Il declino del calcio italiano
L'Italia potrebbe perdere una squadra in Champions già l'anno prossimo
L’Inter ci ha fatto fare un figurone ieri sera, ma se il Wall Street Journal si occupa oggi del campionato italiano di calcio non c’è da andarne fieri. “Tempi duri per il calcio italiano” è il titolo dell’articolo di Jonathan Clegg.
La classifica più importante in questo momento non è quella di Serie A, ma è la tabella dei coefficienti UEFA, una formula complicata che oggi raggiunge questa conclusione: i tempi in cui l’Italia era una superpotenza calcistica stanno per finire.
Il WSJ spiega che l’anno prossimo uno dei quattro posti italiani in Champions potrebbe passare a una squadra tedesca. Adriano Galliani dichiara che se non accadrà già per il 2011, è certo per il 2012. E Clegg spiega che se il Bayern e l’Amburgo arrivano nelle rispettive finali, il rimpiazzo è cosa fatta. Per quanto le squadre italiane possano andar bene d’ora in poi, i risultati delle ultime quattro stagioni lo rendono inevitabile per l’anno prossimo: dietro l’Inter c’è il vuoto. «Lo chiamavano “il campionato più bello del mondo”. Ancora nel 2003 la finale di Champions fu giocata da due squadre italiane (Milan e Juventus, ndr)». Ma adesso i grandi giocatori sono andati altrove, ultimi Kakà e Ibrahimovic trasferiti in Spagna, e in tre anni c’è stata una sola semifinalista italiana in Champions. Galliani non nasconde il bilancio deprimente:
“Dieci anni fa Lionel Messi e Cristiano Ronaldo avrebbero giocato in Italia, ma ora nessuno lo prende in considerazione”
Il Wall Street Journal fa le considerazioni del caso sulle perdite economiche conseguenti.
La Fiorentina ha guadagnato dalla Champions quest’anno 14 milioni di euro, essendoci entrata da quarta.
La società di analisi finanziaria Deloitte LLP conferma che le società italiane più ricche hanno profitti assai distanti da quelli delle loro rivali in Spagna, Germania e Inghilterra. La Juventus, la più ricca da noi, è ottava in Europa (dietro Barcellona, Real Madrid, Bayern, e quattro inglesi). E la ragione principale – insieme ai bassi prezzi dei biglietti e agli stadi lo stesso semivuoti – è la scarsa competitività degli eventi televisivi:
Gli italiani non hanno saputo trasformare le loro partite in eventi televisivi internazionali. Nel 1992, quando fu lanciata la Premier League inglese, il calcio italiano era ammirato nel mondo le partite di Serie A avevano circa tre volte gli spettatori di un supermatch inglese. Oggi, sono dietro alla Premier League e alla Liga spagnola. E la colpa è forse dell’immagine negativa del calcio italiano: stadi pericolanti, brutto gioco e una minaccia costante di violenze dei tifosi.
Galliani è pessimista: “C’entra anche Calciopoli, e le sue conseguenze arrivano fino ai coefficienti UEFA. È praticamente certo che la Germania ci sorpasserà”.