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  • Venerdì 28 giugno 2024

Cos’erano le prime notti di nozze negli anni ’50 e ’60

Fu una delle cose che la giornalista Gabriella Parca chiese a 1.018 uomini di tutta Italia per analizzarne i comportamenti sessuali, nel primo studio sociologico sul tema

Una coppia di sposi su un'automobile decappottabile seguita da una folla di persone, in una fotografia in bianco e nero
Un matrimonio a Ischia nel 1958 (Maurice Zalewski/adoc-photos/Contrasto)
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Nella prima metà degli anni Sessanta la giornalista Gabriella Parca (1926-2016) girò per l’Italia per interrogare un campione statisticamente significativo di uomini a proposito dei loro comportamenti in ambito sessuale, e più in generale sui loro rapporti con le donne. Il risultato di questa indagine sociologica, che non aveva precedenti in Italia, fu pubblicato per la prima volta nel 1965 in un saggio intitolato I sultani. Mentalità e comportamento del maschio italiano. In una certa misura il libro completava un precedente lavoro di Parca, la raccolta di quasi trecento lettere mandate da ragazze e donne italiane a rubriche di posta del cuore di vari giornali, pubblicata come Le italiane si confessano.

Entrambi i libri, che sono documenti storici notevoli per capire come fosse concepita la sessualità in Italia nella prima metà del secolo scorso, sono stati a lungo fuori catalogo, ma dal 2023 la casa editrice Nottetempo ha deciso di ripubblicarli. I sultani è uscito oggi nella nuova edizione, con una prefazione della giornalista del Post Ludovica Lugli, che aveva scritto dei libri di Parca sul suo blog qualche anno fa. Pubblichiamo un estratto del libro dal capitolo dedicato alle prime notti di nozze (a cui molte donne arrivavano senza precedenti esperienze sessuali e che per alcune di fatto comportava una violenza), nella parte che racconta le risposte ricevute nelle regioni del Sud Italia.

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Nel Sud 1 intervistato su 9 ha avuto rapporti prematrimoniali con la propria moglie, e in questi casi il 50 per cento delle donne ha reagito in modo positivo.

Ma considerando la totalità dei casi, quindi compresi questi, le reazioni positive nel primo rapporto coniugale rappresentano il 39 per cento, perciò quelle negative il 61 per cento. Ed è in questa zona d’Italia, che si svolgono le notti di nozze più drammatiche.

L’uomo, soprattutto nelle categorie sociali più modeste, vi arriva in genere con la sola esperienza di prostitute e si trova di fronte una donna che è, e guai se non lo fosse, assolutamente inesperta. Una donna spesso molto giovane, tenuta fino a quel momento lontana dal sesso e da ogni conoscenza sessuale, come dal suo peggior nemico. Una donna che egli certamente ama e più ancora desidera, ma di cui non conosce nulla, oltre a quello che vede: non le reazioni emotive né i delicati meccanismi erotici, né il desiderio che ha di lui e i terrori che lo ostacolano. Non li conosce, e in quel momento non gli interessano.

In quel momento egli sa soltanto che quella donna, a lungo desiderata negli anni di fidanzamento, deve essere sua. Egli ha acquistato questo diritto sposandola, assumendosi il dovere di mantenerla: ora può finalmente possederla, ed è vergine, il sogno della sua vita.

Solo le confidenze di varie donne del Sud, donne semplici, certo non guastate da sovrastrutture intellettualistiche, ci fanno capire quanto siano vicine a uno stupro certe prime notti di nozze. Il racconto dei mariti può solo farcelo intuire.

“Siamo stati a Pompei,” racconta un pescatore di 33 anni. “Lei voleva che suo fratello venisse con noi. Ci ha accompagnati fino all’albergo, poi voleva che restasse a dormire con noi. Ma io ho detto: ‘Allora perché ci siamo sposati?’ Siamo saliti. Ah, prima abbiamo preso il caffè, abbiamo mangiato. Verso le dieci e mezzo siamo saliti. Io sono stato il primo a spogliarmi. Mia moglie alla fine si è spogliata, ma le mutandine non se le voleva togliere. M’è venuta pure la pazzia! E sa che ha fatto lei? Se n’è andata al gabinetto. Dice: ‘Ho paura’. Dico: ‘Perché, ti mangio?’ Dice: ‘No, non mi voglio levare le mutandine’. Io allora ho preso e gliel’ho strappate tutte. Quando ci siamo messi a letto, lei dice: ‘Però va’ piano, non mi fare male, ti raccomando!’ Signora, quando ho dato la prima botta, lei ha preso in bocca le lenzuola e l’ha strappate malamente. Piangeva e ha avuto uno svenimento. Ho dovuto suonare il campanello, fui obbligato a chiamare in basso: ‘È svenuta, è svenuta!’ Non parlava proprio, niente”.

Anche se non sempre sono descritte in modo così colorito, notti come questa non sono rare, e nella donna lasciano tracce per tutta la vita.

Racconta un bracciante siciliano di 46 anni: “Certo un po’ di soggezione, di timidezza, la ebbe e soffrì per tre giorni. La prima sera feci i comodi miei e andai all’atto materiale. Anche oggi che ha 44 anni, mia moglie non vorrebbe avere rapporti. A volte ci chiedo: ‘Ma perché ti sei sposata?’ Soffre ogni volta. Ha avuto tre aborti, ma poi anche per natura non sente. Fin dai primi giorni restava estranea, e mi dispiaceva. Ma preferisco così, piuttosto di quelle che non gli è sufficiente il marito”.

Pianto, dolore fisico, rifiuto, sono considerate reazioni normali, e in fondo rappresentano una garanzia dell’“onestà” passata e futura della moglie.

