“Scajola ha mentito”
Sarebbero 80 gli assegni, per un valore di 900mila euro non dichiarati, messi a disposizione per l'acquisto della casa del ministro
“Il ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola ha mentito”: è l’attacco inequivocabile della pagina di Repubblica di oggi firmata da Carlo Bonini e Francesco Viviano. Secondo i quali non ci sono dubbi in proposito, come dimostrano rispondendo alle contestazioni del ministro dei giorni scorsi. Per acquistare il proprio appartamento romano, Scajola avrebbe dunque ricevuto 900mila euro in nero messi a disposizione da Diego Anemone, uno dei costruttori al centro dello scandalo che interessa la Protezione Civile.
Non è vero – come ha sostenuto replicando alla ricostruzione di “Repubblica” del 23 e 24 aprile scorso – che per comprare la casa che oggi abita a Roma si limitò ad accendere un mutuo di circa 600 mila euro e ad impegnare pochi contanti tratti dal suo conto corrente. Il 6 luglio del 2004, per acquistare la sua abitazione al civico 2 di via del Fagutale, è stata decisiva – come questo giornale ha riferito – una provvista in nero di 900 mila euro messa a disposizione dal costruttore Diego Anemone attraverso il suo architetto e progettista Angelo Zampolini. La circostanza non è più infatti un’ipotesi investigativa. É una evidenza confermata
Le fonti consultate dal giornale confermano: lo strano pagamento non è più solo una ipotesi investigativa, ma una “evidenza confermata” da un testimone alla procura di Perugia e dalla ricostruzione dei passaggi di denaro realizzata dalla Guardia di Finanza.
Nell’ordine: la montagna di denaro utilizzata da Anemone per comprare il generale della Guardia di Finanza (oggi Aisi) Francesco Pittorru; l’iscrizione al registro degli indagati, per riciclaggio, di uno dei due figli di Angelo Balducci, Lorenzo, l’attore; la scoperta di conti esteri su cui vennero girate tangenti destinate ai funzionari pubblici; un nuovo episodio di corruzione di Claudio Rinaldi nella sua veste di commissario straordinario per i mondiali di nuoto del 2008; il 1 milione e 120 mila euro di false fatturazioni con cui Gazzani gonfiò i costi sostenuti dagli appaltatori delle opere del G8 della Maddalena per consentirgli di abbattere il proprio imponibile fiscale.
Nel racconto di Repubblica, nell’estate del 2004, il direttore dei cantieri del gruppo Anemone, Angelo Zampolini, versa circa 900mila euro sul proprio conto corrente per poi trasformarli in 80 assegni circolari, che vengono intestati alle proprietarie dell’abitazione che intende acquistare Scajola. Gli assegni vengono così incassati dalle proprietarie e la cifra in nero si va ad aggiungere ai 600mila euro pagati regolarmente dal ministro. Stando alle ricostruzioni degli inquirenti, Anemone avrebbe fornito il denaro e coordinato l’operazione indicando a Zampolini i passaggi da compiere per la transazione.
L’architetto sostiene di non aver fatto domande sul perché un costruttore dovesse contribuire per i tre quinti all’acquisto della casa di un ministro. Giura di aver dato corso alle istruzioni di Anemone in buona fede, non avendo ragione di sospettare una provenienza nera di quel denaro. La questione torna dunque ad essere affare tra Anemone e Scajola. L’odore della corruzione è forte. Così come probabile, a questo punto, che la storia di via del Fagutale [la via dell’appartamento acquistata dal ministro, ndr] traslochi presto da Perugia al Tribunale dei ministri.
Nella vicenda si inserisce anche un generale della guardia di finanza, Francesco Pittorru, che avrebbe ricevuto un sostanzioso incentivo per evitare che venissero compiuti accertamenti fiscali sullo strano passaggio di denaro per l’acquisto dell’appartamento di Scajola. Anche in questo caso il meccanismo è simile a quello adottato per la casa del ministro: Zampolini versa 285mila euro sul suo conto, li converte in 29 assegni circolari e li intesta alla proprietaria dell’appartamento che Pittorru vuole acquistare per sua figlia. Ma non basta e così nel 2006 Zampolini compie una nuova operazione, sempre con rimesse di Anemone, da 520mila euro per i proprietari di un altro alloggio dove Pittorru ha deciso di trasferirsi.
Le ricostruzioni di Repubblica, basate sulle carte finora prodotte dalla procura, contraddicono le ultime dichiarazioni di Scajola, che aveva bollato come inverosimili le evidenze emerse dalle indagini:
L’unico immobile che la mia famiglia possiede in Roma, ove attualmente abito, è stato acquistato con regolare contratto ed è stato pagato, per la quasi totalità dell’importo, con un mutuo ancora in essere e, in minima parte, con bonifico dal mio conto corrente. Escludo categoricamente, quindi, che sia stata versata alcuna somma in mio favore per tale vicenda o per qualsiasi altra.