Per Fratelli d’Italia le Olimpiadi sono anche un pretesto per attaccare la Francia

Non è la prima volta che si rianima un sentimento antifrancese antico e radicato nella destra italiana

Nazym Kyzaibay del Kazakistan contro Giordana Sorrentino dell'Italia nel match di pugilato, 28 luglio 2024 (Richard Pelham/Getty Images)
Nazym Kyzaibay del Kazakistan contro Giordana Sorrentino dell'Italia nel match di pugilato, 28 luglio 2024 (Richard Pelham/Getty Images)
Caricamento player

Da giorni importanti esponenti di Fratelli d’Italia stanno commentando assai polemicamente l’organizzazione delle Olimpiadi di Parigi. I giudizi più sprezzanti hanno riguardato la cerimonia inaugurale: Carlo Fidanza, capodelegazione del partito al Parlamento Europeo, l’ha definita una «oscena baracconata», mentre Nicola Procaccini, capogruppo dei Conservatori e riformisti europei (ECR), il gruppo europeo di cui fa parte Fratelli d’Italia, è stato un filo più velato. In ogni caso questa polemica olimpica apparentemente passeggera è l’ennesimo pretesto utilizzato da Fratelli d’Italia per rinnovare una retorica antifrancese che caratterizza da tempo la destra italiana, con precedenti storici che arrivano fino al fascismo.

Le critiche hanno riguardato la rappresentazione in chiave “queer” di un banchetto dionisiaco, da molti interpretato come una rievocazione dell’Ultima cena. Proprio riferendosi a questa scena, un altro europarlamentare, Marco Squarta, ha annunciato che il gruppo di Fratelli d’Italia ha «deciso di portare la questione a Bruxelles con un’interrogazione» parlamentare (un’iniziativa di qualche valore politico e propagandistico ma di dubbia efficacia, dal momento che le istituzioni europee hanno poco a che fare con l’allestimento di una cerimonia inaugurale delle Olimpiadi).

L’enfasi di questi dirigenti di Fratelli d’Italia si spiega in parte col fatto che il partito condivide e asseconda gli orientamenti di un elettorato tendenzialmente cattolico, conservatore e ostile nei confronti della comunità LGBTQ+: in quella che appariva come una rilettura della celebre scena dei Vangeli, il deputato di Fratelli d’Italia Federico Mollicone ci ha visto persino «il tramonto dell’Occidente in una sola immagine». Ma ha anche a che fare con un radicatissimo sentimento di ostilità di Fratelli d’Italia verso la Francia e il suo presidente, Emmanuel Macron.

Non a caso il capogruppo al Senato Lucio Malan, forse il più accanito tra i politici critici delle Olimpiadi in questi giorni, ha pubblicato una lunga serie di tweet in cui non soltanto critica le scelte relative all’allestimento della cerimonia inaugurale, ma un po’ tutta l’organizzazione. Malan ha definito e le Olimpiadi «macroniadi», ha accusato Macron di aver gestito male la preparazione delle gare e di aver trattato con scarso riguardo non solo gli atleti, ma anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, costretto ad assistere alla cerimonia inaugurale sotto la pioggia e con la sola protezione di una mantellina di plastica. È andata allo stesso modo a tutti i capi di Stato presenti a Parigi lo scorso sabato sera, in realtà, e lo staff di Mattarella non ha avuto nulla da ridire.

L’animosità verso la Francia è un sentimento antico nella destra italiana, che per certi versi origina nel Ventennio fascista. Benito Mussolini, che pure aveva ricevuto inizialmente cospicui finanziamenti e sostegni politici da istituzioni e aziende francesi, per giustificare il suo avvicinamento alla Germania nazista cavalcò teorie complottiste che vedevano la Francia come una delle nazioni che tramavano contro gli interessi dell’Italia. Nei decenni seguenti, poi, più volte e da più parti in Italia si sono criticate certe tendenze interventiste in Africa e nel Mediterraneo da parte della Francia: e la destra ha spesso esasperato la condanna di queste presunte ingerenze francesi come tentativi di condizionare la sovranità italiana.

