La morte delle tartarughe: è stato il petrolio?
«Non ci sono prove di una contaminazione da petrolio»
Il petrolio che si è riversato in mare in seguito all’incidente della piattaforma petrolifera della BP rischia di compromettere flora e fauna di parte del Golfo del Messico. Il timore è di esperti e ambientalisti che stanno monitorando lo spostamento della chiazza di olio nero verso le coste della Louisiana. Nella giornata di ieri lungo le spiagge sono state ritrovate una trentina di tartarughe marine prive di vita.
In un primo momento si pensava che la causa potesse essere il petrolio, ma le autopsie sui primi esemplari sembrano escludere questa ipotesi. Al momento le cause della morte delle tartarughe marine rinvenute sulle coste non sono ancora chiare.
Brian Gorman del National Marine Fisheries Service di Gulfport (Mississippi), ha detto lunedì che non ci sono prove di una contaminazione da petrolio. Ma, dice, ciò non significa che ulteriore analisi non rivelino qualcosa. Le carcasse si sono sensibilmente decomposte. Le necropsie sulle altre tartarughe sono ancora in corso.
Stando alle prime informazioni, almeno sei delle decine di tartarughe marine trovare morte appartengono alla specie Lepidochelys kempii (Tartaruga di Kemp) a rischio di estinzione. Questi animali raggiungono le coste del Messico e del Texas stagionalmente per riprodursi.
Altre specie marine potrebbero essere a rischio man mano che la chiazza si diffonde e si dirige verso le coste.
Si stima vi siano almeno 445 specie ittiche, 45 tipi di mammiferi, 32 specie di anfibi e rettili e 134 specie di uccelli in pericolo a causa della perdita di petrolio, compreso il tonno rosso dell’Atlantico e cinque delle sette specie di tartarughe marine esistenti al mondo. La vegetazione a sud delle Chandeleur Islands è molto vicina all’area della perdita di petrolio. Questi vegetali vengono utilizzati da diverse specie di squali per allevare la prole, proprio in questi giorni inizia la stagione della deposizione delle uova nel Golfo. Lo squalo balena, il pesce più grande del globo, si nutre del plancton sulla superficie dell’acqua e potrebbe risentirne.