La mappa degli abusi sessuali nella Chiesa
La diffusione delle violenze da parte dei religiosi ha ormai dimensioni planetarie, e ne sappiamo ancora poco
Negli ultimi quindici anni circa, una maggior attenzione delle autorità civili, ed una tendenza crescente da parte delle vittime a denunciare gli episodi, hanno portato all’attenzione pubblica l’incidenza dei casi di abusi su minori da parte di membri della Chiesa Cattolica. A partire dai casi di grande rilievo e clamore mediatico degli Stati Uniti e dell’Irlanda, è emerso che il fenomeno coinvolge tutto il mondo cattolico, dal Sudamerica, all’Europa, all’Africa, nelle missioni. Lo scandalo ha costretto i vertici della Chiesa, finora mai intervenuti, a cominciare a prendere posizione pubblicamente in merito alla vicenda, in seguito alle accuse di aver operato con scarsa trasparenza nell’occuparsi dei casi di abuso e di poca incisività nel sanzionare i colpevoli, oltre ad aver sistematicamente tentato di insabbiare i casi senza segnalarli alle forze dell’ordine.
Oltre alla gravità dei fatti, e alla crisi autocritica in cui hanno trascinato parte delle istituzioni ecclesiastiche, fa impressione la diffusione geografica degli abusi e delle violenze, in un deviato e orribile riflesso della diffusione del verbo. Dopo i molti racconti di violenze, ammissioni, dimissioni arrivati da tutto il mondo in queste ultime settimane, ieri – ferma restando la presunzione di innocenza – un sacerdote è stato arrestato a Lodi con l’accusa di aver avuto rapporti sessuali con un ragazzino che all’epoca degli abusi aveva 13 anni.
Questa mappa ospita solo i casi dimostrati e verificati, e nasce dalla convinzione che le terribili storie di cui si parla non siano singole orribili storie, per quanto numerose, ma che raccontino un pezzo importante e ineludibile del rapporto della Chiesa con la propria missione e con la propria organizzazione. E che vadano viste anche da lontano, per capire e per capire come fare in modo che non sia più così.