L’UDC si trasforma in un razzo missile
A un convegno a Todi Cesa e Casini annunciano rivoluzioni, azzeramenti, codici etici e concorsi online
Mentre tutti sono affaccendati in altro, e a seguito di un lungo periodo di quasi assenza dal dibattito politico, all’UDC hanno rivelato da cos’erano distratti: dallo smantellamento e ricostruzione del partito.
«Andare oltre l’Udc, ma la nuova forza politica non deve essere una riverniciatura della vecchia. Oggi serve una politica vera che metta al centro l’interesse generale del Paese». Lorenzo Cesa delinea i tratti del futuro raggruppamento, il cui nome verrà scelto con un concorso tra gli internauti che possono accedere al sito dell’Udc. Per ora si parla, genericamente, di «partito della nazione». Dovrà essere «moderno ed europeista», «laico ma che si riconosca nella comune identità cristiana dell’Italia», «liberale e riformatore, aperto alle innovazioni della scienza ma fermo nella tutela di valori irrinunciabili come quello della vita». Una casa nella quale «prima o poi ci ritroveremo insieme ai tanti moderati che non si riconoscono più in questo Pdl così cupo». Non solo loro, però, anche «Rutelli e i Popolari del Pd». In ogni caso, rimarca Cesa «siamo pronti a costruirla con chiunque sia disponibile e lo vogliamo fare da pari a pari, senza invocare primogeniture». Insomma, si volta pagina, si chiude una fase e si cambia anche il simbolo.
Da Todi, dove è in corso una “tre giorni centrista” organizzata dalla fondazione Liberal, così la spiega oggi il Corriere della Sera, lasciando un po’ perplessi sui contorni ancora piuttosto fumosi dell’operazione di restyling: in cui l’unica scadenza annunciata è un immaginato congresso “entro fine anno o ai primi del prossimo”.
L’idea di abbandonare lo scudo crociato fa storcere il naso a molti, ma anche in questo caso una decisione definitiva sarà presa dopo una vasta consultazione. Certo è che, dopo avere azzerato l’esecutivo nazionale, Cesa esorta ora l’attuale gruppo dirigente a fare un passo indietro: «Io, Pier, Rocco… tutti noi la nostra parte l’abbiamo fatta. Ora dobbiamo dare spazio e portare in prima linea una nuova generazione alla guida del nuovo soggetto. Ai giovani chiediamo più coraggio e meno tatticismi: mettete la faccia, cuore e impegno in questo progetto e avrete tutto il nostro sostegno e un ruolo da protagonisti». Cesa annuncia l’avvio di una campagna per il tesseramento che si concluderà alla fine di novembre e poi, entro fine anno o ai primi del prossimo, un congresso di fondazione. Tra le novità annunciate c’è anche l’adozione di un codice etico che preveda, tra l’altro, l’incompatibilità tra candidature e ruoli di segretario regionali e provinciali.
Anche Repubblica però annuncia i cambiamenti con grande enfasi e partecipazione:
Fine dell’Udc. Azzeramento di tutte le cariche. Sondaggio su Internet per scegliere il nuovo nome e il nuovo simbolo di quello che per ora viene chiamato Partito della nazione. Via al tesseramento e costituente a fine anno o, al massimo, a inizio 2011. I centristi vanno avanti come un treno verso l´obiettivo di trovare nuovi alleati e puntare al governo nel 2013. Dopo 14 anni di Unione di centro si riparte da capo e, dopo 91 anni, rischia di sparire dalla scena politica lo storico simbolo scudocrociato di eredità democristiana. E oggi – a chiudere la tre giorni centrista organizzata a Todi dalla Fondazione liberal di Ferdinando Adornato – parla il leader Casini. Che darà un taglio ancora più profondo al passato e alle vecchie gerarchie. Tanto che alla vigilia ci scherza sopra: «Chissà se domani esco vivo dalla sala congressi».
Casini pone le scadenze al 2013, per le prossime elezioni. L’evocazione del Gattopardo è d’obbligo, e Savino Pezzotta è il primo a rubarla alle penne di tutti.
Gerarchie e logo a parte, dove andrà il nuovo partito? Conversando nel giardino dell’Hotel Bramante, che ospita il seminario, Casini ha spiegato che salvo colpi di scena «l’orizzonte temporale» a disposizione per organizzarsi è di tre anni, ovvero fino alle elezioni del 2013. Insieme a chi? «Non so che faranno Rutelli, i popolari del Pd, i tanti moderati (leggi Fini, ndr) che non si riconoscono più in questo Pdl così cupo», ha detto Cesa indicando i possibili compagni di strada: «In che modo e da quali posizioni non lo so, ma ci ritroveremo insieme», ha aggiunto mentre comunicavano la loro adesione i repubblicani, tanto quelli di La Malfa che quelli della Sbarbati. Mentre Savino Pezzotta benedice il progetto di una forte rottura con il passato, perchè «se facciamo come il Gattopardo ci condanniamo» a restare un partito del 5%. Avanti dunque, verso orizzonti più laici per portare al centro nuovi elettori e alleati.