In Islanda è il momento dei comici
Nel partito di Jon Gnarr ci sono attori, comici, musicisti e personaggi della televisione
Se diventerà sindaco di Reykjavik porterà un orso polare nel petting zoo (lo zoo in cui i bambini possono interagire con gli animali), palme sul lungomare, asciugamani gratis nelle piscine e una ricollocazione per alcune statue. Jon Gnarr, conduttore radiofonico, comico e attore, è il leader del nuovo improbabile partito islandese “The Best Party“. Oggi probabilmente diventerà sindaco di Reykjavik.
Gli islandesi si stanno ancora riprendendo dallo shock dell’inchiesta parlamentare che ha svelato le connessioni tra alcuni politici e i responsabili della colossale crisi economica del 2008. Secondo il Wall Street Journal, solo così si può spiegare questa improvvisa popolarità di un partito il cui slogan è lo stesso di un film di Woody Allen del 2009: “Whatever works!” (Basta che funzioni!).
Gli islandesi stanno lanciando un chiaro messaggio al governo: basta con la solita politica. Secondo gli ultimi sondaggi The Best Party prenderà il 36% e Gnarr sarà il nuovo sindaco di Reykjavik, una posizione che in passato ha fatto da trampolino di lancio per la leadership nazionale.
Molti elettori dicono di essere entusiasmati dalla possibilità di dare una lezione all’attuale classe dirigente. I partiti tradizionali invece non sono per niente divertiti: “lo scherzo è durato troppo”, ha detto Olina Porvardardottir, uno dei membri della coalizione che guida il Paese dalle elezioni del 2009, quando l’Independent Party fu sconfitto dopo diciotto anni di governo in seguito al crack finanziario.
Ma il Best Party insiste e dice di fare sul serio: “Abbiamo molti livelli”, spiega Gnarr, “spesso ci comportiamo come dei clown, ma in realtà siamo persone molto intelligenti”. Nelle sue fila ci sono anche molti attori, musicisti e personaggi dello spettacolo. La satira sarebbe solo un modo per aprire gli occhi alle persone e metterle di fronte al fallimento della politica islandese degli ultimi anni: “Per me tutti i politici di partito sono falsi”, dice Gnarr.
Secondo il Wall Street Journal, il Best Party è un diretto prodotto della crisi economica del 2008:
Prima della crisi finanziaria le banche islandesi erano cresciute in modo esponenziale per dieci anni, fino ad arrivare a un valore dieci volte superiore al prodotto interno lordo del Paese. Ma quando il sistema è collassato – insieme alla moneta nazionale, la Corona Islandese – gli effetti sono stati devastanti. La disoccupazione ora è al 9% – una cifra mai vista nella storia dell’Islanda, che ha sempre avuto grande disponibilità di lavoro – e moltissime persone sono schiacciate da mutui due o tre volte superiori al valore della casa o della macchina che hanno comprato. A questo si aggiunge la rabbia per il provvedimento con cui il governo aveva approvato il rimborso di quasi 4 miliardi di euro a Gran Bretagna e Paesi Bassi, che avevano dovuto risarcire i clienti rimasti vittime del crack della banca islandese Icesave. Le misure sono state bocciate da un referendum popolare a gennaio e la questione è ancora in sospeso.
In uno degli ultimi dibattiti qualcuno ha chiesto a Gnarr se non fosse giunto il momento di farsi da parte e lasciare che i politici veri continuassero la campagna elettorale. Gnarr in un primo momento ha detto che sì, forse avrebbe lasciato perché in effetti si era già annoiato, ma poi ha negato: “Ho bisogno di un lavoro fisso e poi la scrivania del sindaco è troppo bella”.