Perché il Canada funziona
Sagge decisioni politiche e un po' di fortuna hanno tenuto il Canada in pista, scrive l'Economist
Forse la smetteranno di fare battute sui canadesi. Mentre gli Stati Uniti fanno ancora una discreta fatica a uscire dalla crisi economica, infatti, il Canada sarebbe ormai in una fase di solida ripresa economica – peraltro, al termine di una recessione piuttosto blanda. Il dollaro canadese si mantiene forte, la banca centrale sembra avere intenzione di alzare i tassi di interesse, il tasso di disoccupazione arretra già da agosto. Il tutto senza risentire dei legami profondi con l’economia statunitense. Insomma, il Canada funziona. Il perché lo spiega l’Economist di questa settimana: un misto di fortuna e buone decisioni politiche.
Partiamo dalle buone decisioni. Il sistema bancario canadese è caratterizzato da una regolamentazione piuttosto rigida, frutto delle misure che vennero varate all’indomani del collasso delle banche a metà degli anni Ottanta. La sobrietà nelle loro decisioni strategiche e la loro scarsa dipendenza dai fondi di investimento li ha messi al riparo dai guai che hanno avuto gli istituti bancari negli Stati Uniti e in Europa. Lo stesso paradigma – sobrietà, sacrifici, visione di lungo periodo – è stato applicato dai governi alla finanza pubblica.
Soltanto nel 1995 il debito pubblico del Canada e la sua economia stagnante avevano spinto il Wall Street Journal a definirlo “membro onorario del terzo mondo”. Il debito venne tagliato anno dopo anno, oggi equivale al 36 per cento del prodotto interno lordo e sta ancora scendendo: la metà di quello degli Stati Uniti, che invece aumenta.
L’Economist precisa: non è che il sistema canadese sia il migliore del mondo. L’estrema rigidità del suo sistema bancario li ha protetti dai grandi fallimenti, ma rallenta l’innovazione e costringe i canadesi a pagare di più per i loro servizi. Insomma, non è detto che al prossimo giro non possa diventare un ostacolo. Intanto ha funzionato.
Poi, sì, c’entra anche la fortuna. Se il tessuto economico e industriale della parte orientale del Canada somiglia molto a quello europeo, scrive l’Economist, la parte occidentale somiglia di più al Brasile: ricca di materie prime e pozzi petroliferi, la zona ha molto beneficiato della crescente richiesta di materie prime da parte della Cina.
Gli Stati Uniti non sono gli unici che possono imparare qualcosa dal Canada. Prendete la Gran Bretagna: da giorni stanno lì a rimuginare su come fare ad avere un governo senza un partito di maggioranza. La soluzione sarebbe dietro l’angolo, scrive Tom Dollar su FiveThirtyEight: fare come il Canada.
Negli ultimi tre anni il primo ministro canadese Harper ha guidato il governo senza una maggioranza parlamentare e senza una coalizione a suo sostegno. Molti sostenevano che Harper – che è un conservatore – avrebbe avuto vita breve, e sarebbe stato comunque costretto ad allearsi con qualcuno e diluire il suo programma di governo, renderlo più moderato, più centrista. Sbagliato. Harper ha governato da vero conservatore: tagli alle tasse, trivellazioni petrolifere, collaborazione con l’amministrazione Bush, deregolamentazione delle armi, incremento del budget per la difesa. Intanto l’opposizione – che avrebbe pure la maggioranza in parlamento, se riuscisse a mettersi d’accordo – è messa così male che qualsiasi minaccia di voto di sfiducia non può che essere un bluff: se si votasse domani, Harper guadagnerebbe voti e seggi.