Cosa fa la macchia, cosa fa la BP
Sta arrivando nel Golfo del Messico la struttura che dovrebbe aspirare il petrolio dall'acqua
Dovrebbe arrivare a destinazione entro poche ore l’enorme struttura con cui la BP cercherà di fermare l’emorragia di petrolio della Deepwater Horizon, la piattaforma petrolifera affondata ormai due settimane fa nel Golfo del Messico.
La struttura in cemento e acciaio, alta 12 metri e pesante poco meno di 100 tonnellate, è una specie di grossa cupola aspiratrice, che dovrebbe succhiare il petrolio che sta fuoriuscendo dalla più grossa delle tre falle, riversandolo in una nave in superficie. La CNN scrive che in caso questa prima fase andasse per il verso giusto, i tecnici della British Petroleum — l’azienda che controlla la piattaforma — hanno poi intenzione di inviare sott’acqua una seconda struttura, più piccola, che si occupi della seconda falla. I vertici della BP non hanno però nascosto i loro timori: la tecnica non è mai stata provata a una tale profondità (circa un chilometro e mezzo), e sarà difficile non imbattersi in qualche ostacolo. Per posizionare la struttura ci vorranno diversi giorni.
La più piccola delle tre falle è stata chiusa l’altroieri, ma questo non ha cambiato granché la situazione: ha in parte agevolato le operazioni, ma non ha diminuito la quantità di petrolio che si sta disperdendo in mare.
In attesa di azionare la cupola, la BP sta spargendo sostanze chimiche in acqua, con l’obiettivo di disperdere il petrolio e semplificare le operazioni che avverranno nei prossimi giorni. Questa scelta ha sollevato parecchie polemiche: come scrivono il New York Times e Wired secondo alcuni scienziati sarebbe infatti solo una mossa strategica per migliorare l’immagine dell’azione della BP: la sostanza, chiamata Corexit 9500, disperderebbe infatti le molecole di petrolio rendendolo meno visibile in acqua, ma non cambierebbe nulla della situazione ambientale, anzi la peggiorerebbe. Le associazioni ambientaliste e l’industria ittica hanno chiesto chiarimenti, ma la segretezza della formula dell Corexit non aiuta a far luce sui suoi effetti.
La macchia, intanto, si avvicina sempre più pericolosamente al delta del Mississippi. Poche ore fa sono state trovate tracce di petrolio su Freemason, una delle isole Chandeleur vicinissime alle coste della Louisiana. Il portavoce della BP John Curry ha dichiarato che si tratta del primo caso in cui la macchia arriva a toccare terra. L’ammiraglio della Guardia marina Mary Landry ha spiegato però che la concentrazione maggiore di petrolio è ancora distante un paio di chilometri dalla costa, e le ultime previsioni dicono che le condizioni meteorologiche la terranno stabile per almeno per tre giorni.