Charlie

Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.

domenica 7 Dicembre 2025

Promemoria natalizio

Charlie arriverà quest’anno per l’ultima volta domenica 21 dicembre. Poi si ferma due settimane e torna domenica 11 gennaio.


domenica 7 Dicembre 2025

Cose di giornali su Netflix

Dal 26 dicembre sarà visibile su Netflix il documentario Cover-Up, dedicato al lavoro di uno dei giornalisti americani più famosi e discussi di sempre, Seymour Hersh, che oggi ha 88 anni. La Columbia Journalism Review ha intervistato la sua regista.
Intanto venerdì Netflix ha messo online un documentario sul settimanale New Yorker, che quest’anno ha compiuto un secolo.


domenica 7 Dicembre 2025

Vanity Fair ha mollato Nuzzi

La storia statunitense di cui è protagonista la giornalista Olivia Nuzzi ha avuto un nuovo sviluppo: il magazine Vanity Fair ha deciso infine di sciogliere il proprio rapporto professionale con Nuzzi, in seguito alle critiche sui suoi discutibili comportamenti professionali.


domenica 7 Dicembre 2025

Millemila

Una quotidiana parte di informazioni diffuse dai quotidiani proviene da comunicati stampa promozionali su cui vengono fatti interventi limitati: e non solo per ragioni di buone relazioni con le aziende o con le istituzioni che forniscono quelle informazioni (questo riguarda soprattutto le pagine dell’Economia, Charlie ne cita spesso esempi), ma anche perché i contenuti di quei comunicati possono essere giudicati in effetti interessanti o incuriosenti per i lettori. Anche in questo secondo caso, però, raramente vengono svolte verifiche o approfondimenti giornalisticamente validi su quelle informazioni (con molti precedenti palesemente fallimentari), che sono riprodotte con fiducia ma senza nessuna garanzia. È chiaro, per esempio, che questi dati riprodotti giovedì su un grande quotidiano non hanno nessun fondamento giornalisticamente indagato.


domenica 7 Dicembre 2025

Opportunità

In un’intervista a Repubblica l’ex portavoce del partito M5S Rocco Casalino – di cui Charlie citò il recente progetto di creare un nuovo giornale – ha detto di aver “bisogno di giornalisti bravi, aspetto i curriculum” e fornito la mail dove inviarli: nuovogiornale2026@gmail.com.


domenica 7 Dicembre 2025

Il New York Times contro il Pentagono

Tra gli scontri di questo primo anno tra l’amministrazione Trump e alcune importanti testate giornalistiche ce n’è uno che le ha coinvolte praticamente tutte, comprese alcune che abitualmente sono molto filotrumpiane come la tv Fox News: è quello seguito alle nuove regole che il Dipartimento della Difesa (o della Guerra, come lo ha ribattezzato Trump) ha imposto ai giornali, che prevedono estesi poteri di censura, limitazioni e controlli al lavoro dei giornalisti all’interno del Pentagono o in relazione ai suoi dipendenti. Quasi nessuna testata ha accettato di firmare un accordo in questo senso, e questa settimana il New York Times ha fatto causa al dipartimento stesso ritenendo anticostituzionali le limitazioni in questione.


domenica 7 Dicembre 2025

Incentivi

Il sito Professione Reporter ha descritto sabato i criteri stabiliti dall’editore del Corriere della Sera per assegnare un “premio di risultato” – fino a mille euro – ai suoi giornalisti con contratto a tempo indeterminato.

Il primo obiettivo è il raggiungimento, al 13 dicembre 2025, di 750.000 abbonati digitali e vale l’erogazione del 50 per cento del Premio (500 euro). Il Premio sarà di 450 euro al raggiungimento di 700.000 abbonati digitali; di 475 euro al raggiungimento di 725.000 abbonati digitali.

lI secondo obiettivo è il mantenimento della distanza dal diretto concorrente di 88.000 copie certificate Ads al 31 dicembre 2025, per un valore del 30% del Premio (300 euro). Il Premio sarà di 150 euro con una distanza da Repubblica di 60.000 copie, di 200 euro con una distanza di 70.000 copie, di 250 euro con una distanza di 80.000 copie.
Il terzo obiettivo è la realizzazione dei progetti editoriali “Le lezioni del Corriere”; “Life, il bello della vita” e “L’Europa siamo noi”. Se realizzati entro li 31 dicembre 2025 verrà erogato il 20% del Premio (200 euro)” .


domenica 7 Dicembre 2025

Il giornalismo indipendente, e volerlo davvero

Il New York Times ha pubblicato una sorta di intervista al proprio direttore, raccogliendo domande dai lettori. Ci sono molte risposte interessanti e utili a capire il lavoro del giornale, e un passaggio chiaro per spiegare l’approccio di questa direzione rispetto a scelte giornalistiche di cui Charlie ha parlato spesso in passato.

«La cosa più impegnativa di questo lavoro è fare un lavoro indipendente sulle notizie mentre alcuni lettori ne vogliono in realtà uno più di parte. Noi restiamo dedicati al giornalismo indipendente, liberi da legami con partiti politici, con aziende o con interessi privati, in un tempo in cui la partigianeria sembra più intensa che mai. Ma naturalmente i nostri lettori hanno le loro posizioni e le loro affinità, e alcuni vogliono più giornalismo che si allinei ai loro punti di vista. E per praticare un giornalismo indipendente devi avere le spalle larghe.
Io credo che la maggior parte dei lettori apprezzi la necessità di un giornalismo indipendente in una democrazia. Le democrazie funzionano su una condivisione comune dei fatti e della comprensione delle notizie, e hanno bisogno di mezzi di informazione rispettati sui diversi fronti. Ma non è sempre questo il messaggio che riceviamo dai critici più rumorosi» 
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domenica 7 Dicembre 2025

