Un nome per la chiazza
La catastrofe del Golfo del Messico ha bisogno di essere battezzata in modo efficace
Da quando è cominciato il disastro della perdita di petrolio nel Golfo del Messico, anche qui al Post abbiamo un sottoproblema linguistico: come chiamarlo, il disastro? Volendo sottrarsi ai termini sensazionalistici usati in giro (“la marea nera”, “l’ondata di petrolio”) ci siamo barcamenati tra lo stile lavanderia di “la chiazza” e il più neutro “la perdita”.
Oggi Daily Beast si pone il problema. Gli americani finora parlando prevalentemente di “perdita”: “oil spill” o “gulf spill”. Dominique Browning sostiene che c’è bisogno di un nome forte, memorabile, come fu “il disastro della Exxon Valdez”. E spiega che BP sta facendo di tutto per disassociare il proprio nome dalla catastrofe ambientale, promuovendo l’uso del nome della piattaforma – Deepwater Horizon – che è stato già ripreso da Wikipedia. Ma Browning propone di cercare qualcos’altro che vada in senso opposto: ricordare che BP è responsabile.