I veri rottamatori
Mi sono passati parecchi pensieri per la testa quando ho aperto i giornali e mi sono trovata davanti all’ennesima intervista di un esponente del Pd che rivelava al mondo, e già che c’era anche al suo partito, la formula aurea delle alleanze e dell’identità. Si tratta solo di rottamare il vecchio Pd e di fondarne uno nuovo di zecca assieme a Vendola: che sarà mai? Gli amici Renzi e Civati sono dei dilettanti, ho pensato.
Nel Paese è sempre più emergenza economica e sociale, comincia a farsi sentire una tensione che non dice niente di buono, c’è addirittura chi teme per la tenuta democratica. Anche solo il buon senso potrebbe suggerire che, in queste condizioni, il Partito Democratico dovrebbe essere e presentarsi come un punto di riferimento compatto e affidabile.
Dubito fortemente che aprire l’ennesimo dibattito interno sulla stampa renda più chiara e credibile la nostra voce nell’elettorato e nella società: che sono quelli cui poi dovremo andare a chiedere il voto (anche nella tornata delle amministrative della prossima primavera). Penso invece che, da chi ha più esperienza, il partito si aspetta più lealtà e più spirito di squadra, non più personalismi.
È invece sorprendente, anzi sconfortante, l’insofferenza di alcuni nostri dirigenti a confrontarsi negli organi di partito, quasi fossero sentiti come una limitazione. In questo momento occorre invece avere proprio il senso del partito.
Ciò significa lavorare lealmente con il segretario Bersani, per transitare noi e l’intero Paese oltre il tracollo del Governo. Poche settimane fa il segretario ha dato la linea, il partito l’ha subito condivisa largamente, e adesso già comincia il gioco a sganciarsi, a distinguere, a tessere trame sottilissime, e, diciamolo, a fare il vuoto intorno a Bersani. Questo è un gioco che conosciamo fin troppo bene e che non ci è mai piaciuto: chi vi partecipa si assume responsabilità pesanti.
Non pensavo che a esprimere un concetto del genere dovessi essere proprio io, che alle primarie ho sostenuto un altro candidato, e non uno dei grandi elettori di Bersani. Che tristezza…