GEDI più di là che di qua, ma ancora di qua

La vendita delle proprietà del gruppo editoriale GEDI rimane la storia principale nel business del giornalismo italiano. Malgrado continui a non esserci nessuna informazione ufficiale, l’ipotesi della vendita a una società greca è considerata non solo concreta ma del tutto probabile. In attesa di maggiori notizie alcuni giornali – soprattutto quelli che hanno minori simpatie per il quotidiano più importante di GEDI, Repubblica – hanno pubblicato questa settimana articoli volti soprattutto a presentare l’operazione come la sanzione di un fallimento (di fatto, lo è), limitandosi ad aggiungere pronostici sui suoi tempi: il Fatto, il Foglio, il Giornale. Oggi invece un articolo del quotidiano Domani ha provato a rilanciare presentando come realistico un acquisto di tutta GEDI da parte di Leonardo Del Vecchio, erede delle ricchezze dell’azienda EssilorLuxottica, di cui si era già parlato nelle scorse settimane.


domenica 7 Dicembre 2025

Fino alla prossima volta

Un nuovo caso di notizia falsa pubblicata da molte testate giornalistiche ha preso questa settimana una dimensione maggiore del consueto, per l’attenzione pubblica sui fatti in questione e per la delicatezza della storia. La sera di giovedì, poco prima che il caso di cronaca di una ragazza sparita da dieci giorni in Puglia si concludesse col suo ritrovamento, diversi siti di news locali e nazionali avevano annunciato che la ragazza fosse morta: “con dettagli su dove fosse stato trovato il corpo (in un campo) e su una confessione di Ghermescu. Non è chiaro quale fosse la fonte di queste notizie false: nel giro di poco tempo comunque i carabinieri e l’avvocato della famiglia Tommaso Valente le avevano smentite parlando con l’ Ansa“. Tra i siti che hanno trasmesso la notizia falsa ci sono il Corriere della Sera, il Fatto, il Messaggero, il Tirreno.
Quando è diventato invece noto che la ragazza era stata trovata viva, ci sono state molte reazioni critiche sui social network e le testate in questione si sono mosse in modi diversi ma similmente goffi e inadeguati. Alcune hanno semplicemente riscritto gli articoli online senza dare spiegazioni; il Corriere della Sera ha pubblicato solo su Facebook un messaggio di scuse, che ha ricevuto oltre mille commenti (sul suo sito il Corriere ha dedicato un articolo alle critiche sui social nei confronti della ragazza, invece); il sito LeccePrima – del network Citynews – ha pubblicato un articolo di scuse con qualche autoindulgenza. Mario Tedeschini Lalli, uno dei giornalisti italiani più esperti sui cambiamenti portati dall’informazione digitale, ha commentato l’accaduto con desolazione.

“Che vogliamo fare? Continuiamo a dare spazio a qualunque voce che gira, fidandoci di una fonte, senza peraltro nemmeno attribuirgliela? Ripeto, lasciamo perdere il giornalismo politico, quello economico o quello sportivo, ma magari possiamo fare più attenzione quando parliamo di cronaca nera o bianca?” .


domenica 7 Dicembre 2025

L’impero Bolloré

Un altro articolo del quotidiano francese Le Monde aveva raccontato due settimane fa il potere che il ricchissimo imprenditore francese Vincent Bolloré ha accumulato nel sistema dell’informazione del suo paese.
Bolloré entrò nella società di famiglia nel 1981 e divenne erede della cartiera Bolloré, di cui faceva parte tra le altre cose l’azienda OCB, nota per la produzione di carta da sigarette. Dal suo ingresso ampliò gradualmente le attività della società, estendendole ai trasporti e alla logistica, alla pubblicità, fino ai media. Oggi controlla o detiene canali televisivi, stazioni radiofoniche, riviste e siti web di notizie e intrattenimento. La sua prima attività nei media fu l’apertura del canale televisivo Direct 8 (nel 2005), che trasmetteva dibattiti in diretta, rapidamente evolutosi verso un palinsesto più classico, includendo anche cinema e programmi di intrattenimento.

Nel 2011 Bolloré cedette parte delle sue attività audiovisive alla società di telecomunicazioni Vivendi, entrando a sua volta nella società. Bolloré è infatti noto per la sua attitudine a costruire e consolidare il potere in grandi aziende attraverso acquisizioni e aumenti graduali. Il suo approccio a Vivendi ne è un esempio: da piccolo azionista di minoranza con l’1,1% arrivò al 29,9% nel 2023. Attraverso Vivendi, Bolloré coordina e controlla tutti i mezzi di informazione del gruppo.
Nel 2020, approfittando del basso prezzo delle azioni dovuto alla pandemia, Vivendi acquisì una partecipazione in Lagardère (uno dei principali gruppi editoriali e mediatici francesi), assumendone di fatto il pieno controllo. Lagardère possedeva il principale editore francese, Hachette, e testate giornalistiche come Europe 1, Le Journal du Dimanche Paris Match. Contemporaneamente Vivendi acquistò il principale editore di riviste in Francia, Prisma Media, e le sue 20 testate (tra cui VoiciGalaCapitalFemme Actuelle). Per farlo vendette Editis (il secondo gruppo editoriale francese) e Gala, per via delle leggi europee sulla concorrenza che limitano l’eccessiva concentrazione all’interno dello stesso settore.

Con ogni acquisizione nuova, spiega Le Monde, Bolloré attua una serie di cambiamenti: il cambio di linea editoriale che diventa conservatrice; la nomina di suoi vicini e fidati collaboratori a ricoprire cariche strategiche. Questo comporta spesso numerose dimissioni dalle redazioni interessate e il reclutamento di nuovi giornalisti che lavorano per testate altrettanto conservatrici per guidare i suoi nuovi progetti mediatici. Le redazioni del gruppo Bolloré sono redazioni integrate, in cui i giornalisti lavorano per più media dello stesso gruppo. Le informazioni così si amplificano, dando la percezione che il tema che Bolloré vuole promuovere sia centrale, presente e rilevante.


domenica 7 Dicembre 2025

Buone intenzioni irrealizzabili, in Francia

C’è stata in questi giorni una polemica tra il presidente francese Emmanuel Macron e alcuni giornali appartenenti al gruppo editoriale che fa capo al ricchissimo imprenditore Vincent Bolloré, che hanno attaccato Macron per la sua proposta di “etichettare” i siti che rispettino regole deontologiche, per distinguerli da quelli che diffonderebbero notizie false. I media del gruppo Bolloré, seguiti dall’estrema destra e da una parte della destra tradizionale, hanno parlato di minaccia alla libertà di espressione e di “deriva autoritaria”. Macron ha poi precisato di non voler creare alcun giudizio ufficiale o governativo, né un sistema pubblico di certificazione: ha spiegato che i criteri dovrebbero essere definiti dal sistema stesso dell’informazione e che da anni lui lavora sul tema della disinformazione online. Nel 2018, dopo la diffusione di contenuti manipolativi da parte di media russi durante la sua campagna, aveva promosso una legge per limitare le “fake news” in periodo elettorale, rivelatasi però difficile da applicare.

