Fratelli d’Italia, la SIAE s’è desta
La Società Autori ed Editori ha chiesto i diritti d'autore sull'inno di Mameli a un'associazione no profit
La Gazzetta del Sud riporta stralci della lettera che il presidente del consiglio comunale di Messina, Giuseppe Previti, ha inviato al presidente Napolitano, in merito alla richiesta del pagamento dei diritti d’autore sull’inno d’Italia a un’associazione no profit. La SIAE è intervenuta smentendo l’accusa:
La Siae chiarisce che «la cifra di oltre mille euro era riferita principalmente alla somma di 816 euro richiesti per i diritti d’autore per la musica tutelata utilizzata nello stesso concerto svoltosi a Messina».
Giuseppe Previti risponde:
Il presidente del consiglio comunale peloritano fornisce i dettagli del prezziario fornito dalla stessa Siae di Messina: fino a 290 euro se l’Inno viene suonato in occasione di un incontro di livello nazionale, da 40 a 60 euro per una gara di II categoria, 156 per il palazzetto dello Sport.
Massimo Mantellini segnala oggi sul suo blog una spiegazione dell’avvenuto e una proposta, decisamente interessante, di Maurizio Codogno:
Le parole dell’inno sono nel pubblico dominio. La melodia dell’inno è nel pubblico dominio. Un qualunque arrangiamento del brano, che sia suonare l’inno in versione orchestrale, reggae, heavy come fece Jimi Hendrix con l’inno americano, è una elaborazione. A questo punto l’elaborazione è una cosiddetta “opera derivata” e gode degli stessi diritti dell’opera originale; se io pubblico uno spartito con il mio arrangiamento dell’Inno, posso chiedere i diritti di esecuzione. Questa è la definizione di protetta.
La soluzione, dal mio punto di vista, è semplicissima. Sono ragionevolmente certo che la Presidenza della Repubblica ha la possibilità di pagare un’orchestra per una registrazione ufficiale dell’inno, e nel caso voglia anche le parole possa anche pagare un coro; tanto la parte istituzionale è solo la prima strofa che non è così lunga e a volte riesce a essere memorizzata persino da un calciatore. A questo punto il Quirinale prende la registrazione (di cui ha acquistato i diritti economici di elaborazione), rinuncia esplicitamente ai suoi diritti e la lascia a disposizione di tutti i cittadini senza alcuna distinzione. Sarebbe preferibile porla nel pubblico dominio, ma anche solo una cessione a titolo gratuito dei diritti di esecuzione sarebbe sufficiente. Tutti quelli che vogliono eseguire l’inno lo prendono, lo suonano e salutano l’ominio SIAE.