Qui volano Madonne (ovvero: e se Loreto fosse un parco a tema?)
Vi è mai capitato di entrare in una chiesa e trovarvi raffigurata una casa volante, sollevata dagli angeli, a volte con la Madonna appollaiata sul tetto? Probabilmente no, è un’iconografia non molto diffusa, ed è facile capire il perché: è un po’ buffa, la casa volante. Se siete cristiani praticanti, non dilettanti della domenica, lo sapete già: si tratta della Casa Santa di Loreto, la residenza di Giuseppe e Maria, l’umile dimora dove Gesù ha trascorso i primi anni della sua vita dopo la fuga in Egitto. Come?, diranno i dilettanti, Gesù non è vissuto a Nazareth? Giusto. E Loreto non è in provincia di Ancona? Giusto. E quindi? E quindi pare che a un certo punto, più o meno quando i Turchi ricacciano i crociati in mare, la Madonna, temendo per la sua proprietà, abbia demandato ad alcuni angeli il trasferimento dell'(im)mobile in una località più sicura, per via aerea: che è poi il motivo per cui la Madonna di Loreto è stata nominata patrona dell’aviazione (e dei traslochi). Loreto non sarebbe nemmeno stata la prima scelta; per qualche anno pare che la casa abbia sostato nei pressi di Fiume, oggi Croazia. Anche nelle Marche potrebbe aver cambiato posizione un paio di volte prima di trovare il sito ideale, dove resisterebbe più o meno dal tardo Duecento, protetta da una basilica fortificata che è uno dei capolavori del primo rinascimento italiano. E queste cose i cristiani praticanti (non i dilettanti della domenica) le sanno. Ma la domanda è: ci credono sul serio? Il solito problema. La Trinità e la Transustanziazione possono essere misteri complessi, ma non mettono in discussione la dignità di chi decide di credervi. Per contro, una casetta palestinese che svolazza di qua e di là per il mediterraneo sostenuta dagli angeli ti pone un problema di ordine diverso: siamo adulti, abbiamo smesso di credere a Babbo Natale con le Renne, sul serio ci si aspetta che crediamo nella Madonna volante con la casa e tutto quanto?
La prendo alla lontana. Nel 2004 uscì in tutto il mondo The Passion of The Christ, film tutto sommato ributtante, che ancora oggi viene riprogrammato più o meno ogni Pasqua in fascia protetta, per la gioia dei ragazzini che di un Cristo supereroe splatter avevano senz’altro bisogno. Tra le varie scelte discutibilissime di Gibson (il latino ridicolo, le torture esagerate, l’idea a conti fatti eretica di un Cristo che sopravvive a frustate e percosse che avrebbero fatto fuori un elefante) ce n’è una non del tutto insensata: il film è stato girato presso Matera, in un ambiente naturale non molto dissimile da quello dei dintorni di Gerusalemme. È noto che il successo del film, nei mesi successivi, creò un vero indotto per il turismo di Matera: i set naturali di The Passion divennero luoghi di pellegrinaggio postmoderno. Magari tra qualche secolo qualche osservatore troverà la cosa divertente: possibile che i pellegrini del XXI secolo non si rendessero conto della differenza tra un set e un luogo autentico? A questi storici da strapazzo del futuro sfuggirà il punto; il cristiano che decideva di andare a Matera piuttosto che a Gerusalemme sapeva benissimo che i due luoghi non coincidevano: se preferiva il Golgota finto al vero era per altri motivi, per esempio la guerra: erano gli anni della guerra in Iraq e della Seconda Intifada, che diedero un colpo quasi fatale al turismo religioso in Terrasanta. In quel momento Matera diventa un’alternativa comoda e filologicamente corretta, certificata dal film di Mel Gibson che non a caso veniva spacciato come la versione cinematografica più aderente allo spirito dei Vangeli (una scemenza, basta aver letto un po’ di Vangelo per rendersene conto, ma lasciamo stare). (Continua…)
Probabilmente quello che successe sette-ottocento anni fa a Loreto non è molto diverso da quanto avvenuto sette anni fa a Matera: in un momento in cui i luoghi più santi del cristianesimo diventano inaccessibili a causa di una guerra, i pellegrini trovano un ripiego più che soddisfacente in un luogo che già era sulla direttrice del traffico per la Terrasanta, dove probabilmente si trovavano già reliquie di origine medio orientale (la Madonna Nera, andata a fuoco nel 1921, doveva risalire al Trecento, ma magari era a sua volta copia di un originale più antico). Probabilmente molti dei viaggiatori erano convinti di essere davvero arrivati in Galilea: siamo nel medioevo, il planisfero più diffuso è un cerchio con una T dentro, dopo un mese di marcia ti può sembrare di aver fatto il giro del mondo: in ogni città si parla un volgare diverso e alla fine ti devi fidare, se ti dicono che quella è la casa Santa tu ci credi. Tra l’altro i turchi ogni tanto nelle Marche ci arrivavano davvero, la basilica di Loreto non è fortificata per finta. Magari anche in questo caso a rendere la cosa più verosimile potrebbe essere intervenuto un regista visionario come Mel Gibson, anche se ai tempi i film si chiamavano sacre rappresentazioni. E siccome la casa di Loreto appare a fine Duecento, e siamo in Italia centrale, la congettura più immediata è che la casa-grotta sia nata come set di un presepe vivente, genere inventato da San Francesco d’Assisi pochi anni prima e non molto lontano, predecessore del cinema neorealista italiano.
