Condanne più alte per la scuola Diaz
Oltre 85 anni di carcere, condannati anche i capi della polizia
È stata annunciata poco dopo la mezzanotte la sentenza d’appello del processo per le violenze della polizia nella scuola Diaz di Genova, durante il G8 del 2001. I giudici hanno deciso per condanne molto più severe di quelle che erano state assegnate nel processo di primo grado: 85 anni di carcere complessivi, che accolgono nella gran parte le richieste del pubblico ministero (che erano state di 110 anni) e riguardano anche i maggiori responsabili della polizia che erano stati assolti in primo grado.
Tra gli altri, il capo dell’Anticrimine, Francesco Gratteri, e’ stato condannato a 4 anni, l’ex comandante del Primo reparto mobile di Roma, Vincenzo Canterini, a 5 anni, e l’ex vicedirettore dell’Ucigos, Giovanni Luperi, a 4 anni.
Aggiunge stamattina Repubblica:
Pagano soprattutto i funzionari che guidarono la discussa operazione, e che nel frattempo sono stati promossi ai vertici del Ministero dell’Interno: Giovanni Luperi, attuale responsabile dell’Aisi, l’ex Sisde, è stato condannato a quattro anni di reclusione. Stessa pena per Francesco Gratteri, oggi capo dell´Antiterrorismo. Tre anni e otto mesi per Gilberto Caldarozzi, che catturò Bernardo Provenzano e ora dirige il Servizio centrale operativo. Cinque anni a Vincenzo Canterini, allora numero uno di quella «Celere» romana – il disciolto Nucleo Anti-Sommossa – che fece irruzione nell’istituto.
Sulla maggior parte dei reati è intervenuta la prescrizione. Ma i funzionari rispondono del falso ideologico. Mentirono Luperi e Gratteri, che gestirono l´intervento. Mentirono quelli che firmarono il verbale d´arresto pieno di bugie. Mentì il poliziotto che raccontò di essere stato aggredito a coltellate da una misteriosa Tuta Nera, e che fu sbugiardato dalle perizie. E mentirono i due che portarono all´interno della scuola le due bottiglie incendiarie, sequestrate in realtà molte ore prima nel corso della guerriglia urbana. Prescritta la posizione di Michelagelo Fournier, che parlò di «macelleria messicana» e in primo grado era stato condannato a due anni.
L’accusa aveva tra l’altro motivato così le richieste:
«Non si possono dimenticare le terribili ferite inferte a persone inermi, la premeditazione, i volti coperti, la falsificazione del verbale di arresto dei 93 no-global, le bugie sulla loro presunta resistenza. Nè si può dimenticare la sistematica e indiscriminata aggressione e l’attribuzione a tutti gli arrestati delle due molotov portate nella Diaz dagli stessi poliziotti»