Macron rischia però di essere percepito come parte in causa: è un soggetto politico che fa raccomandazioni ai media, in un contesto di forte sfiducia. E ha avuto spesso rapporti complicati con la stampa, limitando l’accesso dei giornalisti, ricorrendo a canali diretti per scavalcarli, e legittimando in altre occasioni il discusso gruppo Bolloré, secondo un articolo del quotidiano Le Monde.


domenica 7 Dicembre 2025

CNN per ora se la cava

L’acquisto di Warner Bros. Discovery da parte di Netflix è stato così spiegato venerdì dal PostNetflix comprerà Warner Bros. Discovery, l’enorme gruppo mediatico del quale fa parte anche lo studio cinematografico Warner Bros., una delle più grandi istituzioni del cinema americano. L’accordo è definitivo e costerà a Netflix 82,7 miliardi di dollari (71 miliardi di euro): l’azienda è già una delle più grosse nell’industria cinematografica statunitense, e con l’acquisizione di Warner Bros. ha ottenuto un ruolo che in pratica non ha paragoni nel settore.

In questo modo infatti Netflix si è assicurata i diritti di sfruttamento di un gran numero di saghe cinematografiche e marchi famosissimi. Il più grande servizio di streaming al mondo otterrà i diritti del Signore degli Anelli e di Harry Potter, dei fumetti DC da Batman a Superman, di Godzilla e King Kong, del Trono di spade, di Barbie e di molti altri”.
Adesso però ci dovranno essere mesi di verifiche sull’accordo da parte degli enti nazionali che si occupano di antitrust e di altre regolamentazioni su operazioni di questo genere: e ci sono diversi interessi contro questa conclusione, che stanno già facendo pressioni perché venga rimessa in discussione.

Warner Bros. Discovery è anche il gruppo che possiede CNN, per gli interessi maggiori di questa newsletter. E in queste settimane di ricerca di un compratore c’era stato molto allarme nella tv “all news” rispetto alle ipotesi che la società potesse diventare di proprietà di gruppi vicini all’amministrazione Trump (Paramount su tutti), con la quale CNN è stata ed è tuttora molto critica. Invece l’accordo con Netflix sembra avere scongiurato questa possibilità, per il momento: ma ha lasciato fuori CNN e alcune altre proprietà di Warner Bros. Discovery, su cui potrà quindi ancora succedere qualunque cosa.


domenica 7 Dicembre 2025

Charlie, il target perduto

L’impressione è che molti giornali abbiano tirato i remi in barca rispetto all’obiettivo – proclamato per anni e anni – di recuperare i “lettori giovani”. E non per pigrizia o disinteresse, ma per realismo: da una parte il formato cartaceo, e la sua riproduzione digitale, non mostra davvero più nessuna attrattiva per le abitudini contemporanee di fruizione di qualunque contenuto (e non beneficia di alcuni aspetti che ancora sostengono i libri di narrativa, invece). Dall’altra l’invecchiamento della popolazione – soprattutto in Italia – fa sì che il pubblico adulto e anziano sia considerato assai meno di un tempo un investimento secondario e “a perdere”. La sua “durata” si allunga, la sua capacità di spesa è maggiore, e l’ostilità generale al rinnovamento della cultura italiana protegge da rischi di anacronismo e appannamento gli interessi di quelle generazioni: gli argomenti novecenteschi rimangono attuali anche in questo millennio, in Italia.
Questo ovviamente non rimuove la questione dell’informazione dei più giovani, di chi la governi e orienti, di come si costruisca e in che direzioni porti – alla lunga – le nostre società. Ma sul breve non sembra più tanto quello il pensiero principale di molti giornali tradizionali.

Fine di questo prologo.


domenica 30 Novembre 2025

Le vacanze di Natale

Cominciamo ad avvisare per tempo: Charlie arriverà quest’anno per l’ultima volta domenica 21 dicembre. Poi si ferma due settimane e torna domenica 11 gennaio.


domenica 30 Novembre 2025

Un weekend di giornalismi

La rassegna stampa del Post, “I giornali spiegati bene”, che tratta molti argomenti contigui a quelli di questa newsletter, sarà ospite a Peccioli, in Toscana, il prossimo sabato. All’interno del ricco programma del weekend, sabato sera ci sarà anche una conversazione tra il direttore del Tg La7 Enrico Mentana e il direttore editoriale del Post Luca Sofri.


domenica 30 Novembre 2025

I fatti e quelle altre cose

Il nuovo numero della rivista il Mulino si chiama “Fare opinione” e ha dentro molti articoli dedicati a giornalismo e informazione.


domenica 30 Novembre 2025

Lo sciopero di venerdì

Si è svolto venerdì lo sciopero a cui hanno aderito molti giornalisti italiani per chiedere il rinnovo del contratto giornalistico e il rispetto di una serie di richieste da parte del maggiore sindacato dei giornalisti, la FNSI: ne avevamo scritto due settimane fa. I giornalisti di alcune testate, come il Manifesto e il Post, hanno partecipato pubblicando messaggi più articolati e “indipendenti” nei confronti della protesta. Il direttore del Foglio ha condiviso le ragioni dello sciopero, ma ha ritenuto inadeguato lo sciopero come strumento. La maggioranza della redazione della Sicilia ha ritenuto di non scioperare per rispetto delle disponibilità dell’azienda. Sabato sono stati pubblicati anche il GiornaleLibero, la VeritàItaliaOggi e diverse testate locali, oltre alla Gazzetta dello Sport. La redazione di quest’ultima e quella del Giornale hanno contestato le scelte dei rispettivi editori. Al quotidiano veneziano il Gazzettino un giornalista è stato contestato dalla redazione per aver aggiornato il sito, venerdì: la direzione e l’azienda hanno detto di non esserne state al corrente.