Come set, la Casa è perfetta: si capisce che il regista ci teneva al dettaglio, e non intendeva prendere in giro il suo pubblico con messe in scena scadenti. Addirittura ci sono studiosi che garantiscono che le pietre (arenarie) sono quelle più tipiche della zona intorno a Nazareth, e che il tipo di malta utilizzato non si ritrova altrove in Italia ma è tipico della Galilea. I graffiti sono simili a quelli dei siti paleocristiani in Terrasanta: del resto la leggenda diceva che la Casa fosse stata adibita a luogo di culto già laggiù. Il fatto che non sia arrivata subito, ma con due o tre scali, potrebbe nascondere una storia meno esotica: magari i muri vengono davvero da un altro sito, non necessariamente dalla Palestina, non sarebbe la prima volta che a una reliquia viene gonfiato il pedigree. Insomma, Loreto potrebbe essere nato come un parco a tema, in un periodo in cui la concezione di spazio e di tempo era molto diversa dalla nostra, e il pellegrino che tornava da un lungo viaggio dicendo di aver visto “la casa di Maria e di Gesù” magari non intendeva in senso letterale, ma l’uditorio era portato a fraintendere. Man mano che passava il tempo, e il Santuario produceva miracoli (perché il vero successo di un culto è quello: puoi anche custodire tutti i chiodi della Santissima Croce, ma se non realizzano miracoli e non concedono grazie, la gente non viene) il confine tra fiction e realtà deve essere sfumato; del resto anche Jim Cavieziel, l’attore di The Passion, ha iniziato a sentire Gesù Cristo dentro di sé (comprensibile, con tutte le botte che ha preso). Nel frattempo il mondo si ingrandiva, diventava misurabile, le cartine cominciavano a dettagliare le distanza in miglia nautiche e la forma delle terre conosciute, e insomma a un certo punto tra Rinascimento e Controriforma la presenza di un doppione di Nazareth nelle Marche dev’essere diventata un problema.
Un problema per gli eruditi, perché i pellegrini standard a Loreto ci sarebbero andati comunque: era il santuario mariano n. 1 nel mondo per affluenza e quantità di miracoli omologati, e lo sarebbe rimasto fino alle apparizioni di Lourdes a metà Ottocento. La leggenda del volo magari esisteva già, ma a quel punto è stata rilanciata; siamo ancora comunque in una fase pre-scientifica in cui dire “volo” equivale a dire “miracolo”. Nel frattempo però se ne sviluppa un’altra: gli “angeli” in questione potrebbero essere Angeli con la A maiuscola: una dinastia bizantina già di lignaggio imperiale, gli Ἄγγελος, che nel tardo Duecento si era ridotta a governare un despotato tra Albania e Tessaglia: la casa potrebbero averla trasferita loro via mare per salvarla dalle incursioni turche. È una storia più plausibile, anche se nemmeno questa è sicura: forse è solo un primo tentativo di razionalizzare la leggenda angelica, ma non ha avuto molta fortuna.
La storia della casa volante è andata avanti, fino al punto in cui, nell’Ottocento, deve aver cominciato ad sembrare ridicola. Il cielo non è più un non-luogo dove possono avvenire teletrasporti straordinari: il volo ha perso ogni aura mistica, è diventato un passatempo di illuministi in mongolfiera e poi di allegre comitive in vacanza: ci siamo stati tutti in cielo, ormai, e l’idea di incrociare nei cieli una casa sollevata dagli angeli non è più sostenibile.
È all’inizio del secolo scorso che la Chiesa fa una scelta decisiva: avrebbe potuto riprendere in mano il mito della Casa Volante e scrostarlo di tutto quello che risultava inaccettabile alla mentalità contemporanea. Il Santuario non sarebbe andato in crisi, la gente mica ci va per guardare la finestrella attraverso la quale Gabriele apparve a Maria. La gente ci va perché sta male, e quando si sta male uno le prova tutte: però Gerusalemme continua a essere in un posto complicato, Lourdes è un ipermercato e Santiago un posto da fricchettoni. A quel punto forse bastava un Papa che dicesse: guardate, la devozione medievale era molto concreta; essere cristiani significava credere in un Dio che sceglie una povera ragazzina, e la gente questo lo capiva, la gente voleva vedere la povera casa di questa ragazzina, voleva toccare le pareti, il vano della finestra, e siccome non c’era a un certo punto se lo sono trovato. Hanno fatto tutto loro, noi siamo soltanto intervenuti a recintare e organizzare per evitare che andasse tutto in mano ai fanatici, poi abbiamo contribuito magari a diffondere la storia della casa volante, ma la santità di Loreto non è in questi dettagli; la santità di Loreto è nei milioni di sofferenti che hanno voluto credere, hanno voluto vedere, toccare. Ecco, un Papa che avesse fatto un discorso così, semplice e diretto, secondo me avrebbe tratto d’impaccio tutti quanti.
Invece no, addirittura Papa Benedetto (non questo, il XV) nel 1920 è saltato fuori con la bella pensata della Madonna aviatrice. Così adesso dobbiamo tenerci la Madonna volante con la casa e tutto quanto. Poi è inutile che ve la prendiate con Odifreddi e compagnia, inutile lamentarsi se pretendono di farvi pagare l’ICI. Non si fidano. Magari erano gente vostra, magari da bambini li avete portati in gita a vedere la casa volante e a catechismo avete spiegato loro la storia del trasloco degli angeli. E adesso che sono cresciuti non si fidano, ma sinceramente: hanno torto?