Sarà dura
Un documento riservato pubblicato dall'Observer fa traballare i colloqui tra Cameron e Clegg
In Gran Bretagna quella di oggi sarà un’altra giornata di riunioni tra conservatori e dei liberaldemocratici, ormai da 48 ore alla ricerca di un accordo che permetta loro di formare un governo di coalizione. I colloqui erano stati sospesi ieri, al termine di una cena tra Cameron e Clegg, e ripartiranno a mezzogiorno, portati avanti da due delegazioni. Sebbene le due parti finora non abbiano perso occasione per elogiare lo spirito positivo e costruttivo degli incontri, le trattative sembrano ancora in fase di stallo e i due leader stanno iniziando a diventare bersaglio delle ali più oltranziste dei loro partiti, che hanno già manifestato la loro insofferenza verso i compromessi che bisognerà inevitabilmente affrontare qualora si dovesse trovare un accordo.
Ieri è stato il giorno di Nick Clegg, affrontato a Smith Square da alcuni suoi sostenitori che gli chiedevano di tenere la barra dritta sul fronte della riforma elettorale: si tratta probabilmente del tema più caro in assoluto ai liberaldemocratici, ma i conservatori da quell’orecchio non ci sentono. Ha rincarato la dose Simon Hughes, ex presidente del partito:
Mi sono battuto per quarant’anni per una riforma elettorale più equa e non ho intenzione di smettere adesso.
Cameron non se la passa molto meglio: da sempre osteggiato dall’ala più tradizionalista del partito, il leader dei conservatori inizia a essere criticato per la mancata vittoria immediata. Il risultato elettorale dei conservatori resta ragguardevole – 97 seggi strappati agli avversari – ma non è bastato a mettere al sicuro un risultato che sembrava scontato fino a pochi mesi fa ed evitare una contrattazione che non può che essere complessa, viste le differenze che separano conservatori e liberaldemocratici su temi cruciali come la politica estera, l’immigrazione, la politica di difesa. L’Observer di questa mattina racconta che Michael Ashcroft, imprenditore milionario e vicepresidente del partito conservatore, sarebbe furioso nei confronti di David Cameron. Altri esponenti del partito sarebbero fortemente critici per il modo in cui è stata affrontata la campagna elettorale, nonché per la decisione di accettare quei dibattiti televisivi che hanno segnato il corso dell’elezione. Oggi il leader dei Tory aggiornerà i parlamentari del suo partito sulla situazione delle trattative con i liberaldemocratici e qualcuno potrebbe muovergli alcune di queste critiche in modo diretto (altri hanno già chiesto che qualsiasi accordo con Clegg venga sottoposto a un voto dei dirigenti del partito).
I motivi di frizione tra conservatori e liberaldemocratici non si esauriscono qui. L’Observer di oggi pubblica un documento riservato dei Tory che è destinato a diventare un ostacolo non indifferente nella ricerca di un’alleanza: una lettera di William Hague – ministro ombra degli esteri – a David Cameron sulla politica estera e i rapporti con l’Unione europea. Un testo esplicito e particolarmente duro.
I risultati di questa elezione cambiano i rapporti della Gran Bretagna con l’Unione europea. Non entreremo mai nell’euro. Approveremo presto una legislazione che ci permetta di chiarire alcune cose che ci stanno a cuore: qualunque trattato che trasferisce poteri e competenze alle istituzioni comunitarie dovrà essere sottoposto a referendum, il parlamento controllerà più severamente ogni regolamento comune. Inoltre, abbiamo intenzione di riprenderci sovranità e poteri in tre aree fondamentali: la Carta dei diritti fondamentali, la giustizia penale, la legislazione sul welfare e l’occupazione. Siatene certi: vogliamo raggiungere questi obiettivi con il confronto e non con lo scontro. Ma vogliamo raggiungerli entro questa legislatura.