Tranquilli, va tutto come deve andare
"Il mondo moderno è una storia di incontri di idee, mescolamenti, incontri e mutazioni"
Che cosa ha reso Homo sapiens sapiens, la specie cui apparteniamo, così speciale? Il divulgatore scientifico Matt Ridley prova a dare una risposta nel suo ultimo libro, The Rational Optimist, in arrivo negli Stati Uniti e recensito dal New York Times. Una storia dell’uomo dalle sue origini alla fine del 2100. Come nei suoi libri precedenti, Ridley fonde in un unico racconto antropologia, psicologica, genetica, economia e teorie matematiche cercando un grande motore nelle evoluzioni, e involuzioni, della storia.
Secondo Ridley, Homo sapiens non si rivelò così speciale per le dimensioni del suo cervello, del tutto simili a quelle dell’uomo di Neanderthal e nemmeno per la volontà di aiutare gli altri elementi nella comunità, cosa che fanno regolarmente molti animali sociali.
“A un certo punto, dopo milioni di anni passati a grattarsi la schiena a vicenda con graduale e crescente intensità, una specie, e una soltanto, si imbatté in qualcosa di totalmente diverso. Adamo diede a Oz un oggetto in cambio di un altro oggetto.”
L’introduzione del baratto, racconta Ridley, è dimostrato dalla presenza di alcune conchiglie perforate risalenti a più di 80mila anni fa e trasportate da una costa all’altra grazie agli scambi. A differenza dei Neanderthal, gli uomini moderni avevano iniziato a sfruttare non solo le risorse locali, ma anche quelle distanti portate dagli individui per ottenere in cambio altri beni.
I nostri lontani antenati non scambiavano solamente oggetti, ma anche conoscenza. L’osservazione e l’utilizzo dei beni prodotti dagli altri portava a una condivisione delle conoscenze e creava una intelligenza collettiva. Gli oggetti assumevano una funzione e gli uomini sapevano che funzione attribuire a quegli stessi oggetti.
I mercanti fenici che percorrevano il Mediterraneo erano criticati dai profeti ebrei come Isaiah e dagli uomini di lettere greci come Omero. Ma le reti per gli scambi commerciali consentirono alla Grecia di sviluppare il loro alfabeto, la matematica e le scienze, e successivamente favorirono l’innovazione nei centri del commercio dell’Impero Romano, dell’India, della Cina, dell’Arabia, del Rinascimento in Italia e delle altre capitali europee.
Per Ridley il processo di innovazione avvenne dal basso verso l’alto nel corso dei millenni. Furono dunque le aree con mercati fiorenti a favorire la costruzione dei nuovi imperi e a garantire agli stessi la sopravvivenza. Dal basso arrivarono le spinte e gli spunti per governanti e uomini di scienza: la ricchezza portata dal commercio costruisce gli imperi, e gli individui con spirito imprenditoriale sono spesso fonte di ispirazione per la scienza.
E in questo processo la creazione del tempo si rivelò fondamentale:
Puoi apprezzare i benefici del risparmiare tempo attraverso un criterio identificato dall’economista William D. Nordhaus: quanto tempo impiega in media un lavoratore per pagarsi un’ora di luce per leggere. Nell’antica Babilonia, ci volevano più di 50 ore per pagare quella luce prodotta da una lampada a olio. Nel 1800, ci volevano più di sei ore di lavoro per pagare la luce di una candela. Oggi, grazie al grande numero di possibilità di produzione dell’energia e alle lampade fluorescenti, ci vuole meno di un secondo.
Il processo descritto da Ridley nel suo libro non è naturalmente avvenuto in breve tempo e ha subito numerose battute di arresto a causa delle invasioni di altri popoli, delle guerre, dei cambiamenti di regime e delle carestie. E per il secolo che ci aspetta le cose potrebbero andare anche peggio. Secondo il divulgatore, il progresso nei prossimi cento anni potrebbe essere ostacolato dalla politica, dai conflitti, dalle epidemie e dal cambiamento climatico. La posizione di Ridley è comunque “razionalmente ottimistica”: l’innovazione potrà dare ampi margini per superare ostacoli e difficoltà.
“Il mondo moderno è una storia di incontri di idee, mescolamenti, incontri e mutazioni. E la ragione per cui la crescita economica è aumentata così tanto negli ultimi due secoli è dovuto al fatto che le idee si sono rimescolate più di quanto non avvenisse prima.”
Innovazione rimane la parola d’ordine per rendere sostenibile il nostro futuro, argomenta Ridley nella sua previsione sul futuro da qui al 2100:
“La prosperità si diffonde, la tecnologia progredisce, la povertà si riduce, le malattie si riducono, la fecondità diminuisce, la felicità aumenta, la violenza si atrofizza, la libertà cresce, la conoscenza fiorisce, l’ambiente migliora e la natura si espande”.