Province: partite le proteste
Gli amministratori delle città bizzarramente prescelte per i tagli non sono per niente d'accordo
Come era prevedibile cominciano a montare le proteste nelle province a rischio di taglio secondo quanto stabilito nella manovra approvata dal consiglio dei ministri.
Il Corriere ha raccolto i commenti dei presidenti che rischiano il posto:
Franco Stella, presidente della provincia di Matera, di cui sicuramente è prevista la soppressione, commenta che il provvedimento è una dimostrazione di una discriminazione del sud nella distribuzione delle risorse: «Fa vedere quando sia bistrattato il Sud. Perché sono più quelle del Sud le province tagliate, vero?». Nega inoltre che il taglio della sua provincia generi un risparmio effettivo perché:
Noi siamo virtuosi, in 11 mesi di mandato, ho tagliato personale e auto blu…
Luigi Mazzuto, presidente della provincia di Isernia, sottolinea il fatto che i benefici del provvedimento non sarebbero immediati: pur dichiarando che la soppressione della loro provincia sarebbe un “atto superficiale”, e andrebbe a colpire un’area “già penalizzata da tagli negli enti locali e nei servizi, commenta:
Non si capisce perché, se c’è tutta questa esigenza di recuperare soldi a causa della crisi, si è deciso di chiudere le Province non subito ma alla fine della legislatura. Non è meglio – ha evidenziato provocatoriamente il Presidente – chiuderle immediatamente?
Più cauto Simonetti, presidente della provincia di Biella: “attendo di leggere bene il provvedimento”.
Fabio Melilli, presidente della provincia di Rieti, esprime perplessità più articolate:
La cosa più divertente di questa vicenda è che scomparendo Isernia e Matera il Molise e la Basilicata diventeranno Regioni che coincidono con la Provincia. Per quanto riguarda la provincia di Rieti aspettiamo con ansia che il Governo ci spieghi, visto che dovrà sparire la provincia di Roma, se dobbiamo essere accorpati a Terni a L’Aquila, o ad Ascoli e in quale Regione finiremo. I nostri 500 dipendenti dove vanno a lavorare a Terni? E tutti gli altri enti che fine fanno? Che senso ha avere il prefetto di una provincia che non esiste? Allo stesso modo il comando dei carabinieri o la questura, che fine fanno? Il provvedimento non taglia le province al confine con stati esteri. Allora mi chiedo: qual è la politica estera di Verbano-Cusio-Ossola? Come ha fatto (l’ideatore del provvedimento) a fissare l’asticella di 220mila abitanti per definire l’utilità o l’inutilità delle Province? Qualcuno ci dovrà spiegare infatti perché Imperia con 220 mila 712 abitanti è provincia utile ed Asti con 217 mila no. Forse si tratta di un amico della Liguria visto che anche La Spezia è appena sopra e si salva.
Asti e Sondrio sarebbero salve, ed anche questo si deve, secondo Antonio Misiani, deputato Pd, al fatto che alcuni parametri per il taglio siano stati elaborati appositamente per salvarle:
La soglia dei 220mila residenti non ha alcuna logica se non fosse che tale limite coincide con la la popolazione della provincia di Asti (220.156 abitanti al 31-12-2008), presieduta da Maria Teresa Armosino (Pdl), già sottosegretario del Ministro Tremonti nella legislatura 2001-2006. Quanto agli altri due criteri definiti dalla manovra, se l’esclusione delle province delle regioni a statuto speciale può essere giustificata in ragione della competenza legislativa che tali regioni hanno in materia di autonomie locali, suona apparentemente incomprensibile l’altro criterio: il confine con uno estero. Incomprensibile, se non fosse che tra le province al di sotto della soglia critica e non appartenenti ad una regione a statuto speciale vi sarebbe anche quella di Sondrio (182.084 abitanti al 31-12-2008), terra natìa del ministro Tremonti. Nessun problema: con il criterio del confine con uno estero anche la provincia di Sondrio, confinante della Svizzera, è sana e salva.
Maria Teresa Armosino precisa che la provincia di Asti secondo gli ultimi dati, ha superato la soglia dei 220mila abitanti; auspica poi “un riordino complessivo che preveda anche una seria ridefinizione degli assetti territoriali delle province”, magari impopolare, ma non demagogico.
Stanislao Zurlo, presidente della provincia di Crotone, dubita della costituzionalità del provvedimento, e sottolinea la specificità delle province minori rispetto a quelle di area metropolitana:
Se può avere una logica sopprimere la Provincia in un’area metropolitana, penso a Milano, Torino, Palermo ad esempio, dove il capoluogo “schiaccia” il ruolo delle province stesse, viceversa per i territori piccoli si creerebbe un vulnus nelle funzioni che le province hanno. Inoltre ci sarebbero sprechi e inefficienze a causa della distanza dei territori dai centri decisionali.
Osvaldo Angeli, presidente della provincia di Massa Carrara, sostiene che, più che al numero di abitanti, sarebbe opportuno guardare alle funzioni, e aggiunge che l’abolizione della provincia di Massa Carrara:
è anche un’offesa. Siamo la prima provincia ad aver avuto la medaglia d’oro al valor militare nel ’46 per il contributo alla lotta partigiana. E poi cosa si vuole risparmiare se i 350 dipendenti saranno assorbiti da altri enti? Forse i miei 3000 euro di stipendio?
Anche Fabrizio Cesetti, presidente della nuova provincia di Fermo, si appella all’incostituzionalità del provvedimento, mentre Piero Celani, presidente della provincia di Ascoli Piceno, chiosa:
Sa cosa credo? Che alla fine non se ne farà niente. In Parlamento, un emendamento di qua, uno di là e vedrà che si blocca tutto.