E tre!
Aldo Grasso non rovina la media, e consegna alle stampe il suo terzo attacco a Michele Santoro in sei giorni
Si era notato la settimana scorsa l’intensificarsi della frequenza degli attacchi contro Michele Santoro da parte del critico del Corriere della Sera Aldo Grasso, e oggi in prima pagina del Corriere la media viene mantenuta: uno ogni due giorni. Grasso elenca le ragioni diffuse ieri sulla “rottura delle trattative” con la Rai per la rescissione del contratto e poi commenta.
Sarà, ma lui ha utilizzato venti minuti di «Annozero» per giustificare le sue scelte, i suoi contratti futuri, il suo senso di onnipotenza. Per spiegare per filo e per segno i motivi della rescissione del contratto. Se desiderava il silenzio, avrebbe dovuto cominciare a praticarlo lui per non dare adito amalevole interpretazioni, per non ripetere l’usurato ma redditizio copione del «chiagne e fotti». Ma chi ne esce peggio da questa vicenda è la Rai: sembra un’azienda allo sbando, in balia dei capricci, degli umori, delle smanie dei conduttori. Un tempo, per esempio, era impensabile che un giornalista o un presentatore usasse il mezzo per regolare conti personali. Se abusava del ruolo, veniva pesantemente sanzionato. E invece abbiamo visto combattere, come galletti in un pollaio, Santoro, Vespa, Paragone (che ha dedicato un’incredibile puntata al caso). Ognuno ha detto la sua, in un penoso carosello di accuse e controaccuse. Come se la direzione generale non avesse peso. Come se il presidente fosse pleonastico. Come se il Cda mancasse di autorità e di autorevolezza.