Diario da Madrid, con virgole: arrivano i nostri
Ore di spaesamento del nostro inviato tra i tifosi tedeschi e molta birra, poi i rinforzi
di Davide Cunsolo
Wir gehen auf Madrid. Appena arrivati, il concetto è semplice e lapidario: Madrid è in mano tedesca. Dove sono finiti tutti i camper incontrati per strada? Gli aerei, i charter? Pare siano ancora tutti a Malpensa, in preda alla più classica organizzazione “all’italiana”.
Plaza Santa Ana, le vie di Huertas e di Austrias sono in preda a beoni teutonici, biancorosso è il colore dominante, cori germanici riecheggiano per la città.
Ce ne andiamo a Madrid? Sì, ma quando pensate di arrivare? Nonostante il caldo infernale anche alle otto di sera, indosso la maglietta acrilica da allenamento di qualche anno fa, firmata da Materazzi (a quei tempi firmava wc06, world champion 2006), che il predominio di magliette biancorosse targate “opel” e “T home” va in qualche modo arginato.
Il risultato, se non per il microclima equatoriale che si crea sotto la maglietta, è inesistente. I tavolini dei bar sono occupati SOLO da tedeschi, e i boccali di birra, anche se qui non son boccali, proseguono senza soluzione di continuità: Robben, Olic, Ribery, l’inpronunciabile Schweinsteiger. Dove sono le magliette di Zanetti? E quelle del principe Milito? Mi accontenterei anche di vedere sulle spalle di qualcuno Georgatos, Van Der Meyde, Kallon. Niente.
Ci aggiriamo per il centro e, ogni tanto, da qualche vicolo, si sente qualche coro italiano…un milito, in rado gruppo, che si aggira per le strade e, un po’ timido, fa sapere che a Madrid, ci siamo anche noi. In Plaza de la Puerta del Sol, le cose, cambiano almeno in parte: c’è un gruppo che, a vederlo da lontano, sembra molto consistente: un due aste con una foto di Peppino Prisco che dice “a Madrid ci sono anche io”, ed una serie di cori cantati a gran voce. Da vicino, l’effetto, è un po’ diverso. Il gruppo è numeroso perchè attorno agli interisti urlanti e festanti, c’è un primo strato di magliette del bayern monaco, ed un secondo strato di turisti che immortalano questo momento. Sui giornali leggerete di cori, fratellanza, e vedrete foto di gemellaggi improvvisati, con la birra come utile collante; in realtà sento solo cori contro juventini e milanisti, e più che cori in comune i tedeschi subiscono, silenti, un’inaspettato e temporaneo predominio di voci italiane.
Ma, evidentemente, le mie preghiere notturne vengono ascoltate, il metodo organizzativo “all’italiana” inizia a funzionare, ed il giorno dopo Madrid, è nerazzurra. I primi aerei sono arrivati a Barajas, e plaza del Sole è equamente divisa, da una parte i nerazzurri, dall’altra i tedeschi. I cori, finalmente, sono riconoscibili, perchè la maggior parte dei tedeschi sono già impegnati ad ingerire birra (li avranno mai abbandonati, quei tavolini!?), e quindi mentre i tifosi del Bayern aumentano il loro tasso alcolico, la città riprende il suo giusto colore. Sono le quattro, e ci muoviamo verso lo stadio. Il resto, si vedrà.