La Commissione Europea ha accusato Apple di aver violato le norme sulla concorrenza digitale con il suo App Store

(AP Photo/Kathy Willens, File)
(AP Photo/Kathy Willens, File)

Lunedì la Commissione Europea ha pubblicato i primi risultati della sua indagine preliminare sulla conformità dell’App Store di Apple con il Digital Markets Act (DMA), il regolamento europeo per le aziende del settore digitale per tutelare la concorrenza, entrato in vigore lo scorso marzo. Secondo la Commissione, che è l’organo esecutivo dell’Unione Europea, le regole dell’App Store violerebbero il DMA in quanto impedirebbero agli sviluppatori di applicazioni di indirizzare liberamente i consumatori verso canali alternativi per offerte e contenuti. Apple renderebbe tutti questi passaggi molto difficili, con l’obiettivo di tenere gli utenti all’interno del sistema Apple, danneggiando così la concorrenza.

La Commissione ha inoltre aperto un’altra indagine sempre sulla base del DMA riguardo alla Core Technology Fee di Apple, una tassa da 50 centesimi che Apple fa pagare agli sviluppatori delle app che vengono distribuite attraverso l’App Store ogni volta che l’app viene installata su un dispositivo dopo il primo milione di download in un anno. Mentre l’indagine sull’App Store ha già portato a delle conclusioni preliminari che indicherebbero una violazione da parte di Apple del DMA, questa nuova indagine per il momento vuole solo accertarsi che tutti i processi legati a questa tassa siano conformi al regolamento.

Apple ha dichiarato che negli ultimi mesi «ha apportato una serie di modifiche per conformarsi al DMA in risposta ai feedback degli sviluppatori e della Commissione Europea», e si è detta certa di rispettare le regole.

Le prime indagini su Apple, così come quelle su altre importanti aziende tecnologiche come Google e Meta, sono state aperte dalla Commissione Europea a fine marzo, dopo l’entrata in vigore del DMA. Il regolamento punta infatti a limitare la posizione dominante di alcune delle più grandi aziende attive su Internet al mondo, in modo da evitare che possano approfittare della loro importanza per danneggiare la concorrenza e instaurare di fatto dei monopoli. Il regolamento ha introdotto una serie di criteri che servono a stabilire quando un’azienda del settore digitale diventa un “gatekeeper”, cioè una società che ha maggiori responsabilità rispetto ad altre nel garantire un accesso paritario alla concorrenza nei settori in cui è attiva. In caso di violazione, la Commissione può imporre multe fino al 10 per cento del fatturato complessivo dell’azienda in questione, che possono salire al 20 per cento in caso di violazioni ripetute.

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