Negli ultimi anni questo sentimento, che in passato aveva connotazioni per lo più goliardiche, ha assunto toni e consistenze notevoli nel dibattito politico italiano, in corrispondenza con la crescita dei movimenti sovranisti. In questo senso, Fratelli d’Italia è forse il partito che più di altri lo ha alimentato proponendo talvolta strampalati complotti e notizie false. Nell’ottobre del 2020, per esempio, Giorgia Meloni diffuse con gravità un allarme sui suoi canali social: «Nel silenzio generale, la Francia ha spostato i confini di Stato con l’Italia».

La polemica nasceva dal fatto che qualche mese prima due comuni francesi sulle pendici del Monte Bianco avevano adottato provvedimenti per vietare temporaneamente le attività di parapendio, dopo che alcune persone erano morte mentre erano impegnate in questa attività. Siccome questi provvedimenti riguardavano anche una parte del territorio del Monte Bianco compreso nei confini italiani, la questione aveva riacceso una vecchia disputa burocratica sulla definizione dell’esatta linea di demarcazione tra Italia e Francia sulla cresta del monte più alto d’Europa. Ne era seguito uno scambio di dispacci tra l’ambasciata italiana a Parigi e il ministero degli Esteri francese. Ma Meloni e il suo partito ne approfittarono per mettere in guardia i loro concittadini, cogliendo l’occasione per ritirare fuori anche un’altra polemica e accusando i francesi di «averci scippato pezzi di mare pescosissimo».

Quest’altra polemica iniziò a circolare nel 2018, alimentata dalla stessa Meloni, dal leader della Lega Matteo Salvini e da alcuni esponenti della destra radicale. Era basata su una notizia del tutto infondata in base alla quale il governo italiano di Paolo Gentiloni avrebbe ceduto dei tratti di mar Tirreno alla Francia. Anche in questo caso, si trattava sostanzialmente di una bufala.

Il Trattato di Caen, dopo quasi dieci anni di negoziati e confronti tra Roma e Parigi, aveva portato a ridefinire gli incerti confini marittimi tra i due paesi tra Corsica, Sardegna, Liguria e Toscana. L’Italia aveva riconosciuto la sovranità francese su un’area marittima al largo della Liguria, molto ricca di pesci, in cambio di alcune aree al largo della Sardegna. Tanto bastò a spingere Meloni a intervenire pubblicamente e denunciare quello che lei descrisse come uno scandalo. Annunciò anche un esposto alla procura di Roma contro il presidente del Consiglio Gentiloni, nel quale si ipotizzavano i reati di ostilità e infedeltà contro lo Stato.

Fratelli d’Italia ha sostenuto queste tesi complottiste non solo sui social network, ma anche in parlamento. Nel maggio del 2022, per esempio, mentre si discuteva della ratifica del Trattato del Quirinale – un trattato di cooperazione bilaterale che rafforza legami e intese tra Italia e Francia su vari importanti settori – il deputato di FdI Andrea Delmastro Delle Vedove, attuale sottosegretario alla Giustizia, intervenne per denunciare come questo trattato fosse l’ennesimo tentativo dell’«establishment» italiano e del Partito Democratico di sancire la subordinazione dell’Italia alla Francia. Lo fece ricordando proprio tutte le polemiche e i presunti scandali cari alla destra, dal trattato di Caen al confine del Monte Bianco, e usando toni al limite dell’offensivo: tra le altre cose descrisse Macron come «il galletto sovranista» e «il Re Sole». Il 5 luglio successivo Isabella Rauti, attuale sottosegretaria alla Difesa, espose le stesse argomentazioni.

Da quando Meloni è diventata presidente del Consiglio ha messo da parte questi toni e queste polemiche, ma ha mantenuto – in forma edulcorata – la sua ostilità nei confronti di Macron e della Francia. Nel suo partito però le posizioni ostili alla Francia persistono e condizionano ancora l’atteggiamento di molti dirigenti. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari, il più fidato collaboratore di Meloni, in più occasioni si è detto convinto che molti dei giornalisti italiani critici nei confronti del governo di Meloni siano in qualche modo imbeccati, se non proprio pagati, da funzionari del governo francese.