Krugman: “L’euro una cattiva idea”
"I paesi in crisi vedranno assalti alle banche comunque, e saranno costretti a misure drastiche come il blocco temporaneo dei prelievi. E questo potrebbe preludere a un’uscita dall’euro"
“Gli scettici dell’euro”, dice Paul Krugman nella sua rubrica di oggi sul New York Times, “pensavano che l’euro non si sarebbe fatto, che era una cattiva idea, che non sarebbe durato”. E invece si è fatto, ma adesso sembra che fosse una cattiva idea proprio per le ragioni accampate allora dagli scettici.
Quanto alla sua durata, all’improvviso la questione è sul piatto
Krugman sottolinea che solo tre anni fa né Grecia, né Spagna e né Portogallo avevano grossi problemi economici e anzi attraevano cospicui flussi di capitali stranieri, grazie alla presunta solidità suggerita dall’appartenenza all’eurozona.
Poi però è arrivata la crisi mondiale e quei flussi si sono asciugati, i guadagni calati e i deficit scatenati. E l’euro è diventato una trappola
Perché, sostiene Krugman, rimettere in riga costi e salari per i tempi di crisi è molto più difficile se la valuta non è solo tua. Un tempo potevi farlo mettendo mano ai tassi di cambio. Ed è esattamente questo che gli euroscettici temevano: che rinunciare a intervenire sui tassi di cambio favorisse crisi future, come ha indicato Standard & Poor’s rispetto alle prospettive della Grecia da qui al 2017.
E quindi, all’euro cosa accadrà?
Fino a poco tempo fa la maggior parte degli analisti, me compreso, pensava che una disgregazione dell’euro fosse di fatto impossibile. Qualunque governo avesse fatto balenare la possibilità di allontanarsene avrebbe scatenato un assalto alle proprie banche. Ma se le cose continuano di questo passo, i paesi in crisi vedranno assalti alle banche comunque, e saranno costretti a misure drastiche come il blocco temporaneo dei prelievi. E questo potrebbe preludere a un’uscita dall’euro. Quindi, l’euro è in pericolo?
In estrema sintesi, sì.
Krugman insiste che i leader europei agiscano molto incisivamente in soccorso della Grecia, altrimenti una reazione a catena potrebbe generare catastrofi maggiori.
Quando hanno aderito all’euro, i governi di Grecia, Portogallo e Spagna si sono impediti di fare guai, come stampare troppi soldi. Ma si sono preclusi anche la chance di reagire elasticamente agli eventi.
Gli architetti dell’euro se ne sono dimenticati, ed è meglio che il resto del mondo se lo segni.