Riparte la Freedom Flotilla
Riparte tra le polemiche il convoglio con gli aiuti umanitari diretto a Gaza, dove vige ancora l'embargo israeliano
Il convoglio di navi noto come la Freedom Flotilla è partito questo pomeriggio dalle acque da Cipro: la destinazione è Gaza, dove tenterà di violare l’embargo imposto alla striscia dal governo israeliano e consegnare il suo carico di cibo, medicinali e aiuti umanitari.
La Freedom Flotilla è composta da otto navi, quattro navi cargo e quattro navi passeggeri. Un nave cargo è finanziata dall’Algeria, una dal movimento Free Gaza irlandese, una dal Kuwait e l’ultima da gruppi associazioni europee (prevalentemente greche e svedesi). Tra le quattro navi passeggeri, invece, una è finanziata dalla Turchia; un’altra si chiama “Ottomila”, come il numero dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. Il convoglio è stato organizzato dal movimento internazionale Free Gaza e da quello turco IHH, fuorilegge in Israele perché accusato di finanziare Hamas e avere stretti legami con le organizzazioni terroriste islamiche. Il Jerusalem Post ha raccontato che alcuni esponenti di Hamas sono già a bordo delle navi. Non tutte le otto navi sono partite alla volta di Gaza: due hanno riscontrato problemi meccanici e partiranno nei prossimi giorni.
Le navi dovrebbero arrivare a Gaza alla nove di lunedì mattina – le dieci in Italia – ma il governo israeliano ha annunciato che bloccherà il convoglio: l’esercito israeliano ha avuto l’ordine di deviare le navi al porto di Ashdod, dove le navi saranno scaricate e il carico sarà inviato a Gaza. Gli attivisti, riferisce la CNN, hanno invece intenzione di forzare il blocco e arrivare direttamente a Gaza. La striscia di Gaza è sotto embargo da parte di Israele dal 2007, quando dopo mesi di guerriglia – si parlò di “guerra civile palestinese” – Hamas ottenne il controllo della striscia. Anche l’Egitto chiuse la sua frontiera, in quell’occasione.
Non è la prima volta che il movimento Free Gaza e le altre associazioni pro-palestinesi tentano simili azioni, spesso riuscendoci. Nell’agosto del 2008 partì il primo convoglio, che arrivò a Gaza alla fine del mese: il governo israeliano minacciò reazioni ma alla fine non intervenne. Un secondo convogliò partì alla fine di ottobre 2008, trasportando un carico di medicinali: anche quella volta Israele decise all’ultimo minuto di lasciare approdare la nave a Gaza. Durante il conflitto a cavallo tra 2008 e 2009 altri due convogli tentarono di raggiungere la striscia, ma entrambi furono costretti a tornare indietro dalla marina israeliana. Nel giugno del 2009 un convoglio fu deviato al porto di Ashdod dalla marina israeliana: dopo aver controllato il carico, Israele dichiarò che avrebbe provveduto a portare il materiale a Gaza via terra. In tutte queste occasioni i passeggeri delle navi sono stati detenuti dall’esercito israeliano e rilasciati dopo pochi giorni.
Le polemiche riguardo la spedizione non si sono mai fermate. Un gruppo pro-israeliano – Stand with us – ha messo in mare una sorta di “contro-flottiglia”, accusando la Freedom Flotilla di voler colpire Israele piuttosto che aiutare i palestinesi. Negli ultimi giorni, poi, le polemiche hanno coinvolto anche la famiglia di Gilad Shalit, il soldato israeliano rapito da Hamas il 25 giugno 2006. La famiglia di Shalit ha chiesto agli organizzatori del convoglio di intercedere presso Hamas perché Shalit potesse ricevere lettere e cibo, e ha detto poi che questi gli hanno negato il loro aiuto. Gli organizzatori hanno ribadito invece la loro richiesta di liberazione di tutti i prigionieri politici, israeliani e palestinesi, e confermato la propria disponibilità a portare un pacco o delle lettere a Shalit.