Il Pd vuole votare subito o no?
Bersani ha dribblato l'argomento, dicendo che preferisce concentrarsi sul "confronto programmatico"
A destra se le danno di santa ragione: Fini critica Berlusconi, Berlusconi chiede a Fini di dimettersi, Bossi dice che la sua alleanza col Pdl barcolla e che Fini è un opportunista. Ok. E a sinistra che succede? La posizione del Partito Democratico è aspettare e vedere o attaccare e chiedere le elezioni anticipate? La lettura dei giornali di oggi non aiuta.
Bersani ha affidato la sua opinione sulla giornata di ieri all’Unità, ma nella lunga intervista a Rinaldo Gianola la parola “elezioni” non viene nominata nemmeno una volta. Un colonnino a fianco all’intervista però affronta di petto l’argomento elezioni, e spiega che
Bersani ha lasciato cadere l’argomento (a chi glielo ha domandato pubblicamente ha risposto che non hanno neanche parlato) perché ritiene prioritario il confronto programmatico.
Il pezzo di Carlo Bertini sulla Stampa – intitolato “Pd, paura del voto anticipato” – interpreta così il pensiero di Bersani
Pierluigi Bersani è consapevole che la situazione ormai può precipitare da un momento all’altro, ma il leader del Pd ieri sera ha subito diffuso un ordine di scuderia preciso a tutti i più alti in grado: «Non dobbiamo farci prendere dall’ansia perché l’errore più grande che potremmo fare ora è abboccare all’amo che si vada subito alle urne. Ci farebbe precipitare in un clima da campagna elettorale, mentre dobbiamo sbrigarci a costruire un’alternativa, incalzando il governo con quattro o cinque proposte chiave».
Un punto di vista col quale non tutti sono d’accordo all’interno del suo partito. Fioroni, per esempio, mette in guardia dal rischio che “in mezzo ai vietcong noi ci mettessimo a giocare la parte della forza di pace, perché siamo pure capaci di questo”. Oggi Bersani è stato costretto dai giornalisti a tornare sull’argomento, confermando che il Pd in questo momento non si pone il problema delle elezioni anticipate: “Non parliamo adesso di questi scenari, cerchiamo di vedere come intende andare avanti chi ha la maggioranza”.
Quello tra chi chiede le elezioni e chi preferisce aspettare non è l’unico motivo di frizione tra i democratici. Il Giornale racconta di come si stiano formando due schieramenti di opinione: chi spinge per uno smarcamento di Fini – nell’auspicio che questo contribuisca a mettere in discussione il bipolarismo – e chi invece teme uno scenario del genere proprio perché rischierebbe di mettere in discussione il bipolarismo. L’avete capito: dalemiani da una parte e veltroniani dall’altra, più o meno.