Una moschea a Ground Zero?
La città di New York ha approvato la costruzione di una moschea vicino a dove sorgevano le torri gemelle
Il consiglio comunale di New York ha approvato ieri il piano triennale per la costruzione di una moschea nei pressi di Ground Zero, a pochi metri da dove un tempo sorgevano le torri gemelle abbattute l’undici settembre. L’idea è partita dall’imam di New York Feisal Abdul Rauf, per soddisfare le esigenze dell’aumento dei cittadini islamici nella zona sud di Manhattan, e compiere a suo dire un “grande passo per l’americanizzazione della comunità musulmana”.
Oltre alla moschea, il progetto prevede la costruzione di un centro di tredici piani in cui saranno presenti impianti sportivi, piscine e un teatro. A supervisionarlo sarà un’organizzazione chiamata Società Americana per l’Avanzamento Musulmano, diretta dalla moglie dell’imam Daisy Khan, che ha spiegato che “non ospiterà attività per soli musulmani, ma per chiunque”. Il centro, il cui costo previsto è di 100 milioni di dollari, si chiamerà Cordoba House.
Come prevedibile, sono state molte le proteste sorte in questi giorni, tanto dalle autorità quanto dai cittadini. Sono nati diversi siti internet contrari alla costruzione della moschea e, come scrive il giornalista del Wall Street Journal Aaron Rutkoff, c’è chi accusa l’imam di New York di non essere così moderato come dice, affermando di aver sentito sermoni in cui negava fossero stati dei musulmani ad attaccare le torri gemelle.
Rutkoff non è contrario alla costruzione della moschea a priori, e considera sì l’iniziativa un grande test per la tolleranza di ambo le parti — ma soprattutto per una. Suggerisce infatti alle autorità di porre delle domande inquisitorie ma legittime a Rauf e alla Khan, per capire quanto i loro principi — e quanto la loro volontà di esporli pubblicamente — siano in linea con la realtà e con i sentimenti degli americani.
Qualche esempio: Chi ha perpetrato gli attacchi dell’undici settembre, e qual era la sua religione? È possibile accettare gli attacchi suicidi o altre forme violente di guerra santa, compresi quelli contro soldati americani in Iraq e Afghanistan? Israele ha il diritto di esistere come stato ebraico? Sono d’accordo con il Dipartimento dell’Interno che definisce Hamas e Hezbollah organizzazioni terroristiche? Quali aspetti della Shari’a ripudiano? Il loro centro inviterà alla partecipazione anche musulmani omosessuali? L’organizzazione dei Fratelli musulmani è estremista?
Infine, vale la pena chiedere a Rauf e Khan cosa pensino della tolleranza stessa. Nel caso della famosa vignetta su Maometto, di solito i musulmani “moderati” spiegano che seppur ci sia libertà di espressione, la sensibilità della comunità musulmana dovrebbe essere rispettata. Ma la tolleranza non può essere a senso unico, e la sensibilità non è riservata solo ai musulmani. Quindi, cosa dovrebbero fare della sensibilità delle famiglie dell’undici settembre davanti alla loro mega-moschea? E in caso le famiglie riuscissero a sopportarla, potrebbero ricambiare il favore tenendo una mostra di quadri che ritraggano il profeta?
E l’argomento delle due domande finali suona piuttosto efficace.