Il cantante del Tea Party
Il suo vero nome è Jonathan Kahn, ha 42 anni e fa lo sceneggiatore a Hollywood
Chitarra, cappello da baseball e occhiali da sole scuri, Jon David canta “American Heart” di fronte al pubblico di tutte le convention del Tea Party, dal Nevada al Tennessee.
Non mi vergognerò mai…/ di essere americano / il mio corpo è americano / americana è la fede nel mio cuore/ alza la bandiera / nei miei occhi ci sono le stelle / sono innamorato di lei / e non me ne dovrò mai scusare.
L’ha cantata per la prima volta alla convention di Quincy, in Illinois, settembre 2009. Da allora “American Heart” è diventato l’inno ufficiale del Tea Party, la canzone simbolo dell’orgoglio conservatore americano. “È una fantastica canzone d’amore per l’America”, ha detto Sarah Palin.
Da qualche tempo sul sito dedicato alla canzone è apparsa però una pagina intitolata “La storia di un conservatore a Hollywood”, in cui Jon David spiega perché finora ha preferito cantare sotto falso nome.
Hollywood è un posto in cui il primo emendamento della Costituzione (quello che protegge la libertà d’espressione ndr) protegge l’arte ma non l’artista. Non è un segreto per nessuno che la maggioranza delle persone dell’industria dello spettacolo siano di sinistra. Quello che è meno noto invece è che gli artisti che non si dichiarano di sinistra spesso sono così disprezzati che la loro stessa sopravvivenza economica è a rischio.
Il Wall Street Journal racconta chi si nasconde dietro agli occhiali scuri di Jon David.
L’uomo che canta American Heart è Jonathan Kahn, sceneggiatore, regista e scrittore di Hollywood, la cui fede negli Stati Uniti d’America a quanto pare non vale anche per il posto che chiama casa. Per paura di essere ostracizzato nella città in cui lavora ha preferito mantentere l’anonimato. “A Hollywood se sei un conservatore sei morto”.
Lo scorso febbraio David ha cantato prima dell’ingresso di Sarah Palin sul palco della convention di Nashville. Due settimane dopo è stato l’attrazione principale della Conservative Political Action Conference a Washington. La leggenda dei Red Sox Curt Schilling ha detto che “American Heart” è la cosa più toccante che abbia mai sentito e l’ex ambasciatore degli Stati Uniti John Bolton ha consigliato a tutti di ascoltarla per capire quali sono i sentimenti dell’America vera.
Ma a Los Angeles non la pensano tutti così. Walter Afanasieff, uno dei produttori hollywodiani più potenti, non ci poteva credere: lui e Kahn hanno lavorato insieme per anni e ora stanno producendo l’album di un giovane cantante.
Com’è possibile che lo venga a sapere solo adesso? Dio mio, mi vengono i brividi, voglio dire, fa parte di una enorme organizzazione democratica e liberale come l’industria dell’intrattenimento di Los Angeles.
Jonathan Kahn è cresciuto a Pacific Palisades, Los Angeles. All’università giocava nella squadra di tennis di Stanford. Il suo primo film, un cortometraggio intitolato “The Chili Con Carne Club“, ottenne molto successo a Hollywood e nel 1998 Kahn scrisse e diresse il lungometraggio “Girl“, di cui firmò anche gran parte della colonna sonora. La sua rock band, “The Color Green”, ha prodotto tre album.
Oggi si rammarica per aver tenuto nascosta finora la sua identità politica. Il suo credo è un misto di patriottismo e autoaffermazione, in parte dovuto a una vita passata a cercare di sfondare a Hollywood. “Non credo nei favori, credo nella responsabilità personale”. Dice di non sopportare l’ipocrisia di fondo del sistema hollywoodiano, “il modo in cui sfrutta il capitalismo e lo condanna allo stesso tempo”.
Kann racconta di aver scritto American Heart di getto una notte della scorsa estate dopo aver parlato con una donna incontrata a un barbecue a Venice Beach.
Iniziò a elencare tutte le cose che non andavano in America, le chiesi se le piacevano gli Stati Uniti e mi disse di no: fu uno schock.
La svolta per il suo alter ego Jon David è arrivata alla convention del Tea Party in Missouri di questo mese. Dopo aver cantato American Heart, Sarah Palin lo salutò con un high-five mentre si incrociavano sul palco. Dopo il suo discorso lo andò a cercare per farsi una foto insieme a lui, ma si accorse che non indossava più i suoi soliti occhiali. “Dove li hai messi”, gli chiese la Palin.
Aveva deciso che era arrivato il momento di uscire allo scoperto:
Questa doppia identità è diventata fonte di troppa confusione: ho due indirizzi email, due caselle postali, a volte quando vado a qualche festa mi presento come Jon David.