Gli Stati Uniti ammettono di aver ucciso tre donne afghane
Il 12 febbraio i soldati americani incolparono i talebani di aver pugnalato tre donne, di cui due incinte
Dopo un’operazione congiunta di militari NATO e afghani finita male, il 12 febbraio le autorità americane affermarono di aver trovato tre donne già morte nel complesso residenziale in cui era avvenuto lo scontro tra soldati americani e talebani. Le donne, trovate legate e imbavagliate, si erano riunite nell’appartamento per festeggiare la nascita di un bambino. Due di loro erano incinte. Dell’omicidio furono accusati i militanti talebani che, secondo le prime ipotesi NATO, avrebbero pugnalato le donne prima degli scontri a fuoco.
Solo oggi, come riportato dal New York Times, la NATO ammette di aver poi scoperto di essere coinvolta nell’assassinio. Sotto insistite richieste di chiarimenti da parte degli afghani sopravvissuti al raid, gli ufficiali americani in comando a Kabul hanno ammesso che furono le forze occidentali a uccidere per errore le tre donne durante il raid notturno nella città di Patkia.
Negli ultimi mesi il generale Stanley A. McChrystal, comandante delle forze USA e NATO in Afghanistan, si è impegnato duramente, e in parte con successo, nel cercare di diminuire le vittime civili, evitando raid notturni e controllando in maniera più ferrea le Operazioni Speciali, ritenute la causa principale delle uccisioni di civili. Gli errori in guerra non sono purtroppo rari, ma in Afghanistan hanno valore doppio: di fronte all’opinione pubblica i talebani traggono forza e sostegno da questi episodi.
A trasformare l’accaduto da ‘grave’ a ‘scandaloso’ sarebbe venuto alla luce un rapporto delle autorità investigatrici afghane. Secondo il quotidiano londinese Times, gli investigatori denuncerebbero un insabbiamento delle prove da parte dei soldati americani. I soldati sono accusati di aver “tolto i proiettili dai corpi dei tre cadaveri” e “ripulito le ferite con l’alcol prima di mentire ai propri superiori su cosa fosse successo”, nel tentativo di nascondere l’evidenza dell’omicidio.
Un portavoce del Ministro dell’Interno afghano, Zemary Bashary, afferma però di non avere alcuna informazione sul rapporto investigativo, e la NATO nega il tentativo di insabbiamento da parte dei soldati americani, assicurando la buona fede della prima ipotesi che incolpava i talebani. Ma, come commenta il New York Times, non è chiaro come le truppe che spararono alle donne, dopo aver controllato i cadaveri, non si siano rese conto che furono i loro proiettili ad ucciderle.