“La gravità di quanto avvenuto costringerà il Cdr, che ha subito coinvolto il Sindacato regionale e nazionale, a compiere una attenta valutazione su come procedere, a meno che da Azienda e Direzione – che si ipotizza e si spera non ne sapessero nulla – non arrivino immediati provvedimenti nei confronti del collega che ha utilizzato una stagista per fare il sito (cosa già normalmente vietata e resa ancora più vergognosa e sgradevole durante lo sciopero di venerdì 28 novembre, ma che è proseguita anche nella giornata di ieri).
I giornalisti del Gazzettino, da quasi un anno già alle prese con i tagli e le difficoltà imposte dallo stato di crisi, non meritano assolutamente di assistere anche ad episodi come questo” 
.


domenica 30 Novembre 2025

Commistioni

L’azienda Prada ha comprato una pagina di pubblicità su alcuni maggiori quotidiani, venerdì, compresa Repubblica: che lo stesso venerdì ha dedicato una pagina a un’iniziativa di un brand del gruppo e una settimana prima aveva intervistato il suo amministratore delegato.

L’azienda ENI, forse il maggior inserzionista pubblicitario sui principali quotidiani nazionali, continua a essere il più visibile esempio di come buona parte delle pagine dell’Economia di quei quotidiani venga direttamente destinata alle comunicazioni aziendali, senza nessun criterio di interesse pubblico o di filtro giornalistico. Spesso, come in questo caso sul Giornale di venerdì, limitandosi a poche righe riprese da un comunicato e all’immagine – certo non nuova né significativa – di un amministratore delegato (in altri casi il testo è più articolato, ma i toni promozionali sono gli stessi: in generale la frase ” testimonia l’attenzione del gruppo ” è rivelatrice della genesi originale di un testo).


domenica 30 Novembre 2025

L’album degli editori

Anche questa settimana i rispettivi editori sono stati esibiti in immagini sia da Repubblica che dal Corriere della Sera, mercoledì.


domenica 30 Novembre 2025

Su GEDI e i greci

Un breve articolo sul Fatto di oggi domenica riassume le già note ipotesi di vendita del gruppo editoriale GEDI (che possiede RepubblicaStampaHuffPostRadio DeejayRadio Capital) sostenendo che la trattativa con una società greca si concluderà entro la fine dell’anno, ma senza fornire fonti nuove (“le voci che si rincorrono da giovedì scorso”).


domenica 30 Novembre 2025

Il paese giovane

Tre anni fa Charlie pubblicò una descrizione sintetica dello scenario delle maggiori testate australiane, indicando il nuovo direttore del quotidiano Sydney Morning Herald, Bevan Shields. Il quale questa settimana ha annunciato le sue dimissioni. A quarant’anni Shields ha scritto alla redazione di volersi dedicare “a un nuovo capitolo della sua carriera”: sarà sostituito da Jordan Baker, che finora era la “chief reporter” del giornale. Il Sydney Morning Herald è il più antico e importante quotidiano australiano: è di proprietà del gruppo Nine, che possiede altre testate giornalistiche e televisive.


domenica 30 Novembre 2025

Rimpasto

È diventato ufficiale il cambio di direttori per due dei quotidiani di proprietà della famiglia di Antonio Angelucci, deputato della Lega e ricco imprenditore nella sanità privata: erano state smentite voci già da prima dell’estate, ma era stato dato per certo due settimane fa dal quotidiano ItaliaOggi. Dalla settimana prossima Tommaso Cerno sarà direttore del Giornale al posto di Alessandro Sallusti, mentre a dirigere il Tempo di Roma andrà Daniele Capezzone, finora direttore editoriale di Libero. Cerno è stato in passato senatore per il Partito Democratico, Capezzone deputato per il Partito Radicale. Negli anni passati i quotidiani più vicini ai partiti di destra si erano scambiati spesso un gruppo di direttori composto da Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti e Maurizio Belpietro; adesso si sta forse ripetendo la stessa pratica con un nuovo bacino (Belpietro resta tuttora direttore della Verità , di cui è anche editore).


domenica 30 Novembre 2025

La storia che non finisce

La romanzesca storia che ha come protagonista la giornalista americana Olivia Nuzzi continua ad avere sviluppi. Il suo collega ed ex compagno Ryan Lizza ha pubblicato mercoledì nuove accuse nei suoi confronti di comportamenti discutibili, e il mensile Vanity Fair sta cercando di affrontare l’imbarazzo di averla assunta pensando che lo scandalo dell’anno passato potesse essere superato. Questa settimana uscirà intanto il libro di Nuzzi. Il sito The Ringer ha pubblicato una desolata e divertita ricostruzione di tutta la vicenda, per chi arrivasse ora.


domenica 30 Novembre 2025

Mail e Telegraph

Adesso l’acquisto del quotidiano britannico Daily Telegraph – le cui prospettive sono state confuse molto a lungo – sembra cosa fatta: l’offerta da parte del gruppo DMGT dovrà superare qualche perfezionamento e l’avallo di una serie di istituzioni pubbliche. DMGT è di proprietà della famiglia Rothermere e possiede già il tabloid Daily Mail e altre attività giornalistiche: diverrebbe quindi il gruppo di informazione più importante del Regno Unito, e la gran parte dei commenti di questa settimana sono stati dedicati a questo.


domenica 30 Novembre 2025

I giornali e le foreste

Un voto al parlamento europeo ha molto indebolito un progetto di regolamento per limitare la deforestazione. Dalle norme sono stati esentati gli editori di prodotti di carta (libri e giornali), che avevano sostenuto che le limitazioni ipotizzate avrebbero messo in pericolo il settore e persino la libertà di stampa, e che hanno accolto con soddisfazione il nuovo sviluppo, sostenendo di avere già attuato pratiche per attenuare le conseguenze sulle foreste della propria produzione.


domenica 30 Novembre 2025

“Una contorsione anti-democratica inaccettabile”

