Wayne Odesnik e il doping nel tennis
Cosa c'è dietro l'autosospensione del tennista americano
di Enrico Maria Riva
Gennaio 2010, aeroporto di Brisbane in Australia: il tennista americano Wayne Odesnik, attuale numero 111 del mondo, viene fermato dalla polizia che trova nel suo bagaglio una ridotta quantità di ormoni della crescita (HGH).
Aprile 2010 Wayne Odesnik, che nel frattempo ha continuato la sua attività di tennista, si autosospende a tempo indeterminato dal circuito professionista.
Quello che in apparenza sembra uno sviluppo illogico, che in più coinvolge un giocatore sconosciuto, rischia di minare le fondamenta del tennis e costringe le autorità sportive a inasprire la lotta al doping, con conseguenze imponderabili qualora elementi di vertici ne venissero coinvolti. Si rischia insomma di fare la fine del ciclismo…
Il mondo del tennis professionistico maschile è governato da due strutture complementari: la Itf che gestisce la Coppa Davis e i 4 tornei principali (Wimbledon, Roland Garros, Us Open e Australian Open) e l’Atp che gestisce tutti gli altri tornei del circuito che vanno da gennaio a novembre. Entrambi gli organismi si affidano alla WADA, l’Agenzia mondiale anti-doping creata dal comitato olimpico nel 1999 in Svizzera per contrastare l’uso di sostanze illecite.
Negli 11 anni di attività i casi di squalifica per doping, scoperti grazie ai test delle urine, sono stati relativamente pochi: Juan Ignacio Chela e Guillermo Coria nel 2001, Mariano Puerta nel 2003, Bogomolov Jr., Simon Larose, Guillermo Cañas e nuovamente Mariano Puerta nel 2005, Karol Beck, Mariano Hood e Anthony Dupuis nel 2006, Marcelo Melo nel 2007, Ivo Minar nel 2009. Nomi minori che non hanno fatto più di tanto scalpore e che hanno coinvolto praticamente solo Sudamerica ed Europa dell’est.
La questione Odesnik però complica le cose. L’ormone della crescita, con i controlli attuali, non emerge se non nelle 24 ore dell’assunzione e ci vuole un prelievo di sangue che va analizzato rapidamente. Una “grey zone” che gli atleti conoscono e che il legislatore fino ad ora non si è mai premurato di colmare anche per gli alti costi che comporta. Allo stato attuale dei controlli un’atleta deve essere particolarmente incauto o sfortunato per essere trovato positivo all’ormone della crescita. In sei anni di controlli solo il rugbista britannico Terry Newton è stato trovato positivo e squalificato. La Wada sta lavorando con Peter Sonksen, professore di endocrinologia al St. Thomas’ Hospital and King’s College di Londra, per introdurre, a partire da gennaio 2011, un nuovo protocollo che permetta una finestra di alcune settimane in cui tracce dell’ormone risultano rintracciabili nel sangue.
Inizialmente Odesnik non è stato squalificato per via di un cavillo. Nel tennis sei fuori se ti beccano il doping nel corpo. Se te lo beccano in borsa non sanno bene neanche loro cosa fare. Un’imbarazzata Itf ha dovuto negoziare direttamente col giocatore la sua sospensione.
In un inedito scenario giustizialista tutti i colleghi di Odesnik hanno preso chiaramente le distanze e Wayne si è beccato, neanche tanto velatamente, dell’imbecille dal connazionale Roddick. I suoi avversari Janowicz e Querrey si sono detti indignati di dover scendere in campo contro tale figuro salvo poi ritirare l’assegno per l’incontro. La rabbia di molti colleghi dell’americano appare eccessiva dato che a causa dell’”affaire Odesnik” i controlli aumenteranno considerevolmente e lo sport diventerà più pulito. Chi fa la voce grossa rischia di passare per qualcuno che ha qualcosa da nascondere. Chissà che gli ormoni di Wayne non finiscano per far far del bene.