L’uomo che aveva le chiavi dello spazio
Wendt lavorò per decenni alla rampa di lancio, curando la sicurezza degli astronauti prima del lancio
di Emanuele Menietti
Avvicinandosi alla rampa di lancio, Guenter Wendt consegnò il suo dono agli astronauti che per primi avrebbero messo piede sulla Luna: una chiave lunga quasi un metro. Era il luglio del 1969 e lo spiritoso regalo era la “chiave per la Luna” del primo responsabile delle piattaforme NASA per i lanci nello spazio con equipaggio umano. Qualche anno prima, nel 1965, il regalo per gli astronauti della missione Gemini V era stato un kit da idraulico, sul quale Wendt aveva scritto “kit di riparazione”.
Era fatto così, Guenter Wendt: spiritoso e attento ad allentare la tensione, ma al tempo stesso severo e molto scrupoloso nel suo lavoro. Sulla rampa di lancio era incaricato di eseguire le ultime verifiche tecniche e di sicurezza ed era l’ultimo uomo che vedevano gli astronauti prima di partire verso il cosmo. Wendt era talmente meticoloso e perentorio da essere soprannominato il Führer della rampa di lancio da John Glenn, il primo statunitense mandato in orbita nei primi anni Sessanta. Glenn aveva ragione, non solo per il piglio sicuro del responsabile NASA, ma anche per il forte accento tedesco di Wendt e per il suo passato nella Luftwaffe, l’aeronautica militare tedesca.
Guenter Wendt è morto lo scorso lunedì all’età di 85 anni, racconta il Wall Street Journal. Nel corso degli anni, decine di astronauti hanno affidato le loro vite a Wendt e alla sua maniacale attenzione per i dettagli sulla rampa di lancio. Il nemico numero uno di Wendt era il tempo, reso materiale e tangibile dal timer che scandiva gli ultimi momenti prima dell’accensione dei razzi per portare gli equipaggi oltre l’atmosfera terrestre.
Nato nella città di Berlino, Wendt fu colpito due volte durante la Seconda guerra mondiale, stando alla documentazione dell’epoca. Nel 1949, Wendt decise di trasferirsi a St. Louis, dove si ricongiunse con il padre, che era diventato un cittadino americano prima della guerra. Si manteneva lavorando come meccanico e come istruttore di volo a terra. Nel 1955, divenne un cittadino americano e fu assunto nella McDonnell Aircraft Corp., principale appaltatore del programma spaziale Mercury.
Wend sviluppò rapidamente una grande attenzione per i dettagli, cercando di imparare dagli errori commessi durante le prime fasi del programma Mercury. La prima missione dell’Apollo non ebbe però Wendt come protagonista. La NASA aveva cambiato alcuni contratti, così l’esperto assistette da semplice spettatore alla tragica fine degli astronauti del test del 1967, vittime di una violenta esplosione sulla rampa di lancio.
Guenter tornò al proprio posto qualche anno dopo, in tempo per la missione dell’Apollo 7. Quando regalò l’enorme chiave per la Luna agli astronauti dell’Apollo 11, ricevette in cambio da Neil Armstrong un piccolo biglietto di carta. Era un buono per un «viaggio spaziale in taxi valido per uno spostamento tra due pianeti qualsiasi».
Nel corso degli anni Wendt divenne un’icona dei lanci spaziali della NASA. La sua lunga carriera presso l’ente spaziale americano gli consentì di partecipare a buona parte delle missioni Apollo-Soyuz, Skylab e le prime missioni dello Shuttle. Decise di andare in pensione nel 1989 e fece anche parte della commissione che analizzò un altro catastrofico incidente, quello dello Shuttle Challenger del 1986 esploso a meno di due minuti dal lancio da Cape Canaveral. Wendt si ritirò a Titusville (Florida, USA) a pochi chilometri di distanza dalle rampe della NASA, il suo posto di lavoro a un passo dallo spazio.