La crisi di relazioni tra la redazione e la proprietà del Tirreno, che dura ormai da quando il giornale livornese venne venduto al gruppo SAE, ha avuto forse il suo momento peggiore – e ne aveva avuti – questa settimana. Il Comitato di redazione ha pubblicato un comunicato polemicissimo e indignato contro il direttore Cristiano Marcacci per informare su un voto di sfiducia nei suoi confronti da parte della redazione. Nel comunicato la redazione è arrivata a manifestare comprensione per l’eventuale rifiuto dei lettori di continuare ad acquistare il Tirreno. Marcacci ha risposto con altrettanta indignazione difendendo le sue ragioni sulla polemica in questione. L’editore, che aveva riportato Marcacci alla direzione solo pochi mesi fa dopo varie vicissitudini, lo ha difeso minacciando persino azioni legali contro la redazione.
La ragione del confronto, questa volta, è stata la scelta di Marcacci di non dare notizia di una polemica politica toscana arrivata anche sulle testate nazionali: quella dell’intervento del presidente della Regione Giani in difesa della sua capa di gabinetto a cui era stata ritirata la patente. Secondo la redazione si sarebbe trattato di una inaccettabile indulgenza del giornale nei confronti del presidente Giani, nel contesto di un impegno non nuovo di SAE per una più solida relazione con le istituzioni fiorentine. Secondo Marcacci la polemica sarebbe strumentale e interessata e per questo avrebbe dato istruzione di occuparsene solo venerdì, lo stesso giorno delle proteste della redazione.

Sabato il sito del Tirreno ha pubblicato un nuovo scambio di accuse altrettanto aspro tra il Comitato di redazione e l’editore SAE.


domenica 30 Novembre 2025

Charlie, squadristi

“Fracassano tutto. Aspergono di liquidi infiammabili ogni stanza, vuotano le latte sui volumi rilegati, capovolgono le scrivanie, distruggono le macchine da scrivere e gli archivi. L’accumulazione di materiale storico viene sfondata a colpi di mazza. Tutto precipita sul pavimento, i soffitti si scrostano per i calori incandescenti, migliaia di fotografie litografate di Lenin, pronte a essere spedite in tutta Italia, volano dalla finestra. Mazzate su tutto. Con calma, precisione, come periti della distruzione. Nell’assalto non c’è nessun corpo a corpo, nessuna contesa. Non ci sono idee, nemmeno quelle brutali e vendicative. Pura devastazione”.
(L’assalto squadrista alla redazione dell’ Avanti!, 15 aprile 1919, in M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati)

Venerdì è stata assaltata e devastata la redazione della Stampa a Torino.

Fine di questo prologo.


domenica 23 Novembre 2025

Ben due sbagli

Per una disattenzione tra due righe di un foglio Excel (tutto ancora troppo umano!) la settimana scorsa abbiamo commentato i dati di diffusione dei quotidiani dicendo che Repubblica era tornata a un numero “di nuovo di poco sopra la metà delle copie del rivale Corriere“. Non era vero, come era visibile dai dati elencati, e il Corriere della Sera continua invece ad avere una diffusione di copie individuali pagate (152.598) più che doppia di quella di Repubblica (75.376).
Nel Prologo abbiamo poi trascurato di segnalare la presenza di un terzo ospite meno che cinquantenne tra i presenti al convegno di Città di Castello: Marco Ferioli, amministratore delegato dell’azienda che pubblica il sito di news Lettera43 , ha 32 anni.


domenica 23 Novembre 2025

Charlie, in video

La Fondazione Feltrinelli ha pubblicato su YouTube la conversazione tra Riccardo Luna – giornalista esperto sui temi dell’innovazione, oggi al Corriere della Sera – e il direttore editoriale del Post Luca Sofri. L’incontro era stato ispirato da questa newsletter e dal suo sottotitolo sul “dannato futuro dei giornali”.


domenica 23 Novembre 2025

I patteggiamenti in GEDI

Ormai tre anni fa questa newsletter aveva dato notizia di un’inchiesta nei confronti di alcuni importanti amministratori e amministratrici dell’ex gruppo Espresso, poi diventato GEDI, a proposito di illecite gestioni contrattuali dei giornalisti al fine di ottenere dei contributi e delle riduzioni fiscali:
“L’inchiesta accusa alcuni dirigenti di allora del gruppo – editore di Repubblica e Stampa, tra le altre cose – di avere falsificato negli anni passati (quando la sua proprietà era ancora della famiglia De Benedetti, prima che venisse ceduto a quella Agnelli-Elkann e che cambiasse nome) alcune pratiche amministrative per poter accedere a benefici fiscali e contabili da parte dell’INPS relativi a pensionamenti e rapporti di lavoro coi suoi dipendenti”.

Parte di quell’inchiesta si è chiusa questa settimana con il patteggiamento da parte di sedici persone indagate, l’assoluzione di altre due e la “sospensione con messa alla prova” per altre sette. GEDI dovrà risarcire l’ente previdenziale INPS con oltre sedici milioni di euro.


domenica 23 Novembre 2025

In effige

Molte pratiche che in un’idea di indipendenza dei giornali potevano un tempo essere considerate da evitare, vengono prima introdotte in casi eccezionali, e poi con maggiore frequenza, e diventano infine la norma finendo per essere comunemente accettate, con la rimozione di criteri etici tradizionalmente stabiliti. Su alcuni dei maggiori quotidiani italiani è successo per esempio in questi anni con gli articoli pubblicitari presentati come se fossero scelte indipendenti della redazione, senza nessun avviso della loro natura commerciale. E si sta sempre più normalizzando – attraverso una frequenza quasi continua – anche la presenza di promozioni e celebrazioni degli editori e delle loro aziende. In questo Repubblica Stampa hanno ormai raggiunto gli standard del Corriere della Sera, che per primo aveva dato talmente tanti spazi al proprio editore da spingere persino la redazione a chiedere moderazione. Questa settimana John Elkann, proprietario della maggioranza delle società che possiedono Repubblica, è stato celebrato con parole e immagini dal quotidiano martedì giovedì. Il Corriere della Sera ha ospitato il proprio, di editore, solo venerdì.


domenica 23 Novembre 2025

“Il già consolidato rapporto col governo”

Un articolo del quotidiano ItaliaOggi ha annunciato dieci giorni fa per il primo dicembre un cambio di direzione tra i quotidiani di proprietà della famiglia Angelucci, sul quale si fanno ipotesi da alcune settimane.

