È stato trovato un accordo informale per un secondo mandato di Ursula von der Leyen

A meno di sorprese rimarrà presidente della Commissione Europea: ora l'accordo dovrà passare dal Consiglio Europeo e poi dal Parlamento

Ursula von der Leyen con il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani e il primo ministro polacco Donald Tusk (ANSA/ ALESSANDRO DI MEO)
Ursula von der Leyen con il ministro degli esteri italiano Antonio Tajani e il primo ministro polacco Donald Tusk (ANSA/ ALESSANDRO DI MEO)
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Martedì alcuni leader europei che rappresentano la maggioranza uscita vincitrice dalle elezioni europee hanno trovato un accordo informale per un secondo mandato di Ursula von der Leyen come presidente della Commissione Europea, l’organo esecutivo dell’Unione Europea. Insieme alla sua nomina sarebbero state confermate anche quelle dell’ex primo ministro portoghese António Costa come presidente del Consiglio Europeo, l’organo che riunisce tutti i capi di stato e di governo degli stati membri, e la prima ministra dell’Estonia Kaja Kallas come Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, ossia il capo diplomatico dell’Unione.

La maggioranza è composta come negli ultimi anni dal Partito Popolare Europeo (PPE), di centrodestra, dal Partito Socialista Europeo (PSE), di centrosinistra, e dai liberali del gruppo Renew. Le tre persone indicate sono espressione di questi tre gruppi: von der Leyen era la candidata presidente del PPE, cioè il partito che ha vinto di fatto le elezioni europee, Costa è affiliato al PSE e Kallas a Renew.

I loro nomi erano stati accostati a queste cariche già da tempo, ma negli ultimi giorni i leader avevano avuto problemi a trovare una quadra definitiva. Al momento l’accordo è soltanto informale e dovrà essere approvato dal Consiglio Europeo, cioè l’organo in cui siedono i 27 i capi di stato e di governo dell’Unione, che inizierà giovedì 27 giugno. L’elezione di von der Leyen dovrà poi essere approvata un’ultima volta anche dal Parlamento Europeo, uno dei due organi legislativi dell’Unione.

A prendere la decisione, secondo quanto scritto da Politico, sarebbero stati sei capi di governo espressione di Popolari, Socialisti e Liberali: quindi sei persone che siedono al Consiglio Europeo ma al contempo sono legate ai tre gruppi parlamentari della maggioranza che controllerà i lavori del prossimo Parlamento Europeo.

I sei leader sono il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e il primo ministro polacco Donald Tusk, per il PPE; il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez e il cancelliere tedesco Olaf Scholz per il PSE; e il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro olandese Mark Rutte, per il gruppo dei liberali, Renew.

Da questi negoziati sarebbe stata quindi esclusa la prima ministra italiana Giorgia Meloni, che dopo un buon risultato alle elezioni europee di inizio giugno aveva provato a inserirsi nelle discussioni in merito alla scelta dei nomi per le maggiori cariche dell’Unione, ma è stata finora esclusa: Meloni fa infatti parte del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti Europei, composto da partiti di estrema destra, che gli altri gruppi per ora non hanno coinvolto nelle trattative.

– Leggi anche: Le trattative in Europa sono complicate per Giorgia Meloni

Bisognerà comunque capire se l’accordo in questione reggerà sia al Consiglio Europeo sia al Parlamento Europeo, dove la maggioranza controlla un numero di seggi (circa 400 su 720) più ristretto rispetto al Parlamento uscente.