che non saranno costretti. Tra loro, alcuni nomi assai noti e di responsabilità pubblica altissima.
Mara Carfagna, per esempio. Ministro e deputato. Aveva avvertito prima delle elezioni che non avrebbe mai fatto il consigliere regionale della Campania, ufficio a cui però si è candidata per sottoporsi alla prova del nove: un leader – se vuole essere tale – deve farsi valere nel giardino di casa. Eccola lì a raccogliere voti a strascico. Ne ha presi infatti migliaia. Adesso però, prima di buttarli nel cestino, pazienta e riflette. La Giunta delle elezioni, organismo che deve intimare la scelta, ha già annunciato per il prossimo 3 giugno l’inizio del processo. In tanti hanno però ancora le idee confuse. Tra di essi due presidenti di Regione: Cota (Piemonte) e Caldoro (Campania).
Con Carfagna, Caldoro e Cota ci sono Mussolini, Buonanno, Rosso, Zorzato, Taglialatela, Biasotti, Rixi.
Però, ecco la cattiva notizia, quattro ex cumulanti lucani si sono adesso ritrovati in mano un invito a dedurre dalla Procura regionale della Corte dei Conti. I conti sì. Il procuratore rivuole i soldi. In tutto fanno 106 mila euro: due mesi di emolumenti ricevuti indebitamente dalla Regione Basilicata.
Alessandra Mussolini ha stupendamente risolto la querelle: «Ho già dato disposizione al mio staff di devolvere interamente il mio stipendio di consigliere regionale della Campania ai bambini napoletani». Mussolini devolve in beneficenza soldi non suoi, per giunta ricavati da un incarico che la Costituzione le impedisce di ricoprire. Semplicemente mirabile.