Due soli mandati per i parlamentari
Complice il ponte, mi sono riportato in pari con alcune cose da leggere o da vedere che mi ero perso negli ultimi tempi. Per esempio, grazie al Post, mi sono guardato il famoso servizio de “Gli intoccabili” sull’Onorevole Razzi. Quello che colpisce di tutto il materiale girato è la genuina preoccupazione per il proprio futuro dei parlamentari spiati in aula. Lo stesso Razzi a un certo punto dice: “Io ho un’età, se non mi rieleggono dove vado a lavorare?”.
Mettendo a fatica a tacere lo sdegno che montava, ho cercato di capire come rimuovere questo atteggiamento che, per quanto condannabile e certamente non condivisibile, è in qualche modo comprensibile mettendosi nei panni del Razzi. Lui è arrivato là, in qualche modo (è proprio il caso di dirlo), e di là deve cavare una sistemazione permanente che gli consenta di essere trattato economicamente come un alto magistrato o un dirigente di vertice per tutta la vita.
Allora la soluzione è semplice e viene prima e al di là dell’ammontare degli emolumenti dei parlamentari: oltre ad abolire i vitalizi, bisogna rendere per definizione transitorio il lavoro di parlamentare. Non creare aspettative. Chiarire ab initio che il lavoro di aula (e relativo trattamento economico) non è in nessun caso prolungabile oltre i due mandati parlamentari. Senza deroghe e stop. Non si creano aspettative per la vita, non si educa un ceto politico professionale e inamovibile, si spiega a tutti che la politica è una breve parentesi a servizio (e non sulle spalle) della propria comunità che si inizia e si finisce, tornando poi al proprio mestiere. Ce l’ha fatta Clinton, ce l’ha fatta Bush, ce l’ha fatta Aznar e ce la farà Zapatero. Coraggio: ce la possiamo fare anche noi.