Cos’è la “vendita allo scoperto”?
La vendita allo scoperto è una specie di prestito, non di denaro ma di titoli
L’euro è ai minimi storici e, dopo la brutta chiusura dell’indice Nikkei giapponese, anche i mercati europei stanno crollando, guidati da Milano a meno 4%. La caduta si deve alla decisione della Germania di tassare le transazioni finanziare e proibire, almeno fino al 31 marzo 2011, la vendita allo scoperto.
Cos’è la vendita allo scoperto?
Un’operazione finanziaria in cui vengono venduti titoli non realmente posseduti dal venditore. Cioè: i titoli vengono momentaneamente prestati dai fornitori — banche o intermediari finanziari — al venditore allo scoperto, che li vende a un’acquirente al prezzo di mercato del momento. Il venditore allo scoperto deve poi entro un certo periodo effettivamente comprare i titoli dalle banche o dagli intermediari, al nuovo prezzo di mercato. La vendita allo scoperto è quindi una specie di prestito, non di denaro ma di titoli. Le banche e gli intermediari guadagnano dall’interesse che il venditore allo scoperto deve pagare, un interesse che aumenta con il passare del tempo.
Un esempio: senza possederla, il venditore allo scoperto vende un’azione a 100 euro. La banca o l’intermediario gliela presta. Passano due settimane, e il valore di quell’azione scende a 80 euro. Il venditore allo scoperto la compra, e ci guadagna 20 euro per azione. Se, in caso contrario, il prezzo dell’azione fosse salito, il venditore allo scoperto ci avrebbe perso.
Cos’è successo?
I mercati hanno risentito dell’incertezza creata da questa decisione, che blocca una grossa fetta dei movimenti azionari. La regolamentazione imposta dalla Germania si applica solo sulle vendite allo scoperto dei bond in euro, di certi tipi di cds e dei dieci principali titoli tedeschi (tra cui Deutsche Bank e Allianz). L’intento è cercare di fermare le speculazioni degli investitori, che si sarebbero incrementate a causa delle difficoltà economiche di Grecia e Portogallo. Ipotesi che trova d’accordo il giornalista economico della BBC Robert Peston, secondo il quale erano proprio le speculazioni a tenere basso il prezzo dei bond di Grecia e Portogallo, rendendo molto più difficile per le due nazioni rivilitalizzare l’economia con nuove entrate.
Più critiche le banche: Mitul Kotecha del gruppo Credit Agricole ha accusato la Germania per aver preso una decisione in modo unilaterale, senza prima coordinarsi con gli altri paesi dell’eurozona.