“Tommaso Cerno diventerà direttore responsabile del Giornale ma, più o meno a sorpresa rispetto a precedenti previsioni, l’attuale direttore Alessandro Sallusti non sembra intenzionato ad accettare in cambio la direzione editoriale della testata. Pare piuttosto più propenso a lasciare ruoli operativi nella casa editrice per dedicare maggior tempo alla televisione, per esempio. Al momento, comunque, la direzione editoriale del Giornale è affidata a Vittorio Feltri che può passare alla direzione editoriale di Libero, nel caso Sallusti decida di accettare l’offerta. In ogni caso, resta scoperta la poltrona da direttore responsabile del Tempo (oggi occupata da Cerno) che andrà infatti a Daniele Capezzone, odierno direttore editoriale di Libero, a chiusura del cerchio di nomine”.

Antonio Angelucci è un deputato della Lega, titolare di grosse fortune economiche legate alla sanità privata, e oggi proprietario dei quotidiani LiberoGiornale Tempo. Il primo dei quali ha ricevuto quest’anno quasi tre milioni di euro di contributi pubblici.


domenica 23 Novembre 2025

Quel periodo dell’anno

Una settimana fa si è svolto su molti dei maggiori quotidiani e su diversi siti di news un rito stagionale del giornalismo italiano che dura da decenni: l’estesa copertura della presentazione di un calendario illustrato.
Il calendario annuale è una vecchia tradizione di una società di pneumatici, Pirelli, e l’anomala, enorme ed eterna attenzione di cui è destinatario è spiegata principalmente da tre fattori: l’opportunità di sfruttare del contenuto attraente e gratuito (foto di qualità, e un tempo pruriginosamente softcore); quella di compiacere un inserzionista pubblicitario; quella di approfittare dell’ospitalità pagata da parte dell’azienda per i giornalisti al seguito della mondana presentazione, questa volta a Praga. Il Foglio – senza sottrarsi a sua volta anche quest’anno alla pubblicazione – ha raccontato anche quest’ultima pratica.

“Anche Tronchetti in formissima abbraccia la donna matura, letteralmente, avvistato infatti con una nuova amica bionda ed elegante, sui 40, forse la nuova fidanzata. Manca invece una donna in carriera con qualche problema di carriera, la quasi-nuora Chiara Ferragni, assente alla trasferta pirelliana. Che è una festa mobile con organizzazione teutonica,  con circa 500 ospiti da tutto il mondo; 60 le persone di staff fra l’azienda e agenzie esterne (produzione evento, riprese video, logistica). Fuori dagli hotel, paparazzi assiepati al freddo in attesa delle star.
Chissà che impatto sul pil praghese e non solo, questo calendario:  ormai un format consolidato, con frenetici press meeting globali nel corso dell’anno a Londra, New York e Praga, e stampa di tutto il mondo coinvolta di volta in volta tra lancio e backstage. Nella capitale ceca, catering locale con la supervisione di un consulente italiano, 70  camerieri; coro e orchestra locali; 20 persone fra stylist, parrucchieri e truccatori, per assistere i nove “talent” presenti al lancio (le sette fotografate più Pierfrancesco Favino e la presentatrice inglese Immy Barclay). E piatti e argenteria portati direttamente in aereo da Milano, e  maestranze Pirelli pure milanesi, e forse con lauree in psicologia, o trascorsi zen, comunque  pazientissime, che riescono senza mai sbroccare a esaudire le richieste di giornalisti, fotografie fotografati,  famosi vari e tutti noi sbafatori in trasferta”
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domenica 23 Novembre 2025

Pluralismo

La precipitazione con cui alcune redazioni italiane riferiscono con grande enfasi informazioni non sufficientemente verificate ha determinato un incidente piuttosto spiacevole, questa settimana, con titoli che hanno accusato falsamente una persona di un comportamento particolarmente deplorevole. La notizia è stata aggiornata dopo 24 ore, ma l’effetto contraddittorio dei titoli è particolarmente vistoso.


domenica 23 Novembre 2025

Il ritorno di Napoletano

Il ritorno di Roberto Napoletano alla direzione del Messaggero, quotidiano romano diffuso soprattutto in Lazio e Abruzzo, veniva ipotizzato da diversi mesi ed è stato annunciato ufficialmente venerdì. Napoletano, che ha 64 anni, è stato protagonista nell’ultimo decennio di una carriera di successi, cadute e resurrezioni: arrivato a dirigere il quotidiano Sole 24 Ore, fu ambizioso promotore di un periodo di grande protagonismo pubblico del giornale, legato in particolare alle celebrazioni per i suoi 150 anni. Fu poi travolto da contestazioni interne alla redazione e da accuse di falsificazione dei dati degli abbonamenti, e costretto a dimettersi, dopo tenaci resistenze. Venne successivamente assolto nelle sedi giudiziarie e via via riaccolto alla direzione di quotidiani locali meridionali sempre più importanti, fino a rientrare nel gruppo editoriale della famiglia Caltagirone come direttore del Mattino di Napoli, e adesso come direttore della più importante testata del gruppo (ruolo che già ebbe fino al 2011), solidamente legata alle comunità politiche romane.


domenica 23 Novembre 2025

Un rischio, raro

Il giornalista della Stampa Giuseppe Legato ha raccontato sul suo giornale il raro sviluppo giudiziario di cui è stato protagonista dopo una causa per diffamazione ai suoi danni: il magistrato non solo ne aveva chiesto l’archiviazione ma aveva ritenuto ci fossero i presupposti per perseguire per calunnia il querelante. Che adesso è stato condannato anche in appello. La scelta del magistrato è una cosa che succede molto di rado perché richiede di dimostrare che il querelante fosse consapevole della falsità delle sue accuse e dell’innocenza del querelato, e nelle denunce per diffamazione c’è spesso una questione di opinabilità e interpretazione (non tanto dei fatti, naturalmente, ma del configurarsi della “diffamazione“).


domenica 23 Novembre 2025

Non è passata liscia in Condé Nast

Un articolo del Washington Post ha raccontato che il licenziamento di quattro dipendenti da parte della grande società editoriale Condé Nast – accusati di avere fatto domande troppo aggressivamente al responsabile delle risorse umane – non sta passando liscio tra i giornalisti e i collaboratori della più autorevole tra le testate dell’azienda, il settimanale New Yorker. Uno dei licenziati è un fact-checker del New Yorker e in una lettera con molti firmatari diretta al CEO di Condé Nast si dice che la decisione avrebbe determinato “una crisi di fiducia nel nostro ambiente di lavoro che minaccia di fare danni duraturi”.


domenica 23 Novembre 2025

Cosa si aspettano a Domani

Il quotidiano Domani sta lavorando da diversi mesi a una diversa costituzione della propria società editrice che consenta di accedere ai contributi pubblici del “fondo per il pluralismo” (di cui beneficiano da anni altri quotidiani come LiberoFoglioAvvenireManifesto). La newsletter domenicale Digital Media Sunday Brunch, che si occupa di media e marketing, ha notato il passaggio di un documento che sembra formalizzare questa intenzione.

