“Diamogli corda”
Gordon Brown a Cameron e Clegg: fate questa coalizione, se ci riuscite
Il primo ministro britannico Gordon Brown ha preso la parola questo pomeriggio a Downing Street per pronunciare il primo discorso ufficiale da quando si ha la certezza che i conservatori non sono riusciti a ottenere una maggioranza assoluta alla camera dei comuni.
Un discorso importante e atteso: senza un partito di maggioranza in parlamento, infatti, Brown potrebbe chiedere alla regina di avere un incarico di tipo “esplorativo”, allo scopo di sondare il terreno e cercare di formare una coalizione. Uno scenario del genere avrebbe portato a giorni di aspre polemiche, considerato che i conservatori – pur senza maggioranza assoluta – rimangono il partito che ha ricevuto più consensi, e i liberaldemocratici dicono da tempo che il compito di formare un governo spetta al partito più votato.
Brown invece sta adottando la strategia “diamogli corda”. Questa è la sintesi che il Guardian ha fatto del suo intervento:
Ha detto che rispetta e accetta il parere di Nick Clegg per cui il primo che deve provare a formare un governo è David Cameron. Ma ha lasciato capire che andrà a finire male. Ha detto che lascerà che Clegg parli con Cameron, ma suggerendo che i loro contatti falliranno e che a quel punto il labour sarà in una posizione di maggior forza per accordarsi con I LibDem.
Ha fatto capire di avere cambiato atteggiamento sulla riforma elettorale. Prima delle elezioni Brown aveva detto di essere per il “voto alternativo”, un sistema non pienamente proporzionale. Ai LibDem non basta. Brown ha appena detto che devono decidere gli elettori con un referendum. Può essere un’indizio che Brown è disponibile al proporzionale.
Brown ha insistito che il governo deve rispondere subito alla crisi economica che colpisce l’Europa. E finora ha sempre sostenuto di avere maggiore esperienza economica dei suoi rivali e questa insistenza sulla crisi serve a rinforzare le sue pretese sul prossimo governo.
Pochi minuti dopo ha preso la parola Cameron, dal quartier generale dei Tory. Il leader dei conservatori ha detto – anche lui – che il paese ha bisogno il prima possibile di un governo forte, stabile e in grado di prendere decisioni. Ha enfatizzato il messaggio di cambiamento inviato alla politica dagli elettori britannici e ha detto che sta vagliando due opzioni.
La prima è quella di costituire un governo di minoranza. La seconda è cercare un’alleanza con i libdem. Una strada possibile, ma che Cameron ha voluto delimitare rivendicando tutti i punti del suo programma che lo separano da Clegg: l’atteggiamento nei confronti dell’Unione europea, la politica di difesa e gli armamenti, le scelte sull’immigrazione. Anche sulla riforma della legge elettorale – storico cavallo di battaglia dei libdem – Cameron è stato cauto: si è detto pronto a rivedere le dimensioni dei collegi, ha proposto una commissione apposita per studiare il problema ma ha detto che il first-past-the-post non si tocca. I liberaldemocratici e i conservatori possono trovare un terreno comune su cui accordarsi – soprattutto sulle tasse, sull’abbattimento del debito pubblico e sull’ambiente – ma Cameron ha fatto capire di non essere disposto a grandi concessioni a Clegg (specie alla luce, ma questa è una nostra illazione, del risultato deludente dei libdem).