Gay nell’esercito, gli Stati Uniti si muovono
Primo passo verso l'abolizione della norma che obbliga i gay nell'esercito a mentire sulla propria condizione
Ieri gli Stati Uniti hanno compiuto un grosso passo in avanti verso l’abolizione della pratica definita “Dont’ask, don’t tell” – “Non chiederlo, non dirlo” – che impedisce alle persone omosessuali di prestare servizio nelle forze armate, obbligandole di fatto a mentire sulla propria condizione.
Un primo voto favorevole era arrivato giovedì da parte della commissione per le forze armate del senato, ieri poi la camera ha approvato l’abolizione della legge che istituisce la pratica. Si è trattato di una vittoria del presidente Obama, che da mesi si batte per l’abolizione di questa norma, e delle associazioni per i diritti degli omosessuali. L’abolizione della norma era inserita nella legge di bilancio sulla difesa e molti repubblicani se ne sono lamentati, dicendo che senza la misura avrebbero votato per sostenere le truppe statunitensi all’estero. Tra i repubblicani contrari, il deputato Steve Buyer, che ha dichiarato che “è chiaro che l’omosessualità è incompatibile con il servizio militare”.
In ogni caso, la strada verso l’abolizione finale del “Don’t ask don’t tell” non è ancora finita: la norma deve essere prima approvata al senato. La decisione da parte dei democratici di includere la norma nella legge sul bilancio della difesa si spiega anche così: davvero i repubblicani vorranno fare ostruzionismo contro una legge dalla quale dipendono le missioni statunitensi all’estero? La decisione finale spetterà al Pentagono, ma sia il ministro della difesa Gates che il capo di stato maggiore Mullen hanno dichiarato più volte di essere favorevoli all’abolizione della misura.