“L’assemblea della società editrice del Domani ha anche deliberato un cambio del proprio statuto sociale per tenere conto della nuova situazione giuridica. Sono stati modificati gli articoli XXIV e XXV dello statuto, e una modifica sembra in effetti contenere anche una notizia. È stata infatti inserita nello statuto del Domani la seguente formula: “È fatto divieto alla società di procedere alla distribuzione di utili provenienti dall’esercizio dell’anno di riscossione dei contributi all’editoria di cui al D.Lgs. 15 maggio 2017 n. 70 e negli otto anni successivi”. Dunque il quotidiano Domani è intenzionato a presentare la sua domanda sfruttando le caratteristiche della nuova proprietà [la Fondazione proprietaria al 100% di una testata è fra gli enti previsti dalla legge per l’erogazione dei contributi diretti]. Le dimensioni di bilancio del Domani sono assai simili a quelle del Foglio; i contributi cui ambire con l’operazione si aggirano quindi intorno a 2 milioni di euro. Quanto basta e avanza a coprire perdite simili a quelle del 2024 e 2025″ .


domenica 23 Novembre 2025

La seconda stagione di “Nuzzi, la serie”

La storia di giornalismo, politica e gossip intorno alla giornalista Olivia Nuzzi continua ad avere sviluppi e attenzioni da parte del mondo giornalistico statunitense. L’annuncio di un libro di Nuzzi l’ha resuscitata, e le anticipazioni hanno suggerito al suo ex compagno Ryan Lizza di rivelare un’altra relazione eticamente discutibile di Nuzzi: mettendo in subbuglio la redazione del mensile Vanity Fair che l’aveva di recente assunta dopo gli scandali di un anno fa. Il Post ha provato a raccontare tutto daccapo.


domenica 23 Novembre 2025

Niente pubblicità per Tod’s

I magistrati che indagano sulle accuse di caporalato nei confronti dell’azienda di abbigliamento Tod’s hanno imposto mercoledì alcune “misure interdittive” all’azienda stessa, volte a limitare il proseguire delle pratiche contestate: tra queste c’è il divieto di pubblicizzare i propri prodotti per sei mesi, che ha una qualche rilevanza per gli argomenti di questa newsletter. Tod’s è infatti un frequente inserzionista dei maggiori quotidiani, e la sospensione toglierà quindi anche un cliente alle concessionarie di pubblicità dei giornali (nelle settimane successive alla diffusione delle prime notizie sull’indagine l’azienda aveva acquistato molte pagine soprattutto sui due maggiori quotidiani). L’azionista di maggioranza di Tod’s, Diego Della Valle, è anche uno dei soci di minoranza del Corriere della Sera, che giovedì è stato il primo quotidiano – nelle pagine dell’Economia – a riferire delle misure interdittive.


domenica 23 Novembre 2025

Lo volevate britannico?

C’è già stato un altro sviluppo nelle tortuose vicende del quotidiano britannico Daily Telegraph, in vendita da due anni per eccesso di debiti. Dopo che la settimana scorsa i fondi internazionali vicini all’acquisto avevano rinunciato – accusati di pericolose relazioni con governi stranieri – sabato è stata annunciata un’offerta da parte della società editrice DMGT, quella che pubblica il tabloid Daily Mail (e che già si era interessata a partecipare alle offerte precedenti). Nell’informazione britannica la notizia è doppiamente grande: da una parte riguarda il futuro del più importante quotidiano conservatore, dall’altra l’aggregazione in una sola proprietà (che fa capo alla famiglia Rothermere) delle due testate conservatrici più influenti del paese, Daily Mail Daily Telegraph. Prospettiva che sta mettendo in grande allarme la politica laburista, già inquieta per la crescita di critiche nei confronti del governo e di consensi per l’opposizione di destra del leader populista Nigel Farage.


domenica 23 Novembre 2025

Meta condannata in Spagna

Un tribunale civile di Madrid ha condannato Meta – la società che possiede Facebook, Instagram e Whatsapp – a risarcire con 542 milioni di euro una grande associazione di testate giornalistiche spagnole che l’aveva denunciata per concorrenza sleale. La sentenza ha stabilito che Meta abbia approfittato della enorme dimensione dei suoi database di utenti per prevalere sul mercato della pubblicità, utilizzando a questo scopo dati per i quali non ha autorizzazione, e quindi violando le norme del GDPR. Meta potrà fare ricorso, ma potenzialmente la sentenza è un rilevante precedente per cause simili sia in Spagna che in altri paesi dell’Unione Europea.


domenica 23 Novembre 2025

“Google zero”

La tendenza di sostenibilità più avveduta tra i siti di news internazionali, quest’ultimo anno, è stata un’accelerazione dell’indipendenza dal traffico indotto dalle piattaforme social e da Google. È una tendenza in corso da anni, e obbligata: le visite provenienti da quei percorsi si sono sempre più ridotte per interventi sugli algoritmi, e ultimamente per l’introduzione delle risposte delle “intelligenze artificiali” in testa alle pagine coi risultati delle ricerche su Google. Alcune testate hanno spostato da tempo le proprie priorità sul rafforzamento del rapporto con gli utenti più fedeli (e quindi paganti o disposti a pagare), mettendo in secondo piano i ricavi pubblicitari e le loro necessità di grandi numeri di visite, anche occasionali. Altri siti più “nativi digitali” stanno già contemplando lo scenario che ha preso il nome di “Google zero”.
Quanto questa scelta stia diventando estesa, e quanto rischino i siti che non vi si adeguino, è stato drasticamente sintetizzato dal sito britannico Press Gazette riferendo le parole della “chief operating officer” di Bloomberg durante un evento pubblico: «Google è davvero un capitolo chiuso, per quanto riguarda gli editori giornalistici statunitensi. La maggior parte di loro oggi lavora a partire dall’idea che il traffico dalle ricerche su Google tenderà a zero, ed è intensamente concentrata sul costruire relazioni dirette col proprio pubblico».


