Cose che ho visto a Cannes/3
Il diario del terzo giorno dell'inviato del Post: Woody Allen, Mike Leigh e uno pneumatico
di Gabriele Niola
Al solito proibitivo orario mattutino che mette alla prova anche le palpebre piu’ muscolose ho visto Another Year, il nuovo film di Mike Leigh. Il primo bel film della manifestazione, ed era anche ora!
Lui ha gia’ vinto con Segreti e Bugie nel 1996 e ha vinto anche Venezia con Il segreto di Vera Drake, ma questo film e’ ancora piu’ bello e raffinato, nonostante sia anche piu’ semplice nella struttura. Si pone l’obiettivo incredibile di raccontare il senso di incompiutezza di “un altro anno” buttato in una vita priva di sentimenti, fine tanto incredibile e impossibile da raggiungere che al solo sentire una sinossi simile di solito viene voglia di scaricare illegalmente Transformers 2. In sala pero’ si rideva e si piangeva di gusto.
Siccome per il weekend e’ venuta a trovarmi la mia ragazza che e’ poco pratica di questi mondi ho pranzato in “un ristorantino sulla spiaggia” che aveva notato. I camerieri erano vestiti di bianco, come le tovaglie, i clienti arroganti e impomatati, il mangiare eccessivamente buono, l’aria rarefatta e silenziosa. Il conto si e’ battuto da solo. Mi costera’ almeno tre articoli in piu’ del previsto. Gli si vuol bene (alla ragazza) ma ognuno conosce i propri ambiti e qui sono speciali per aggiungere zeri ai conti.
Tra le volte che lo si ripete nel film e le volte che lo ha detto lui in conferenza stampa “la vita non ha senso” potrebbe essere la tagline di You will meet a tall dark stranger, il nuovo film di Woody Allen. Della pellicola che dire? E’ fenomenale come tutte le sue ultime, specie quelle non americane e quelle in cui scherza poco (anche se qui un po’ si ride) e chi dice il contrario possa marcire nell’inferno dei cinema natalizio.
Come potersi perdere poi la conferenza stampa con l’usuale serieta’ alleniana quando tutti intorno a lui scherzano e ridono. Per le statistiche vale la pena notare che, sebbene gli avessero fatto un’altra domanda, comunque anche stavolta ha parlato della morte.
Ho incontrato in gran segreto (in realta’ non fregava nulla a nessuno) Andrey Konchalovskiy, un nome che solo a sentirlo gia’ vengono in mente le “corazzate”. Invece e’ un russo scappato in America negli anni ’80 “per inseguire la liberta’ di viaggiare non certo la liberta’ artistica, quella non produce niente di buono!”, dove ha diretto Stallone e Kurt Russel in Tango & Cash e anche il mitico A 30 secondi dalla fine. Ora (dopo aver fatto anche diversi austeri progetti autoriali sia chiaro!) ha girato in live action e in 3D Lo Schiaccianoci con John Turturro, blockbuster europeo probabilmente di Natale attualmente in post produzione e qui in promozione al mercato dei film.
E’ un anziano signore russo (“uno degli ultimi nobili in vita” dice con deferenza una giovane collega tedesca di palesi origini russe) che con tutta l’ingenuita’ di cui alle volte sono colmi i russi di quegli anni mi ha detto che ha cercato di fare un film secondo solo a Mary Poppins! Avrei voluto rispondergli “Eeeeeh! Addirittura!!” ma non sapevo come si dice in inglese.
Roso dal senso di colpa per essermi dedicato solo ai film in primo piano pieni di nomi noti, trascurando invece le sezioni parallele giovani e dinamiche piene di film kazaki (denominate emblematicamente Quinzaine des realisateurs e Semaine de la critique) alle 20 mi rechero’ a vedere Rubber, storia di uno pneumatico (sic!) scritta, diretta, fotografata e montata dall’autore stesso. Quando si dice “il mio film me lo faccio da me”.
Se sopravvivo porto la ragazza a rubare una cena in qualche cocktail party. Massimo risultato con minimo sforzo. Domani per fortuna riparte.