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  • Lunedì 15 luglio 2024

Le ultime due ossessioni di Novak Djokovic

Sono l'ottavo Wimbledon, che ha mancato ieri, e la medaglia d'oro alle Olimpiadi, a cui pensa adesso

Novak Djokovic, 37 anni, ha giocato 10 finali a Wimbledon, vincendone 7 (Francois Nel/Getty Images)
Novak Djokovic, 37 anni, ha giocato 10 finali a Wimbledon, vincendone 7 (Francois Nel/Getty Images)
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Domenica pomeriggio il tennista serbo Novak Djokovic ha perso contro lo spagnolo Carlos Alcaraz la finale di Wimbledon: se avesse vinto, per Djokovic sarebbe stato l’ottavo titolo e in questo modo avrebbe raggiunto lo svizzero Roger Federer, che detiene il record di vittorie nel torneo, uno tra i quattro principali del tennis e probabilmente il più prestigioso.

Djokovic ha 37 anni ed è già considerato il tennista più vincente di sempre, perché ha vinto 24 titoli nei quattro tornei del Grande Slam (oltre a Wimbledon ci sono Australian Open, Roland Garros e US Open), più di tutti gli altri tennisti uomini e gli stessi della tennista australiana Margaret Court, e 40 titoli negli Atp Masters 1000, i secondi per importanza dopo quelli del Grande Slam: il secondo, Rafael Nadal, ne ha vinti 36. Djokovic è peraltro l’unico tennista nella storia ad aver vinto tutti e nove i tornei Masters 1000.

Vincere l’ottavo Wimbledon, eguagliando Roger Federer, e le Olimpiadi, l’unico torneo importante che non è ancora riuscito a vincere, sono probabilmente gli ultimi due grandi obiettivi per Novak Djokovic, che ha trascorso tutta la carriera inseguendo traguardi che potevano sembrare quasi impossibili e che invece ha quasi sempre raggiunto.

Il discorso di Novak Djokovic dopo la finale di Wimbledon persa contro Carlos Alcaraz

Djokovic esordì tra i professionisti vent’anni fa e nel 2008 vinse il suo primo Slam, gli Australian Open. In quegli anni il tennis cominciava a essere dominato da due tennisti, lo svizzero Roger Federer e lo spagnolo Rafael Nadal, la cui rivalità era molto apprezzata dai media e dai tifosi, soprattutto per la grande differenza nel loro stile di gioco. Djokovic fu inizialmente percepito come una sorta di “terzo incomodo” tra i due dominatori del tennis mondiale e la sua prima ossessione diventò quella di dimostrare di essere al loro livello (anzi, di essere migliore di loro).

Ci è riuscito nel corso degli anni, nonostante buona parte del pubblico abbia faticato molto a riconoscerglielo: oggi Djokovic ha un bilancio positivo nelle partite contro entrambi (30 vittorie e 29 sconfitte contro Nadal, 27 vittorie e 23 sconfitte contro Federer), ha vinto più slam dei suoi avversari (24 Djokovic, 22 Nadal, 20 Federer) ed è stato il numero uno del ranking per più tempo rispetto a loro (428 settimane Djokovic, 310 Federer, 209 Nadal).

Quella di vincere i tornei del Grande Slam è un’ossessione per la maggior parte dei tennisti, perché molto spesso la carriera di un giocatore viene valutata in maniera diversa se ci riesce almeno una volta o no. Questo avviene in particolare nel tennis maschile, dove le partite nei tornei del Grande Slam si giocano al meglio dei cinque set (vince cioè chi arriva prima a tre), a differenza di tutte le altre competizioni, dove bisogna vincerne due: è quindi più difficile sovvertire i pronostici e battere gli avversari più forti.

Djokovic ha cominciato a vincere questi tornei un po’ dopo rispetto a Federer, che ha 6 anni più di lui, e a Nadal, che è solo un anno più grande di lui ma ha vinto il primo slam quando era molto giovane, a 19 anni appena compiuti (il Roland Garros del 2005). Per quasi tutta la carriera, quindi, Djokovic ha dovuto inseguire le vittorie di Federer e Nadal.

