Trentasei gare sospette tra serie A e serie B
Undici gare sospette durante questo campionato di serie A, secondo i bookmakers
Spezziamo una lancia – solo per questa volta – a favore dei complottisti. Dei complottisti sul calcio, almeno.
Poche cose come il calcio riescono a generare complicatissime e spesso inconsistenti ricostruzioni dietrologiche. La squadra X ha pareggiato apposta contro la squadra Y per non far vincere la squadra Z, che così avrebbe venduto il giocatore Tizio a un prezzo più basso, ma solo se questo non segnava, e per questo ha sbagliato il rigore apposta, eccetera eccetera. Però poche cose come il calcio – quello italiano, e quello recente – hanno una storia piena di eventi di questo tipo: risultati combinati, gol sbagliati apposta o segnati per sbaglio. Negli ultimi dieci anni nove procure diverse hanno indagato su reati di frode sportiva. Il campionato che si concluderà domani – e che potrebbe essere deciso dalla strumentale resa della Lazio di qualche domenica fa – potrebbe non fare eccezione, a osservare i comportamenti e le decisioni delle agenzie di scommesse, sempre molto attente alle concentrazioni di puntate su risultati sospetti. Ne scrive Corrado Zunino su Repubblica.
Una ricognizione sull’annata del calcio professionistico realizzata dal punto di vista del “banco” rivela che le grandi agenzie di scommesse, italiane ed europee, hanno alzato l’allarme sulla bontà di una gara di A per 11 volte. Undici partite a rischio, puntate vietate o frenate. Compresa la prossima Catania-Genoa. Se si scende in Serie B la situazione si fa pesante: il banco ha registrato quest’anno 25 interventi “a difesa”. E anche qui è già segnalato il prossimo “alarm”: Piacenza-Triestina, domani pomeriggio. Il “provider” Better, che lavora il calcio per conto di Lottomatica, ha avvistato una valanga di scommesse sul pareggio, che agli ospiti in chiave salvezza serve davvero. E non ha aperto il gioco. Si è tutelato, ancora una volta.
Il Sun della settimana scorsa titolava “The italian job”: una marea di scommesse sul pareggio di Chievo-Catania aveva dissanguato i bookmaker inglesi. In Italia avevano capito l’antifona, sospendendo le scommesse.
Da noi Snai e Lottomatica, Mistertoto e Intralot avevano avvistato dal mercoledì il generoso affluire di denaro sul pareggio di Verona (1-1 con rigore di Maxi Lopez e undici errori sotto porta di Pellissier e compagni). The italian bookmakers chiusero la baracca e avvertirono i Monopoli di Stato, che girarono le informazioni al procuratore federale. “Basta distrarsi 48 ore e ti lasciano in mutande”, spiega Calvi, una lunga esperienza da quotista proprio in Inghilterra, “ci sono organizzazioni capaci di muovere 50 picchettisti su 50 agenzie sul territorio. Tutti i giorni, più volte al giorno. E altrettanti sono in grado di far partire, senza mai superare i tetti massimi, le puntate su Internet”.
Proprio il Catania avrebbe la tendenza a figurare nelle partite sospette (quattro volte, quest’anno), ma anche il Chievo non scherza.
Una settimana e due giornate dopo il Chievo si è esibito in un altro bel pari casalingo con il Parma, anticipato da forti volumi sul segno X: 46.238 euro sul pareggio per Betfair. com, il 98% delle puntate. E domenica scorsa cinque operatori non hanno aperto Bologna-Catania: 86% delle giocate sul pari, risultato confermato.
Non sarebbe la prima volta che saltano fuori movimenti illeciti attorno alle scommesse sulle partite di calcio. Nel 2005 a Udine un’inchiesta raccontò di come ventuno giocatori – tra cui Di Michele e Jankulovski – scommettevano dagli spogliatoi, spesso nell’intervallo delle partite. Nel 2001 il calciatore dell’Atalanta Doni e altri suoi compagni fecero scommettere parenti fino al terzo grado. Qualche deferimento, due patteggiamenti, nessuna condanna: i protagonisti di quelle vicende giocano ancora, o sono diventati allenatori, procuratori. E parliamo solo della serie A. Nelle serie minori le cose vanno ancora peggio.
In Serie B, tra le 25 partite segnalate dagli scommettitori c’è la vittoria del Crotone a Torino, 30 novembre scorso. Garantì un assalto di ultras granata al ristorante dove Di Michele, nel frattempo passato al Toro e oggi al Lecce, stava celebrando il compleanno e un’epurazione nella successiva campagna d’inverno: nove giocatori venduti. L’8 febbraio scorso, poi, si registrò un volume di giocate straordinarie sul 2-2 di Gallipoli-Grosseto. E risultato esatto è stato: chi scommise 100 euro arrivò a guadagnarne 1000. Due espulsi seguirono quella partita, poi le dimissioni dell’allenatore Giannini e la seconda inchiesta federale. Il Gallipoli, con i suoi cronici problemi di bilancio, sarà toccato dagli “alarm” del banco scommesse sette volte. La Salernitana, retrocessa da mesi, cinque. Il girone C della Seconda Divisione, poi, è un buco nero del calcio. Le agenzie l’hanno sospeso per mesi. Tutto è nato da un rutilante Scafatese-Monopoli: finì 3-3, “risultato fisso” pagato a 80.
Lo scettico a questo punto si chiede: ma come si fa a truccare una partita? Come si fa a mettere d’accordo sempre tutti e ventidue i giocatori in campo? Com’è che non c’è mai nessuno che si ribella?
Un trader dei giochi, esperto di azioni e derivati che si è riadattato alla turbofinanza calcistica, racconta: “Le grandi organizzazioni del crimine guadagnano sullo spread, la variazione della quota nel corso delle partite. Si possono vincere somme considerevoli anche senza truccare il risultato finale, semplicemente forzando le dinamiche dell’incontro. E per forzare le dinamiche i portieri sono decisivi”. L’anno scorso la Digos registrò una minaccia contemporanea nei confronti di quattro portieri di serie B.