Revisionismi: Carosio non disse “negraccio” al guardalinee
Lo storico telecronista tv venne sostituito perché sospettato d'aver insultato un guardalinee
La prima partita dell’Italia la commentò ai mondiali del ’34, e vincemmo. Dai microfoni della EIAR — l’ente radio pubblico dell’Italia fascista — Nicolò Carosio passò poi a quelli della RAI, e per trent’anni fu il telecronista ufficiale della Nazionale di calcio.
“Vi parla, Nicolò Carosio”
Più di trent’anni, anzi. Al mondiale del ’70 in Messico, durante Italia – Israele poi finita zero a zero, su segnalazione del guardalinee etiope Seyoum Tarekegn l’arbitro annullò due gol all’Italia. Dopo la partita, a Carosio venne attribuita la frase
Ma cosa vuole quel negraccio?
che il telecronista avrebbe detto nei confronti del guardalinee. La citazione, smentita del telecronista, scatenò molte polemiche. Arrivò all’ambasciata etiope e poi al nostro ministero degli Esteri. Nella partita successiva, Carosio venne sostituito da Nando Martellini.
La Rai, attivata dalla Farnesina, intimò a Carosio di rientrare immediatamente in Italia. Qui scattò la solidarietà dei colleghi a difesa di Nicolò: «Se rientra lui, rientriamo tutti». Perciò, ecco il compromesso: telecronaca a Martellini e Carosio resta a Città del Messico…. …Ma c’è un altro elemento da tenere in considerazione: la radio. Cosa sia stato detto nel corso della Radiocronaca Rai, non è possibile oggi ricostruire, perché, per molti anni, l’archivio di Radio Rai ha latitato.
L’anno scorso il programma della RAI La domenica sportiva trovò e mandò in onda la telecronaca della partita del ’70, e si scoprì una volta per tutte che Carosio non aveva mai detto quella frase. Ma il mistero non si concluse del tutto: molto probabilmente qualcuno diede del “negraccio” al guardalinee, solo che non si sa chi fosse.
Oggi Massimo de Luca pubblica sul Corriere della Sera un’anticipazione del libro “Sport in TV”, scritto assieme a Pino Frisoli: il libro sarà presentato domani al Salone del Libro di Torino e contiene tra le altre storie una ricostruzione di quella storia sulla fine della carriera di Carosio. De Luca ipotizza che il fraintendimento sia partito dalla trasmissione radiofonica della partita.
Cosa sia stato detto nel corso della Radiocronaca Rai, non è possibile oggi ricostruire, perché, per molti anni, l’archivio di Radio Rai ha latitato. Esiste, però, una testimonianza precisa: una lettera al quotidiano romano «Il Messaggero», pubblicata 2 giorni dopo Italia-Israele, firmata Laiketsion Petros, ingegnere etiope residente a Roma sotto il titolo: «Una frase di pessimo gusto». «Sono rimasto molto sorpreso — scrive l’ingegnere — nel sentire alla radio i commenti sia del radiocronista che di altre persone relativi al guardalinee etiopico Tarekegn, dopo (attenzione: dopo n.d.a.) la cronaca della partita Italia-Israele. La frase che più mi ha colpito è stata quella, più volte ripetuta: “Il Negus si è vendicato. A parte il fatto che il Negus si è già vendicato, perdonando e dimenticando il passato, e oggi Italiani ed Etiopici vivono sia in Italia che in Etiopia nella migliore delle armonie, sia nel lavoro che nello sport, ritengo che questa frase detta a 20 milioni circa di radioascoltatori, sia veramente di pessimo gusto e del tutto priva di qualsiasi fondamento». Qualcosa di «improprio» (oggi diremmo di «politicamente scorretto») doveva evidentemente essere sfuggito, più probabilmente alla radio che alla tv e, a giudicare da quel «dopo», potrebbe essersi trattato anche di un’ estemporanea e improvvida uscita di qualche intervistato del dopo-gara, più che di un eccesso tardo-patriottico del radiocronista che era Enrico Ameri.
Una spiegazione plausibile, che potrebbe porre fine a una questione andata avanti per quarant’anni. Una questione che in parte infangò un nome che era sempre stato sinonimo di classe e pacatezza.