Thailandia fuori controllo, assaltato il parlamento
I manifestanti hanno occupato il parlamento e chiesto le dimissioni del primo ministro
Il primo ministro della Thailandia ha dichiarato lo stato di emergenza. Il paese è scosso da alcuni giorni dalle violente proteste dei manifestanti, che hanno da poco compiuto un’irruzione nel palazzo del parlamento nazionale. Il governo tailandese mira a sedare la rivolta fornendo alle forze dell’ordine poteri straordinari.
I manifestanti hanno sfondato il cancello di ingresso del parlamento di Bangkok con un camion, seminando il panico tra i parlamentari e i membri del governo presenti nel palazzo. Un elicottero è atterrato sul tetto dell’edificio per trarre in salvo ministri e deputati, mentre altri parlamentari sono fuggiti a piedi, cercando di evitare le camicie rosse entrate nell’area del parlamento.
I manifestanti contestano la leadership del primo ministro Abhisit Vejjajiva, salito al potere nel 2006 attraverso un colpo di stato che non causò vittime e fu accettato pacificamente dalla monarchia del paese asiatico e dalla popolazione. Secondo i promotori della protesta, però, il governo di Vejjajiva non è democratico ed è illegittimo. I manifestanti sostengono l’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, alla guida del paese dal 2001 al 2006 e ancora un importante punto di riferimento per la politica tailandese. Gli attivisti hanno scelto di indossare camicie di colore rosso per distinguersi dagli oppositori dell’ex primo ministro, che erano soliti condurre le loro marce di protesta con indumenti colorati di giallo.
Lo stato di emergenza è stato adottato «allo scopo di riportare la pace e l’ordine e di fermare la diffusione di false informazioni all’opinione pubblica tailandese». Le nuove misure limiteranno sensibilmente le libertà dei cittadini e saranno gestite dal governo. Il provvedimento vieta la pubblicazione, la trasmissione e la diffusione delle informazioni ritenute un pericolo per la sicurezza nazionale del paese.
Le autorità potranno assumere l’iniziativa per mantenere l’ordine senza interpellare l’autorità giudiziaria. Le forze di polizia potranno controllare i sistemi di comunicazione, monitorare telefonate e invio di documenti e, se necessario, procedere all’interruzione delle comunicazioni. Le autorità potranno anche impedire ai cittadini di abbandonare il paese.
La sensazione è che la Thailandia stia nuovamente scivolando verso una profonda crisi politica e istituzionale. Le misure adottate dal governo potrebbero stimolare una nuova ondata di proteste, specialmente tra le fila dei manifestanti più determinati che hanno già dichiarato che «ora sarà guerra, niente più negoziati».