Roger Federer, Rafael Nadal e Novak Djokovic, i tre tennisti più forti e vincenti di sempre (Julian Finney/Getty Images for Laver Cup)

Il 2015 e il 2016 furono due anni importanti perché, approfittando anche degli infortuni di Federer e Nadal, Djokovic vinse cinque tornei del Grande Slam, di cui quattro consecutivi, completando il cosiddetto piccolo slam, cioè la vittoria di quattro Slam consecutivi, ma non nello stesso anno solare (in quel caso si parlerebbe invece di Grande Slam, una cosa riuscita nel tennis maschile solo a Rod Laver e sfiorata proprio da Djokovic nel 2021, quando vinse Australian Open, Roland Garros e Wimbledon ma perse in finale agli US Open). Nel 2017 però Djokovic si infortunò mentre Nadal e Federer tornarono un po’ a sorpresa ai loro massimi livelli, vincendo due slam a testa. Djokovic dovette quindi aspettare il Roland Garros del 2023 per diventare il tennista con più vittorie nei tornei maschili del Grande Slam. Dopo quella vittoria, il sito di approfondimento sportivo L’Ultimo Uomo scrisse un articolo chiedendosi se Djokovic fosse quindi «il più grande di sempre».

Non è semplice capire da quando Novak Djokovic insegue quel traguardo. Chissà se è un obiettivo che ha maturato nel tempo, o se c’è stato un momento ben preciso in cui ha confezionato la folle pretesa di voler diventare il miglior tennista della storia. Il momento in cui ha convogliato ogni energia fisica e spirituale verso quel sogno. Quello che sappiamo è che Djokovic non ha inseguito quell’idea solo per sé stesso ma anche contro qualcun altro. Il conflitto ha ingrossato la sua forza, nutrito la sua competitività; contro i suoi rivali, più amati di lui, contro i media, sempre faziosi e severi nei suoi confronti – forse perché slavo. La sua è sempre stata una forza oppositiva, distruttrice più che creatrice. Sempre però alla ricerca anche di una personale idea di giustizia, applicando un’idea politica dello sportivo e della figura pubblica. Forse questo è solo il modo in cui noi abbiamo deciso di guardarlo, il ruolo che gli abbiamo cucito, certo che lui è sembrato trovarcisi a proprio agio.

– Leggi anche: Novak Djokovic contro il pubblico di Wimbledon

L’eccezionalità di Novak Djokovic è stata quella di riuscire a essere competitivo ai massimi livelli per tantissimi anni, affrontando tennisti di generazioni diverse e adattando il suo gioco ai cambiamenti nel tennis, negli avversari e nel suo fisico. Ha saputo trovare ogni volta nuove motivazioni e, anche dopo essere diventato il tennista più vincente di sempre, ha continuato a porsi nuovi obiettivi. Tra i pochi che gli rimangono da completare, escludendo le irraggiungibili 14 vittorie di Rafa Nadal al Roland Garros, ci sono appunto le otto vittorie di Federer a Wimbledon e l’oro olimpico.

A livello di punti per il ranking, Wimbledon ha lo stesso valore degli altri tre Slam, ma essendo il torneo più antico al mondo è considerato anche il più prestigioso, il più emblematico di quello “stile” che viene attribuito al tennis come sport. Dopo averlo vinto per tre volte consecutive tra il 2019 e il 2022 (nel 2020 non si giocò per via del Covid-19), battendo nel 2019 Federer in una delle finali più incredibili della storia del tennis, Djokovic ha perso in finale nel 2023 e nel 2024 contro Carlos Alcaraz, non riuscendo a vincere il torneo per l’ottava volta. Con i giocatori della nuova generazione che diventano sempre più forti come Alcaraz e Jannik Sinner, non sarà semplice per Djokovic tornare in finale l’anno prossimo e vincerla, ma è esattamente il genere di obiettivi difficili che negli anni l’ha spinto a primeggiare.

Le Olimpiadi sono l’altra grande ossessione, perché Djokovic non ha mai vinto la medaglia d’oro, una cosa riuscita invece a Nadal (nel singolare e nel doppio) e a Federer nel doppio. Vinse quella di bronzo nel 2008, mentre fu sconfitto in semifinale nel 2012 da Andy Murray e nel 2021 da Alexander Zverev e nel 2016 perse al primo turno contro Juan Martín del Potro. Alle prossime Olimpiadi di Parigi, che cominceranno il 26 luglio, avrà verosimilmente l’ultima occasione per cercare di vincere la medaglia d’oro.