“Ha sopportato pazientemente, ma ha sofferto fisicamente. Poi ha detto: ‘Non credevo che il matrimonio poteva essere così, sennò ne avevo terrore’,” racconta quell’operaio quarantottenne napoletano, che l’aveva scelta per il carattere mansueto.

E il pugile che ne chiese la mano il giorno stesso in cui la vide la prima volta: “In principio diceva di no, che sono cose che non si devono fare. Io le dissi che invece si dovevano fare, altrimenti perché ci eravamo sposati? Ma pianse parecchie ore”.

Più acutamente, lo zolfataro che rimase colpito dalla sua futura moglie “mentre camminava gente sopra i fili”, così si esprime: “Era un po’ spaventata, aveva 16 anni: era disturbata dalle cose strane sulla sua persona”.

L’atto sessuale è infatti in molti casi una cosa strana, ed estranea, che viene compiuta sulla donna e che lei deve semplicemente subire. È difficile non restarne disturbata.

Ma a ciò non è certo estraneo il tipo di fidanzamento che quasi tutti, più o meno, hanno avuto, e che lo zolfataro riassume così: “La vedevo sempre in compagnia. Quando mi sedevo accanto a lei, mia suocera si sedeva di fronte a me”.

E per quanto riguarda la preparazione psicologica delle neo-mogli, basterà la frase di un venditore ambulante di 36 anni, siciliano, per illustrarla: “Non sapeva quello che doveva succedere. Credeva che ci dovevamo soltanto abbracciare. Per quindici giorni non sentì l’atto materiale, poi era lei stessa a cercarmi”.

Quindi non si può fare all’uomo una colpa per queste difficili notti di nozze, perché egli stesso è la vittima di un sistema che accetta come una fatalità.

“Era spaventata, piangeva, ha sofferto,” dice un operaio lucano di 40 anni. “Dispiaceva anche a me, ma il matrimonio è così”. “Si mise a piangere, poverella!” gli fa eco un pescatore campano di 36 anni. “E poi è successo un fatto troppo strano, che non ho mai detto a nessuno… Per un paio di notti aveva tanta di quella paura, che non riuscivo proprio a niente. Si stringeva per la paura, e io non potevo entrare. Poi, alla terza notte, è andata bene”.
Ma in fondo neanche questo è un fatto molto strano, dal momento che il 7 per cento degli intervistati nel Sud non ha potuto consumare il matrimonio la prima notte, generalmente per la stessa ragione.

Fra costoro è anche l’autista calabrese che conobbe la futura sposa per fotografia, dopo che gliel’ebbero scelta i genitori: “Era molto spaventata. Ha rotto lo specchio e voleva scappare. Solo la terza notte ho potuto consumare il matrimonio, ma lei solo dopo una settimana”.

Non è chiaro come un atto che bisogna compiere in due, a meno che non sia una violenza, sia avvenuto a distanza di giorni per i due partner.

Molto più chiaro e diverso, è il caso di quel tranviere napoletano che ha sposato una donna con due appartamenti, sperando di dimenticarne un’altra: “Non riuscivo a stare con lei. Essa pensava che mi avevano fatto una fattura. Veramente pensavo all’altra, ce l’avevo sempre innanzi agli occhi. È stato difficile deflorarla, ci riuscii solo la terza notte”.

Consenzienti nel rinvio, dovettero essere invece questi altri due coniugi: “Eravamo tutti e due inesperti,” racconta il giornalista sardo più volte citato per il suo spirito conservatore a oltranza. “Comprendemmo entrambi che sarebbero venuti giorni migliori. Voleva donarsi, comunque, e il fatto avvenne il giorno dopo. È stato bello”.

Egli aveva allora 35 anni ed era fidanzato da dieci. Di questo periodo ricorda: “C’erano stati baci e carezze soltanto. Attraverso gli abiti io le sentivo il seno e lei sentiva il mio sesso”.

Nel ceto medio, infatti, la situazione non è molto diversa rispetto al ceto operaio, perché se cambia la forma, non cambia la sostanza nei vari fattori che confluiscono nella prima notte di matrimonio.

Anche se la ragazza è leggermente più informata, l’ambiente in cui è stata educata condanna la sessualità per la donna non meno che l’ambiente contadino o operaio. Lei non ha vera confidenza con l’uomo che ora è suo marito. E lui ha sempre considerato non rispettabili le donne con cui ha avuto rapporti, perché il suo rispetto consiste appunto nell’evitarli: quindi ora gli resta difficile mettere assieme nei riguardi della moglie il sesso con il rispetto, con il sentimento, e ne risulta qualcosa di forzato e innaturale.

“Per una ragazza che non ha mai avuto rapporti, la prima notte è terribile,” dice un impiegato palermitano di 34 anni, attingendo alla sua esperienza di marito. “Ci sono stati pianti, lacrime, maledizioni per essere nata donna”.

E un altro impiegato della stessa città, 33 anni, attualmente separato: “Mia moglie non fu mai particolarmente lieta di avere rapporti. Forse la nostra separazione è dovuta anche a questo. Penso sia frigida. La prima volta fu sorpresa, ma consenziente”.

La frigidità è spesso l’unica alternativa ai pianti e al rifiuto, e forse per questo qualcuno la considera addirittura una reazione positiva.

Dice infatti un terzo impiegato palermitano, 37 anni: “Reagì con molta tranquillità, un po’ frigidamente”.

In questo clima è quindi senz’altro positiva, la reazione indicata nella laconica risposta di un insegnante campano di 36 anni, che ha avuto rapporti prematrimoniali: “Ha partecipato”.

© Gabriella Parca
© Rizzoli 1977
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La copertina di "I sultani" di Gabriella Parca, nella nuova edizione di Nottetempo