La peggiore autostrada d’Italia
Il governo introduce il pedaggio sulla Salerno - Reggio Calabria: l'autostrada che tutti sanno che è un disastro, pochi sanno perché
La manovra finanziaria varata dal governo, oltre all’incredibile questione delle province da abolire, contiene anche un’altra misura piuttosto significativa: l’introduzione del pedaggio sull’autostrada Salerno – Reggio Calabria. Un’autostrada che tutti sanno essere un disastro epocale, ma pochi sanno perché.
Fino a questo momento, infatti, l’accesso era gratuito. E cominciare da questo dato può essere interessante. Le autostrade senza pedaggio in Italia sono poche: la A19 tra Palermo e Catania, la A29 tra Palermo e Mazara del Vallo, il tratto di A3 tra Salerno e Reggio Calabria, la A28 tra Portogruaro e Sacile. Queste tratte hanno altre due cose in comune tra loro. La prima è che sono alcuni tra i peggiori segmenti autostradali dell’intero territorio nazionale: cantieri aperti da anni, strade in cattive condizioni, illuminazione pessima o inesistente, poche corsie. La seconda è che – tranne l’A28 – sono gli unici tre tratti autostradali gestiti direttamente dall’ANAS, mentre l’intera rete autostradale italiana è gestita da Autostrade SPA e dalle sue concessionarie.
I lavori per costruire l’autostrada Salerno-Reggio Calabria iniziano nel 1964. Come frequente, in questi casi, furono fondamentali i desideri e le esigenze di alcuni politici del posto. In particolare quelle di Giacomo Mancini, cosentino, all’epoca segretario del PSI: la sua influenza era tale che il progetto veniva chiamato “l’autostrada di Mancini”. Presero alcune decisioni, nel costruire l’autostrada: la prima fu scartare il tracciato costiero per preferirvi uno interno, così da poter realizzare più uscite (a fronte di un percorso allungato e costi superiori). La seconda decisione ebbe a che fare proprio col pedaggio: si decise che sulla Salerno-Reggio Calabria – come “risarcimento ideale” ai meridionali e incentivo alla mobilità – si sarebbe viaggiato gratis. Si è discusso molto, dopo, sugli effetti di questa decisione: senza un costo da sostenere, la popolazione potrebbe aver sentito meno l’esigenza di avere un servizio degno di questo nome.
Contrariamente a quanto si possa pensare, comunque, l’autostrada venne costruita in un tempo relativamente breve: i lavori iniziano nel 1964 e finiscono nel 1974. Dieci anni per realizzare quella che tutt’ora è la più grande opera pubblica mai realizzata dallo Stato, uno dei tratti autostradali più lunghi d’Europa. Solo che, a lavori ultimati, ci si accorse che la Salerno-Reggio Calabria non era un’autostrada. Solo due corsie per ogni senso di marcia, nessuna corsia di emergenza. Insomma, un lavoro più che scadente. E allora – dopo anni di disagi e ingorghi – si decise di riaprire i cantieri, anche su pressione dell’UE.
I lavori ricominciano nel 1997: tredici anni dopo, nel 2010, molti cantieri sono ancora aperti, i costi sono aumentati a dismisura rispetto alle stime iniziali, i disagi sono sistematici e praticamente quotidiani. Le ragioni sono tante, ma si possono riassumere in una sola parola: ‘ndrangheta. Le cronache di questi anni e le inchieste sugli appalti hanno riscontrato infiltrazioni da parte di diverse cosche, che obbligano le ditte vincitrici degli appalti a versare loro una percentuale sui soldi dello stato e a rifornirsi di materie prime da alcune aziende ben precise, a loro vicine. Questo allunga a dismisura i termini dei lavori – anche perché finché i cantieri sono aperti, i soldi dello stato continuano ad arrivare – e ne pregiudica la qualità: negli anni passati i lavori su alcune tratte sono dovuti ricominciare da capo, a causa della scoperta dell’utilizzo di materie prime di qualità inferiore a quella richiesta dalle norme in vigore. Nel 2007 il pentito Antonio Di Dieco ha raccontato di come le cosche si siano ripartite gli appalti a tavolino, un’uscita per ciascuno: il tratto Mormanno-Tarsia alle famiglie della Sibaride con quelle di Ciro’, il tratto Tarsia-Falerna alle famiglie di Cosenza, il tratto Falerna-Pizzo alle famiglie di Lamezia, il tratto Pizzo-uscita Serre alla famiglia Mancuso, il tratto fra Serre e Rosarno alla famiglia Pesce, il tratto di Gioia Tauro alla famiglia Piromalli, il tratto tra Palmi e Reggio Calabria alle famiglie Alvaro e Tripodi. Forse l’introduzione del pedaggio renderà più pressante l’esigenza di avere un’autostrada degna di questo nome. Forse le cosche inizieranno a ripartirsi anche i pedaggi.