domenica 23 Novembre 2025

Charlie, cambiare gioco

«You cannot play defense», ha detto Luke Bradley-Jones, presidente dell’azienda che pubblica il settimanale britannico Economist , il newsmagazine internazionale che ha più conservato autorevolezza e sostenibilità economica in questi decenni di crisi delle riviste periodiche. “Non si può giocare in difesa” suona un po’ slogan banale da t-shirt o da discorso motivazionale, ma è meno ovvio e condiviso di quanto sembri, a guardarsi in giro. I progetti giornalistici che hanno avuto successo, da quando il grosso dei progetti giornalistici è in crisi, sono quelli che hanno affrontato il cambiamento non cercando di resistere alla crisi e di attenuarne gli effetti ma quelli che hanno provato a capire come si potesse affrontare e sfruttare il cambiamento. Primi fra tutti quelli che hanno capito che la “transizione digitale” non era solo uno spostamento di contenuti dalla carta a internet, ma uno spostamento dei ricavi dalla carta a internet: ma anche quelli che hanno costruito nuovi strumenti, nuove identità, nuovi progetti piuttosto che mettere tutte le proprie energie nel “giocare in difesa” (cercando di trattenere sulla carta i lettori che se ne vanno dalla carta, cercando di farsi dare dei soldi dalle piattaforme che tolgono loro lettori, cercando di ottenere contributi pubblici, cercando di dare maggiori spazi e maggiore potere alla pubblicità declinante, perdendo autorevolezza pur di non scontentare un ridotto pubblico di lettori irritabili). In difesa ci giochi quando sei in vantaggio: se sei sotto, cambi gioco.

Fine di questo prologo.


domenica 16 Novembre 2025

Non lasciare tracce

Le “tracce” che vengono presentate ai candidati all’esame da giornalista in Italia hanno una radicata fama di inadeguatezza, e la formazione per l’esame consiste più nel conoscere le pigre dinamiche dell’esame che il giornalismo. Questa volta la scelta più discutibile e più discussa è stata l’uso e la definizione del termine “maranza” da parte dei compilatori delle suddette tracce.


domenica 16 Novembre 2025

Fronda

Come gli capita non di rado, il giornalista di Repubblica Francesco Merlo ha espresso dubbi e critiche sulle scelte del suo stesso giornale, nella rubrica delle lettere di cui è responsabile. Riferendosi alla intensa copertura di un’indagine sulle ipotesi che alcuni italiani abbiano partecipato all’assedio di Sarajevo sparando sui civili, Merlo ha scritto che “a volte il giornalismo della depravazione è una depravazione del giornalismo”.


domenica 16 Novembre 2025

In effigie

Malgrado il rischio di “critiche gratuite“, l’immagine dell’editore Urbano Cairo è stata pubblicata sul Corriere della Sera questa settimana mercoledì venerdì .


domenica 16 Novembre 2025

“Fine delle scuse”

Il direttore del Fatto ha ammesso giovedì in un editoriale la responsabilità nella diffusione di una falsa notizia su un’intervista al giudice Paolo Borsellino (ucciso nel 1992), che assieme a un’altra falsificazione simile avallata dal giornale – protagonista di un discusso incidente televisivo – ha ricevuto molte attenzioni e proteste questa settimana.


domenica 16 Novembre 2025

I 25 anni di TPM

Talking Points Memo (TPM) è uno dei primi siti di giornalismo politico indipendente nati su internet. L’ha fondato nel 2000 Josh Marshall, all’epoca analista a Washington, durante la contesa elettorale tra Bush e Gore. Da allora TPM è rimasto una redazione piccola – oggi una dozzina di persone – ma con un ruolo riconosciuto nel giornalismo politico americano: nel 2007 pubblicò le prime notizie sul caso dei procuratori federali licenziati dal governo Bush, poi riprese dai grandi giornali. Ma già nel 2002 era stato uno dei primi blog a generare conseguenze politiche con i suoi interventi.
Per i 25 anni di TPM Marshall ha raccontato alla Columbia Journalism Review di non essersi mai sentito adatto al giornalismo tradizionale “di seimila parole”, e che TPM nacque come un “tabloid per persone in gamba”: un modo di raccontare la politica con la rapidità dei blog e la serietà dei quotidiani. All’inizio degli anni Duemila, quando i blog politici stavano diventando un fenomeno negli Stati Uniti, TPM si presentò come un esperimento di giornalismo partecipato, in cui i lettori contribuivano con informazioni e discussioni.
Negli anni Marshall ha scelto di non accettare investitori esterni per garantirsi il controllo del lavoro giornalistico e di ridurre la pubblicità, puntando su un sistema di abbonamenti che oggi ha 35mila iscritti paganti. È così riuscito a mantenere l’indipendenza economica e a sopravvivere alla crisi dei media digitali. E spiega quale errore rende molte testate impreparate alla transizione dei modelli di business: «Molti si sono lasciati ipnotizzare da quella che io chiamerei un’audience teorica: le metriche che ti dicono che hai dieci milioni di utenti unici. Ma quella non è un’audience. È soltanto la tua posizione nei vortici e nelle correnti di internet: non sono persone davvero interessate al fatto che tu continui a esistere, e noi non ce ne siamo dimenticati. Restare incantati dai numeri di pubblico “formali” aveva un senso, in un certo periodo basato sulla pubblicità, ma quello non era un pubblico reale».

Marshall dice che la redazione continua a lavorare “a Washington, ma non come parte di Washington”. Un’impostazione che considera ancora più utile ora che la politica americana attraversa una nuova fase di polarizzazione e che l’accesso alle istituzioni tende a restringersi.