Inter-Bayern: diario da Madrid, con virgole
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di Davide Cunsolo
Se bastasse il conteggio delle ore investite in questa finale a decidere chi sarà la vincitrice della (ex) coppa campioni 2009/2010, pochi interisti dubiterebbero di meritare una gioia simile. Alle 14 di questo venerdì 21 maggio, la nostra auto, “plana” su Madrid, zona Puerta de Toledo. Tra qualche anno, magari, tale racconto diventerà eroico o verrà quantomeno ingigantito da dettagli inverosimili, ma gli aridi numeri, al momento, parlano abbastanza chiaramente: 22 ore in coda fuori da una banca, una settimana fa, per essere uno dei 5000 fortunati con un biglietto in mano a prezzi normali, e 14 ore, oggi, per arrivare a madrid da milano, un’unica tirata in auto.
La voce, alla mezzanotte di giovedì momento della partenza, è che quasi tutte le persone in auto partiranno dall’italia stanotte, e quindi non viaggeremo da soli.
La nostra auto non ha particolari elementi di riconoscimento, a parte la targa MI, e le prime ore del viaggio, quelle in italia, passano via veloci. È alla prima sosta in autogrill, poco prima di Ventimiglia, che troviamo altri gruppi di “sventurati” in direzione Spagna: ci sono due camper, con sui lati delle evidenti pubblicità di noleggi, che in pochi secondi rilasciano un gruppo di ragazzi, pantaloncini e ciabatte, e magliette nere, con dietro la scritta “Y VAMOS A MADRID”. Qualche sorriso, qualche cenno di saluto, ma siamo ancora troppo lontani dalla metà per essere in fase adrenalinica, e infatti le chiacchere sul bancone del dell’autogrill parlano più di chilometri mancanti, di tappe intermedie, che della finalissima.
È solo quando le ore iniziano a diventare piccole, le uscite cominciano a chiamarsi “sortie”, i cartelli da verdi sono diventati blu, e le auto diventano più sporadiche, che iniziamo ad osservare le altre vetture con qualche interesse: ed è lì, che iniziano ad emergere le sciarpe nerazzurre appese agli specchietti, le magliette di zanetti in bella mostra sul lunotto posteriore, ad oscurare la visuale posteriore, le prime pagine della Gazzetta con scritto “VAMOS A MADRID” attaccate alla bene e meglio sul retro dei furgoncini. Ogni tanto, qualche auto, propone anche l’accoppiata “bandiera nerazzurra + bandiera italiana”, d’altronde tra meno di un mese iniziano i mondiali, siamo pur sempre in territorio francese, e proprio per questo motivo non possiamo non strombazzare ai proprietari del camper che, sul portabici posteriore, hanno legato la maglietta dell’inter numero 23, quello di Marco Materazzi, indimenticato protagonista, più per loro che per noi, dei mondiali in Germania.
Gli autogrill, sono sempre più vuoti, soltanto camion abbandonati al sonno notturno, e furgoncini camper e auto targate milano: la solitudine e la notte affinano gli animi, fanno condividere storie, racconti, risate, caffè notturni e redbull, per rimanere svegli, per arrivare prima possibile a Madrid, e quindi dover concentrare le proprie forze su un unico obiettivo, la finale di sabato.
Arrivati alle porte di Barcellona, il primo di tanti dubbi amletici: entrare in città, far colazione in centro, riposarsi qualche ora in un parco, o continuare in autostrada, direzione Madrid.
Optiamo per quest’ultima, e al primo autogrill degno di questo nome, ci fermiamo per la meritata colazione: sono poco più delle otto di mattina, e l’ottava ora di viaggio è stata superata. Tra un cafè espresso ed uno cortado, un ragazzo di fianco a noi, attacca bottone. È di Como (come noi), e ci chiede come abbiamo fatto ad avere il biglietto. Gli spieghiamo delle 22 ore in via Massaua, e lui ci dice che invece l’ha comprato da un bagarino, a Milano, per lui ed un suo amico, al prezzo totale di 900 euro, e che è preoccupato dal fatto che sui loro due biglietti ci sono i nomi di due persone russe, un uomo e una donna. Ci chiede dei nostri, gli spieghiamo che non hanno nome, ma gli diciamo di tranquillizzarsi, e che non avrà problemi, anche se in realtà pensiamo l’esatto contrario.
All’uscita, veniamo anche fermati da due signori; sono partiti da Lecce, sono in auto, e non hanno il biglietto, che contano di trovare una volta arrivati a Madrid. Li guardiamo con faccia stupita: già ci sentiamo un po’ pazzi noi, a fare tutto questo per una partita di calcio, ma pensare che qualcuno sia partito, in auto, da Lecce, e che stia andando a Madrid nonostante sia senza biglietto, lo troviamo veramente fuori da ogni logica.
Più ci avviciniamo alla capitale, più ogni incontro con auto italiane e scandito dal suono del clacson e dall’ostentazione della maglietta di samuel eto’o, che possa essere di buon auspicio per la finale. Solo alla fine, nell’interminabile deserto che si trova tra Saragozza e Madrid, finiamo in una area di servizio che d’improvviso ci fa tornare alla dura realtà: i nostri avversari! Una serie di camper targati Germania, ed un paio di sciarpe del Bayern. Ci incontriamo alla pompa di benzina, ma ci limitiamo a qualche sorriso, ad un saluto in lingua italiana, e poco altro. Li superiamo pochi minuti dopo, in autostrada, ed il colpo di clacson, insieme al solito sventolio della maglietta di Eto’o.
Le ultime ore, sono le peggiori: i chilometri verso Madrid diminuiscono ad una lentezza infinita, il traffico aumenta, così come le auto guidate da panzoni teutonici. Manca poco oramai, e le prime ore a madrid, per noi, saranno sul pavimento di un’amica, a cercare di recuperare qualche ora di sonno. Cosa ci aspetta fuori, in piazza, lo scopriremo poi.