Le intercettazioni sui giornali: cinque casi
Repubblica elenca cinque casi in cui pubblicare i documenti di un'inchiesta è servito
Nel dibattito – chiamalo dibattito – sulla legge che “regola” l’uso delle intercettazioni, Repubblica oggi elenca cinque casi recenti in cui l’uso giornalistico di intercettazioni telefoniche avrebbe portato risultati preferibili alle controindicazioni.
La risata di Piscicelli
Il 6 aprile 2009, poche ore dopo il terremoto in Abruzzo, viene intercettata la telefonata tra l’imprenditore Pierfrancesco Gagliardi e suo cognato, Francesco Maria De Vito Piscicelli. Il primo dice “Oh, qui bisogna partire in quarta subito. Non è che c’è un terremoto al giorno. Così per dire, per carità, poveracci”<!–, il secondo risponde “Eh, certo, io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro al letto”. La pubblicazione del dialogo, avvenuta il febbraio scorso, porta alla loro esclusione automatica da qualsiasi appalto futuro nella zona terremotata. Piscicelli viene poi arrestato per corruzione nell’inchiesta sugli appalti G8.
La casa di Scajola
Durante l’inchiesta di Perugia sulla realizzazione dei “Grandi eventi”, dalle dichiarazioni dell’architetto Angelo Zampolini nasce il caso della casa romana con vista Colosseo di Claudio Scajola. La pubblicazione del contenuto degli assegni bancari e delle testimonianze sulla compravendita della casa portano alle dimissioni del ministro per lo sviluppo economico. Con il nuovo ddl sulle intercettazioni questo non sarebbe successo: è vietato pubblicare anche il riassunto degli atti delle indagini, fino alla chiusura delle stesse.
La escort di Frisullo
Nei racconti di una delle escort di Gianpaolo Tarantini spunta il nome del vice presidente della giunta regionale pugliese, Sandro Frisullo. Le indagini sull’esponente del PD erano ancora in fase preliminare, ma qualche settimana dopo la pubblicazione della testimonianza dell’escort il presidente della regione, Nichi Vendola, decide comunque di sostituire Frisullo. Mesi dopo, l’ex vice presidente viene arrestato per corruzione: aiutava Tarantini ad aggiudicarsi appalti sulla sanità in cambio di prostitute a pagamento.
Il riciclaggio di Di Girolamo
Nel 2008 Di Girolamo si candida per il PdL alla circoscrizione estero, e vince con 25.000 preferenze. Nel settembre di quell’anno il gip ordina gli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta su una sua casa fittizia in Belgio, ma la richiesta viene respinta dall’assemblea del Senato. Due anni dopo, nel febbraio scorso, vengono pubblicate sue intercettazioni da un’indagine che lo vede coinvolto in riciclaggio di capitali da parte della ‘ndrangheta, che lo avrebbe aiutato a essere eletto. La situazione cambia, il parlamentare perde l’appoggio del mondo politico e si dimette.
La soffiata di Toro
Il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, insieme a suo figlio Camillo, fornisce informazioni coperte dal segreto istruttorio agli indagati dell’inchiesta sugli appalti del G8 alla Maddalena, i cosiddetti membri della “cricca”. A far emergere la soffiata di Achille Toro sono state le intercettazioni, pubblicate anche sui giornali, che portano alle sue dimissioni.