Haiti, non è cambiato niente
Sono passati quasi cinque mesi dal terremoto, ma la gente continua a non avere una casa
Oltre duecentomila vittime, circa centomila case crollate e altre duecentomila danneggiate. Sono passati quattro mesi e mezzo ma Haiti è ancora ferma al 12 gennaio scorso, quando un terremoto di magnitudo 7.0 ha distrutto buona parte della capitale, Port-au-Prince, e del paese intero. In molti speravano che il post-terremoto potesse portare nuova linfa vitale alla nazione, ricostruendola più forte, efficiente organizzata di prima. Ma come racconta il New York Times tutto questo non sta accadendo, anzi: la maggior parte dei terremotati haitiani continua a vivere tra le macerie, e dal governo non arriva alcun segnale che lasci intravedere un futuro migliore.
Le scritte sulle macerie e le proteste quotidiane dei cittadini si riassumono nello slogan “Aba Préval”, “Abbasso Préval”, il presidente haitiano considerato il principale colpevole della situazione di stallo in cui si trova il paese. Le macerie che riempiono le strade di Port-au-Prince non sono più solo quelle del terremoto: gli haitiani stanno ammassando i pezzi dei muri crollati nelle piazze e nelle vie, per rendere ancor più visibile la loro condizione e obbligare il governo a rimuoverli.
Subito dopo il terremoto erano state distribuite circa 564.000 tende di plastica, che hanno fornito un riparo d’emergenza a oltre un milione e mezzo di haitiani. Ma dopo quell’intervento, il governo — insieme alla commissione per la ricostruzione guidata dal primo ministro e Bill Clinton — non è più intervento a soccorso dei cittadini. Michèle Pierre-Louis, fino all’anno scorso il primo ministro sotto Préval, ha detto che la banca centrale di Haiti avrebbe dovuto garantire dei prestiti e allentare le richieste di permessi per l’apertura di piccole attività commerciali, o annullare la legge che prevede che le aziende in multiproprietà siano al 51% haitiane per invogliare investitori esterni a partecipare alla ricostruzione ecomica della nazione. E anche le organizzazioni non governative trovano vita dura, per nulla agevolate dall’assenza di direttive e facilitazioni.
L’impressione è quindi che non ci sia alcun piano in atto da parte del presidente Réné Préval, che si limita a chiedere la pazienza dei suoi cittadini. Le autorità delle Nazioni Uniti sono quasi certe che si arriverà a nuove elezioni presidenziali entro fine anno, ma in questi mesi non sembra essere nata alcuna alternativa a Préval.
La gente di Haiti e le sculture di Andre Eugene, costruite con rottami e macerie, nelle fotografie di David Gilkey per la National Public Radio, un’organizzazione indipendente non profit americana.